Miriam si guardò allo specchio, con un sopracciglio inarcato. La giacca bianca di tessuto traslucido ricadeva sulla vita, dritta, lasciata aperta. Al di sotto appariva un corpetto nero, ricoperto da piccole file di strass. Il pantalone al di sotto, dello stesso colore, la cingeva con morbidezza, finendo con la gamba a sigaretta. I tacchi erano alti, rossi: un paio di semplici decoltées.
La giacca e il corpetto erano della madre e Kamila aveva preteso che la figlia li indossasse. Il rossetto rosso riusciva a malapena a coprire le screpolature, mentre un po' di correttore chiaro tentava di annullare le occhiaie. Il viso di Miriam rimase titubante.
- Non so se dovrei... - disse la ragazza, pronta a togliersi la giacca e a lanciarla sul letto. La madre la fermò, mettendole le mani sulle spalle.
- Anna e Piper stanno per arrivare, Fetra è appena partita da casa. E non ti vogliamo qui dentro: è una serata per sole mamme - insistette Kamila, facendole l'occhiolino. Le porse la pochette, nera e con una catena argentata.
Miriam riuscì a sorridere. Afferrò la borsa e la indossò. Dopo aver dato un'ultima occhiata al look completo, abbracciò con forza la madre.
- Nonna non avrebbe voluto che ti buttassi giù... vai a divertirti! - disse ancora Kamila, sciogliendo l'abbraccio e spostando una ciocca di capelli castani dal volto di Miriam. Erano stati lisciati con la piastra, ma la frangetta ricadeva disordinatamente sulla fronte. Quel dettaglio la rendeva ancora più adorabile.
Dopo essere uscita a casa e aver assicurato alla madre che sarebbe tornata presto, si avviò con calma verso il parcheggio del quartiere. C'erano solo altre tre ville vicine alla sua: due erano deserte, perché i proprietari erano partiti per le vacanze; quella dei signori Trevor aveva le luci del piano superiore accese. Miriam sbirciò un poco, ma senza fermarsi: notò che la signora Trevor, una quarantenne pel di carota e dal fisico robusto, stava al telefono con qualcuno. Sembrava essere piuttosto irritata.
La ragazza accelerò il passo, giungendo infine al parcheggio all'aria aperta. Strisciò la carta gialla al terminale, affinché il cancello si aprisse. L'unica astronave presente era proprio la Magma IX.
Il suo proverbiale luccichio sembrava come attenuato. La cacciatrice si ripromise di passare dal suo meccanico di fiducia, Amaranth, per ricontrollare i propulsori e darle una bella pulita.
Miriam salì a bordo e decollò dopo aver preso una piccola rincorsa, impennandosi verso l'atmosfera ganimediana. Il computer di bordo individuò rapidamente la posizione del casinò interspaziale numero ventisette: era esattamente tra Ganimede e Marte, ci sarebbero voluti cinquanta minuti.
La giovane impostò il pilota automatico, per poi prendere il taccuino tra le mani e sfogliarlo, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Trovò immediatamente il biglietto di Spike e lo rilesse più volte, così come aveva fatto la prima volta che l'aveva notato.
"...aggiungere un po' di rischio in una vita monotona..."
Miriam si lasciò sfuggire un piccolo sospiro.
"Probabilmente si sarà dimenticato di questo" si disse, rimettendo il pezzo di carta nel taccuino e lanciando quest'ultimo nella fessura del pannello di controllo. Il rumore ovattato dei propulsori le riempiva le orecchie, ma senza procurarle fastidio.
E anche se fosse successo? Anche se lui si fosse scordato dell'appuntamento, lei poteva pur sempre prendersi un drink, giocare a poker, ballare con qualcuno. Ma ne aveva davvero voglia?
- Nonna Amanda ne avrebbe avuto voglia - parlò ad alta voce la ragazza. Quel pensiero la fece sentire più in pace con se stessa.
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Notti In Bianco
FanfictionMiriam, cacciatrice di taglie spaziale, si gode una vita priva di routine: i lunghi viaggi in astronave (a bordo della Magma IX) vengono intervallati da inseguimenti, catture rocambolesche e pericolosi scontri vis à vis con la peggiore feccia del Si...