Alone Together - 1

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Quella stanza sembrava un set più che una camera da letto.

Spike e Miriam rimasero qualche secondo sull'uscio, prima di entrare. Avevano entrambi un'espressione perplessa.

Un enorme letto a forma di cuore, rigorosamente rosso, troneggiava su tutto. Pareti arabescate di rosso e nero, ricreavano disegni raffiguranti i semi delle carte francesi. Per terra, un pavimento di legno scuro e scivoloso. E poi, tutta la mobilia dorata. Comodini dorati, armadio dorato, appendiabiti dorati, testata del letto dorata.

Ah, come dimenticare i petali di rosa sparsi sulle coperte e le candele profumate accese in quasi ogni angolo della stanza, rischiando di mandarla a fuoco da un momento all'altro.

"Che diamine..." pensò Miriam, grattandosi una tempia. Certo, quel color oro si poteva benissimo abbinare alla carrozzeria della Magma IX...

- Beh - commentò Spike, guardandosi ancora una volta intorno, come se quello che stesse vedendo non gli sembrasse reale. Fece spallucce.

- Ormai l'ho pagata -

Miriam sfilò velocemente la giacca bianca, per poi appenderla all'appendiabiti poco sobrio. Il ragazzo chiuse la porta dietro di sè, sedendosi sul grande e pacchiano letto. Appoggiò le braccia sulle ginocchia, mettendosi con le mani in mano. Sembrava che stesse aspettando qualcosa.

La giovane cacciatrice si voltò, squadrando la figura di Spike. Stava provando del rimorso. Quello che stavano per fare le sembrò squallido, da approfittatori.

"Red Dragon Crime Syndicate"

Le balzò in mente quel piccolo particolare. Quando l'aveva visto, si era quasi dimenticata di chi in realtà lui fosse. Eppure era un dettaglio che non poteva essere sottovalutato, che normalmente non avrebbe potuto sfuggire alla proverbiale attinenza alle regole di Miriam.

Ormai la camera era stata presa, non aveva molto senso tirarsi indietro. O forse poteva ancora farlo? Del resto, i soldi non erano certo un problema. Poteva pur sempre restituirgli la cifra di quattrini spesi per quella camera.

Miriam sospirò, indecisa sul da farsi.

Prese il proprio telefono dalla pochette appesa con la giacca, controllando il registro delle chiamate. Non ce n'era nessuna.

"Kam non è una bambina, mia madre è una donna adulta" si disse.

- A chi scrivi? - fece Spike, poggiando le mani sulle spalle nude di lei, facendola sobbalzare un poco.

- Oh, non è niente - rispose lei, scuotendo lievemente il capo. Rimise velocemente il cellulare nella pochette, richiudendola.

Rabbrividì quando senti le sue mani scendere, sfiorarle le braccia e ad intrecciare le dita con le sue. Sembrava essere stato un movimento così naturale, quasi familiare.

La mente di Miriam Janski, però, non parve voler collaborare. Continuava a rimanere in fissa con l'identità di Spike, il suo essere un ricercato e, con grande probabilità, un assassino. Lasciò perdere la presa dalle mani di lui e si girò, guardandolo negli occhi. Il respiro le si mozzò in gola, quando notò che le pupille erano dilatate ed un sorriso dolce gli percorreva la bocca.

- È che io... io... - iniziò a dire la ragazza, abbassando vergognosamente lo sguardo.

"Oh, andiamo. Gli ho proposto io di prendere questa maledetta stanza" si rimproverò, mordendosi silenziosamente la lingua.

"Ma che cosa sto facendo..."

- Credo di capire cosa tu stia pensando - disse Spike, facendo un passo indietro. Si era accorto della palese lotta interiore di Miriam.

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