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Il principe Aedyon rimase nella sua stanza ad attendere che io uscissi dalla mia e, nel momento in cui i nostri occhi si incrociarono, lui non fece assolutamente riferimento a ciò che era accaduto tra le mura della camera accanto

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Il principe Aedyon rimase nella sua stanza ad attendere che io uscissi dalla mia e, nel momento in cui i nostri occhi si incrociarono, lui non fece assolutamente riferimento a ciò che era accaduto tra le mura della camera accanto.

Finalmente potevo tirare un sospiro di sollievo e allentare un po' la tensione che avvertivo su di me.

Lui ispezionò da cima a fondo il mio outfit e l'unica cosa che disse fu: «Possiamo andare?»

Questo voleva indicare che approvava come fossi vestita? O semplicemente non voleva perdere tempo nel farmi cambiare nuovamente e indossare qualcosa di meglio?

Non lo avrei mai saputo.

Annuii ed uscimmo dalla stanza, dirigendoci al piano di sopra dove vi era la sala in cui la famiglia reale consumava i loro pasti giornalieri.

Rimasi dietro al principe per tutto il tempo, senza dire assolutamente una parola.

Del resto, di cosa avrei dovuto parlare con lui? Del tempo?

Assolutamente no.

Senza contare il fatto che io non volevo avere nulla a che fare con lui. Se mi avesse fatta scappare durante il nostro scontro, in questo momento, sarei altrove, lontana da tutti i pericoli a cui potrei andare incontro se rimanessi con dei Semidei e delle divinità.

Mentre camminavo lungo il corridoio, concentrai il mio sguardo su ciò che potevo ammirare al di là della finestra: il sole era calato ormai da un po' e, i suoi caldi raggi, avevano lasciato il posto ai freddi bagliori notturni della luna piena che creava, sulla vegetazione che circondava il palazzo, dei contrasti tetri tra il buio e la luce pallida.

Forse, quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto il chiarore della luna, pensai.

Se non fossi scappata, ad attendermi ci sarebbe stata soltanto la morte.

«Quando si saprà se io sono o no la Prescelta?» dissi in un filo di voce, bloccandomi nel bel mezzo del corridoio. Strinsi forte le mie mani in grembo, sgualcendo la stoffa delicata della mia gonna ampia.

Anche la mia personale guardia del corpo si fermò e mi sguardo sbilenco, senza voltarsi del tutto nella mia direzione.

I suoi occhi, in quel momento, sembravano di una strana sfumatura tra il bianco sporco ed il nero sbiadito.
«Non credo che sia questo il momento più adatto per parlarne.»

Strinsi con più forza il tessuto tra le mie mani. «Ho bisogno di sapere... ho bisogno di sapere quanto mi resta ancora da vivere...» dissi con voce rotta dal pianto. Le lacrime spingevano furiose, desiderose di uscire, dando sfogo al mio dolore e alle mie paure, ma riuscii a tenerle a bada.

Aedyon rimase per qualche secondo in silenzio e poi disse: «Tra due giorni a partire da oggi.»

Credo che, per un secondo, il mio cuore si fosse fermato così come il tempo e qualunque cosa mi circondasse.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora