Golden Starship - 2

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Il ragazzo la seguì con lo sguardo, per poi girarsi e sedersi al volante dell'astronave. Ne aveva pilotata una simile qualche settimana prima, ma era decisamente meno curata di quella.

Non aveva proprio voglia di mettersi a letto. Si sentiva agitato, come se qualcosa o qualcuno lo stesse braccando. Si sentiva vivo. Era da qualche tempo ormai che viveva d'inerzia, accettando qualsiasi difficoltà gli si parasse davanti: una visione della vita particolare e che poteva avere i suoi vantaggi, ma che a lungo andare lo attirava verso un profondo stato di passività e apatia.

Spike pensò all'idea di lasciare il suo lavoro, di abbandonare la Red Dragon. "Stupido" si rimproverò quasi immediatamente, socchiudendo gli occhi e facendo un grande sbadiglio dovuto più alla noia che al sonno. Tentare di uscire dal sindacato significava andare matematicamente contro il suicidio.

Poteva mettere in scena il proprio suicidio. Quella sì che sarebbe stata un'idea interessante. "Non ci sarà bisogno di simularlo, Vicious proverà a uccidermi prima" pensò Spike, riaprendo gli occhi e posandoli su una fessura semi-nascosta nel cruscotto della Magma IX.

Si sporse in avanti, notando che lì dentro c'era qualcosa: munizioni per pistola, una penna e un taccuino. Prese quest'ultimo, rigirandoselo tra le mani. Sembrava malconcio, ma era ancora tutto intero. "Un po' come me", pensò.

Lo aprì. La maggior parte dei fogli erano bianchi, ma proprio all'inizio si trovavano degli appunti scritti. Erano perlopiù nomi di ricercati, qualche cifra delle ricompense, liste della spesa. La calligrafia di Miriam era molto elegante e le parole erano sottili e allungate verso l'alto, come attirate da una misteriosa forza magnetica.

Spike continuò a sfogliare il taccuino, finchè trovò una pagina diversa dalle altre. Somigliava ad una pagina di diario.

"Ci sono colori che descrivono la nostra vita. Un vestito rosso per un giorno importante, il cielo azzurro prima di un pic nic, il giallo dell'insegna del panettiere sotto casa o del casinò del sistema solare accanto al tuo...

Il ragazzo sembrava completamente assorbito da quelle scritte. Divorava le parole che gli si paravano davanti agli occhi con velocità impressionante. Si mise a sogghignare quando lesse di una Miriam non ancora nata che ballava a ritmo dei dischi jazz del nonno, sentì un velo di tristezza quando s'imbatté in quelle poche righe riguardanti al padre mai conosciuto. Si immaginò lei poco più che ragazzina allenarsi in camera col sacco da boxe nero e andare a scuola a prendere a manate il bulletto di turno.

"Questo vizio non l'ha ancora perso" si disse Spike, ripensando al salvataggio da parte sua di quella sera.

Arrivò rapidamente alla fine della pagina. Mimava le parole, ma senza emetterle, come se fosse immerso nella lettura di un romanzo. L'ultima riga lo lasciò spiazzato:

...presi anche un tubino azzurro, per le occasioni speciali.

Quel tubino l'ho indossato pochi giorni fa. Ed è stato a dir poco memorabile.

Non aveva dubbi. Era il tubino del Blue Lagoon, quel vestito azzurro e lucente che scivolava sulle forme di lei mentre entrava nell'ufficio di Rotterdam. Nella pagina seguente lesse qualche riga sul loro primo incontro a Ganimede. La ragazza aveva scritto che non capiva il motivo di averla lasciata scappare via e addirittura di coprirla agli occhi di Rotterdam. Qualche spazio sotto, lei si era annotata il nome di lui, scrivendo la cifra 40 milioni proprio lì accanto. In un secondo momento, Spike si accorse che accanto al suo nome c'era un punto interrogativo, come se la ragazza fosse stata indecisa se catturarlo o no.

Spike distolse lo sguardo dal taccuino. Aveva appena messo il naso in qualcosa di assolutamente privato, ma non riusciva a sentirsi in colpa, anzi: in qualche senso sentì che quel taccuino fosse destinato a finire nelle sue mani. Sapeva che Miriam gli provocava una strana sensazione di familiarità, che lui era riuscito a provare solamente con Julia e l'amico Vicious.

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