Love is just around the corner

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18 agosto 2066.

Erano passati cinque giorni dal funerale di Amanda. 

Miriam era seduta al grande tavolo di legno bianco del soggiorno. Aveva la porta-finestra davanti a sé e potè osservare che il giardino sul retro era diventato una landa desolata. I cespugli di rose bianche erano stati completamente recisi, ormai irreparabilmente danneggiati.

La Magma IX era stata lasciata nel parcheggio accanto a casa sua. 

La ragazza strinse a sé la tazza piena di tè freddo, guardandosi attorno con sguardo vacuo. Alla sua destra, il cavalletto della madre svettava verso l'alto, ospitando un canvas mezzo vuoto e raffigurante un paesaggio di mare.

Alla sua sinistra, un'altra parete piena di scaffalature e libri: erano più che altro romanzi, saggi sulla scrittura e sull'arte in generale, vecchi quaderni di scuola di Miriam.

Lei si alzò, si girò e andò a sedersi sul divano poco dietro. Accese la TV, sorseggiando il tè. 

In quei giorni era diventata silenziosa. Parlava poco con la madre, non scambiava parola con nessun altro. Non rispondeva alle chiamate degli amici di famiglia. 

Mangiava e dormiva, dormiva e mangiava. Le giornate passavano così. 

Kamila aveva avuto l'occasione di parlarle di Jon in quei giorni, rispondendo a qualsiasi domanda della figlia. Era un rinomato medico, un cardiochirurgo per l'esattezza. 

I due genitori si erano conosciuti ad una mostra d'arte moderna. Kamila si era fermata davanti ad un quadro raffigurante una grande luna rossa che incombeva sul mare di notte. La lunga treccia di capelli neri decorava la sua schiena nuda, mentre il capo si inclinava leggermente per cogliere più particolari possibile. Teneva le braccia morbidamente incrociate, appena sotto al piccolo seno coperto dal vestito di seta verde scuro. 

- Incantevole, vero? - sentì dire accanto a lei.

La ragazza aveva sollevato lo sguardo, quasi infastidita dall'interruzione. Vide lui: alto, dal fisico asciutto e dai capelli corti e scuri, il pomo d'Adamo leggermente esposto, l'assenza totale di barba e la pelle liscia. I tratti del viso sembravano duri, rudi, ma i suoi occhi blu e leggermente socchiusi erano un vero spettacolo.

- Già - aveva risposto Kamila, palesemente in imbarazzo. Nonostante fosse cosciente della propria bellezza, non era mai riuscita ad abituarsi ai numerosi approcci da parte del genere maschile. Quell'uomo però le sembrava diverso: sembrava fine, più pacato, assolutamente non volgare nell'aspetto. E poi, doveva essere un amante dell'arte.

"O forse partecipa alle mostre proprio per rimorchiare" aveva pensato la ragazza, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il quadro, fingendo di ignorare il giovane.

Avevano passato circa trenta minuti di fronte a quel quadro. Fu una specie di guerra psicologica a chi resisteva di più: Kamila credeva che lui avrebbe mollato prima o poi, lui rimaneva fisso nella sua posizione, soppesando il peso del proprio corpo da una gamba all'altra.

- Io sono Jon, comunque - si era presentato, continuando a fissare il quadro davanti a sé. Lei si girò verso di lui, con un sorrisetto timido ma divertito. Cedette.

- Kamila - 

Fu una serata elegante ma seducente. Le iridi blu scuro di Jon sembravano in grado di custodire ogni sapere del mondo, mentre la sua voce soffice le chiedeva sulla sua vita. Kamila sorrideva, sempre più a suo agio e scoprendo una fila di denti piccoli e bianchi, come se fossero stati di madreperla.  

Si erano innamorati di soppiatto ed i quadri della mostra furono i loro testimoni, mentre le chiacchiere degli altri ospiti sovrastavano le loro parole. Però loro si piacevano, ed era quello l'importante.

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