Cosmos - 3

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La bella cameriera rientrò con due grandi tazze fumanti. Nell'aria sembrava essersi cosparso un piacevole e rassicurante profumo di cannella. 

Miriam diede un'ultima occhiata alla foto della famiglia sul comodino. Le sembrava di ricordare che Grace e Spike fossero stati soci in una piccola banda criminale composta da soli orfani. Quindi, molto probabilmente, di quel ritratto suggestivo rimaneva solo una persona ancora in vita.

Grace si sedette accanto alla giovane, porgendole una delle tazze, quella viola scuro. Aveva qualche crepa qua e là, e alla sommità era leggermente sbeccata. 

- Piace anche a me, quella foto - disse la bionda, con ancora i bigodini rosa in testa. 

- Ma non vorrei aggiungere tristezza a questa situazione già tragica. La cosa importante è che io continui a ricordarli, così da portarli sempre con me. -

La cacciatrice di taglie sentì la pelle rabbrividire, come percorsa da una sottile scarica elettrica. Guardò la ragazza negli occhi, per poi posare lo sguardo sulla cicatrice sopra il sopracciglio.

- Un incidente ferroviario. L'unica ferita che ho avuto è stata questa, da un frammento di vetro. -

Il silenzio parve rimescolarsi con il profumo delle tisane e con i respiri delle due giovani. Come poteva, la vita, essere così crudele? Con quale criterio decideva chi dovesse morire e chi meritasse di continuare a vivere? Era veramente capace di uccidere un'intera famiglia e lasciare una bambina da sola?

"Sì. È successo proprio questo." si disse Miriam, distogliendo lo sguardo e rivolgendo l'attenzione alla tisana fumante. Ne bevve un lungo sorso: il liquido caldo le bruciò la lingua e la gola, ma l'aiutò a riprendersi un po'.

Grace scosse dolcemente la testa, chiudendo gli occhi. Sorrideva, ma non era il solito sorriso che riservava ai clienti del Food's Heaven. Era qualcosa di decisamente più intimo, più doloroso, più vero. 

- Ti ringrazio di aver protetto Spike, là fuori. Per molto tempo è stato il mio unico amico - cambiò argomento, sorseggiando dalla sua tazza. Il suo tono di voce non sembrava essere incrinato, ma faceva trapelare una vibrante emozione. Parlare della sua famiglia perduta e del suo miglior amico quasi morto le stava richiedendo uno sforzo notevole.

Miriam schioccò la lingua.

- Ho fatto il possibile, ma ora potrebbe essere morto. Spero che qualcuno l'abbia soccorso, ma potrebbe darsi che qualcuno gli stia ancora dando la caccia. - replicò, a bassa voce. Guardò attentamente la tazza viola, come se custodisse i segreti del Sistema Solare.

- Ha sempre avuto una discreta fortuna, il ragazzo. Molto probabilmente sarà già in un posto sicuro a leccarsi le ferite. Senza di te non avrebbe avuto speranza -

- A volte la fortuna si esaurisce e lascia il posto alla casualità - ribattè, stringendo la tazza al petto. Il maglioncino nero inglobò un po' del calore.

- Altre volte sembra tutto perduto, ma la tua buona stella non ti abbandona comunque. - disse Grace, sfiorando la cicatrice con la punta delle dita. A Miriam parve istintivo toccarsi il braccio sinistro, laddove campeggiava la cicatrice bianca dello scontro a fuoco al Farewell Blues.

Poi, con una dolcezza infinita, Grace mise il braccio intorno alle spalle di Miriam, stringendola a sé. Era un abbraccio fraterno, di quelli che avrebbe voluto dare a sua sorella prima che morisse in quel maledetto incidente.

La giovane cacciatrice iniziò a piangere, mentre la tisana si raffreddava lentamente; Grace la guardava, con gli occhi lucidi, e pensò a tutti i momenti di sconforto che aveva vissuto con la sua banda di gioventù. I ricordi si allinearono così perfettamente nella sua mente che credette di essere la protagonista di qualche film, di una pellicola un po' surrealista. Il cosmo stava vegliando su di lei.

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