"Ci sono colori che descrivono la nostra vita. Un vestito rosso per un giorno importante, il cielo azzurro prima di un pic nic, il giallo dell'insegna del panettiere sotto casa o del casinò del sistema solare accanto al tuo. Pensare che in realtà i colori non esistono ci fa girare la testa. Noi vediamo qualcosa che non c'è. Luce che viene assorbita, riflessa, elaborata dal nostro cervello. "Rosso", "azzurro", "giallo" sono reali?
Non ho abbastanza nozioni scientifiche per saperlo. Del resto non mi sono mai interessata alle scienze o al nostro sistema nervoso. L'unica cosa che mi viene in mente adesso è che nel buio della mia piccola cabina, c'è solo una cosa che posso vedere e che inghiottisce tutto. Qualcosa che non riflette. Il nero.Passare la gran parte della vita su un'astronave permette di osservare ogni piccolo dettaglio con un'attenzione particolare. Le strutture dei pianeti visitabili, le lande desolate di quelli ancora inesplorati o che sono rimasti vittime di piogge di meteoriti, le navicelle della polizia spaziale e le astronavi-tir di trasporto. I colori di tutti questi corpi sembrano luminosi e accesi come caramelle sospese, ma il nero è una costante che non svanisce mai. Ruba tutto per sé e lo nasconde ai nostri occhi.
Viaggiare nello spazio buio e tetro, un secolo fa era un'utopia. Beh, le spedizioni verso le basi spaziali e sulla Luna non erano di certo un mistero, ma l'idea di un vero e proprio turismo in un dominio del genere era impensabile.
Mia nonna Amanda ha sempre amato raccontarmi della sua adolescenza sulla Terra prima dell'incidente del gate del 2021: ci fu una specie di sovraccarico nel sistema; tant'è che, quella sorta di autostrada per astronavi che collegava la Terra ed il suo satellite, esplose. La Luna si frantumò in milioni di metaforici pezzi, che furono attirati inevitabilmente dal campo gravitazionale terrestre. Non doveva essere male vivere su quella gigantesca sfera verde e blu, anche se ormai la sua superficie regala allo sguardo una serie di innumerevoli crateri. Certo, deve essere stato veramente noioso trascorrere la propria esistenza su un pianeta solo.
Amanda, Jorge (mio nonno) e mia mamma Kamila fuggirono dalla cascata di asteroidi lunari prendendo una delle prime navicelle pronte alla fuga spaziale.
Furono fortunati? No. Avevano solo un sacco di soldi. Mi rendo conto di aver ucciso tutta l'epicità delle mie parole fino a questo momento. Poco male.Nonno Jorge era un appassionato di musica jazz e riuscì a portare in salvo la sua raccolta di CD. Sapeva di poter ascoltare tutto il blues che voleva sul suo telefono, ma a lui piacevano i dischi.
Chet Baker, Miles Davis, Glenn Miller e Ella Fiztgerald mi hanno fatto compagnia sin dai miei primi mesi di vita, quando ero ancora nel pancione di mamma e tiravo calci come una vera cowgirl. Una specie di effetto Mozart, ma con un po' più di swing. Mio nonno si divertiva nell'appoggiare il palmo della mano e sentire che io ci davo dentro, come se stessi ballando.Mia madre si divertiva leggermente meno.
Io sono nata nell'anno 2047, su Ganimede. Mia madre e i miei nonni hanno sempre cercato di mettermi sulla buona strada, ma io non sono mai stata molto obbediente. Una caratteristica che doveva appartenere a mio padre, o almeno così dice ancora oggi nonna Amanda. A doverla dire tutta, dovevo aver ereditato dal mio misterioso papà solo difetti, perché non sentii mai delle parole d'affetto per lui. Provai a documentarmi sulla sua persona, ma fu tutto inutile.
La sua identità è tutt'ora un tarlo che bussa alle porte della mia coscienza con cadenza periodica. Con il tempo ho imparato a ignorarlo.
So che prima o poi scoprirò qualcosa sul suo conto, magari per sbaglio. So che se mai dovessi incontrarlo, sarà d'obbligo chiedergli del perché dell'abbandono della mia famiglia. In cuor mio, ho ancora sete di verità e di giustizia.
Ho sempre avuto uno spiccato senso della giustizia, che mi ha anche resa abbastanza celebre nelle scuole che ho frequentato. Nella mia camera da sedicenne avevo un grande sacco da boxe nero, che cozzava inevitabilmente con il resto della mobilia color crema. Era in un angolino, ma era un po' impossibile far finta di non vederlo. Mia mamma tentò più volte di farlo sparire, ma prontamente lo andavo a recuperare dallo scantinato, oppure andavo a comprarne uno nuovo con i soldi della paghetta. Inutile dire che anche quella povera donna rinunciò alla missione dopo una decina di tentativi. Insomma, per farla breve, mi allenai ogni giorno per almeno tre anni e divenni bravina, tanto da iscrivermi di nascosto ad un club di boxe. Cosa c'entra il mio senso da paladina della giustizia in tutto questo? Semplice: andavo a trovare i bulli e tiravo loro qualche scappellotto amichevole, giusto per rimetterli al loro posto.
La Paladina divenne il mio soprannome ufficiale alle scuole superiori. Un grande onore per me e la mia autostima.Nel 2064, quasi contemporaneamente alla boxe, iniziai a dedicarmi alle arti marziali, sviluppando una tecnica del tutto personale. Dopo un anno di allenamenti segreti venni allo scoperto, parlandone a mia mamma e mia nonna (nonno Jorge purtroppo morì l'anno precedente): Kamila si rassegnò e basta, nonna Amanda reagì in maniera incredibilmente positiva. Era una grande fan dei vecchi film cult di un certo Bruce Lee, una vera e propria figura di culto della disciplina, quindi era entusiasta all'idea che la nipote potesse diventare una specie di ninja ammazza-cattivi.
Quindi sì, all'età di vent'anni decisi di rispondere alla chiamata divina e accettare la mia vocazione: quella di ninja ammazza-cattivi. In realtà mi riferisco più genericamente alla figura del Cowboy, il Cacciatore di Taglie. La maggior parte dei gate principali per i viaggi interplanetari fu inaugurata nel 2064, compreso il nuovo gate lunare, ma quelle strutture non sono ancora in grado di collegare tutti i pianeti del sistema solare in maniera comoda e veloce. L'ottimizzazione dei gate è prevista tra un paio di anni; nonostante tutto ciò, sono già numerosi i criminali in giro per lo spazio, quindi servono altrettanti cacciatori di taglie per far fronte al problema. Risparmio parole sulle pratiche burocratiche per iscriversi all'associazione cowboy spaziali della ISSP (Polizia del Sistema Solare); insomma, in quattro e quattr'otto mi ritrovai nello spazio assoluto, con un'astronave compatta ma di tutto rispetto, acquistata dal meccanico e restauratore Amaranth. Più che un'astronave, una bimba per me: la Magma IX. Un gioiellino dorato, un monolocale volante e decisamente funzionale, con due spara-missili posti proprio sotto le due ali. Un modello da "single", così come commentò mia madre quando la vide per la prima volta.
In una notte di giugno del 2065 salutai lei e mia nonna, promettendo loro che le avrei contattate ogni fine settimana, o che sarei andata a trovarle se fossi stata nei paraggi. Il conto corrente rimaneva bello farcito, così da non avere grane di nessun tipo: i soldi non sono mai stati un problema per la famiglia Janski. Una scorta di cibo di emergenza nel microscopico frigo della cucina, vestiti di ricambio in uno scomparto abbastanza capiente da essere definito "armadio" ed una branda nel retro cabina, un pannello di controllo luminoso e pieno di bottoncini: il sogno di una vita. Un bagno, neanche a dirlo. Ovviamente, prima di partire acquistai un mitra ed una pistola silenziata. La pistola la avrei sempre tenuta addosso, il mitra serviva più che altro in questioni di emergenza. Ah, dato che all'epoca su Ganimede c'erano i saldi, presi anche un tubino azzurro, per le occasioni speciali.
Quel tubino l'ho indossato pochi giorni fa. Ed è stato a dir poco memorabile".
STAI LEGGENDO
Notti In Bianco
FanfictionMiriam, cacciatrice di taglie spaziale, si gode una vita priva di routine: i lunghi viaggi in astronave (a bordo della Magma IX) vengono intervallati da inseguimenti, catture rocambolesche e pericolosi scontri vis à vis con la peggiore feccia del Si...