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Per mia grande sfortuna, quei due giorni che mi separavano dal scoprire quale destino mi era stato riservato, passarono in men che non si dica

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Per mia grande sfortuna, quei due giorni che mi separavano dal scoprire quale destino mi era stato riservato, passarono in men che non si dica. Quasi non me ne accorsi che, così come erano arrivati, se n'erano già andati.

Nell'arco di quelle 48 ore, avevo cercato in tutti i modi di scoprire come potessi evadere da questa prigione dorata senza che venissi riaciuffata dopo nemmeno due secondi. Il risultato? Deludente. Dalla mia camera, era impossibile aprirsi un varco: ero sospesa a più di 25 metri dal suolo.

Mi sarei suicidata se avessi provato a gettarmi giù.

Dunque, l'evasione dalla camera era eliminata lista dei piani per la mia tanto desiderata evasione.

Inoltre, durante l'intera giornata, ero sorvegliata a vista da quella arrogante Principe. A quanto pare, aveva preso molto sul serio l'incarico che gli aveva dato suo padre nel momento in cui la Regina Crysalide aveva convinto il Re Fenrys a risparmiarmi la vita.

Quel Semidio non mi staccava gli occhi di dosso nemmeno per andare a dormire.

Durante quelle notti che avevo passato a dormire nella stanza collegata a quella del principe, l'avevo sorpreso più di una volta ad entrare per assicurarsi che io fossi ancora nel mio letto, profondamente addormentata. Naturalmente, io non avevo detto nulla e nemmeno ne avevo parlato con lui. Non era un tipo molto socievole e non amava di certo le lunghe dialogate, si degnava di rivolgermi la parola solo in caso ne fosse strettamente necessario.

Sospirai.

L'unico modo per riuscire a scappare sarebbe stato durante quel giorno, nel bel mezzo della confusione che si sarebbe venuta a creare quando le ragazze umane avrebbero provato a toccare l'Occhio della Dea.

Tutti quanti avrebbero avuto gli occhi puntati su ciò che avveniva in sala e di certo non avrebbero badato a ciò che facevo io. Certo, c'erano più tardi del previsto radunata intorno alla sala del trono, ma dovevo provare a superarle senza creare troppo caos.

Dall'alto del terrazzo coperto che si affacciava alla sala del trono, notavo molta gente muoversi freneticamente, specialmente i Semidei e Semidee che si erano radunati dietro il trono dei sovrani, comodamente seduti nella loro postazione.

Avevo il cuore che batteva a mille per l'ansia e lo stress che avevo accumulato durante quei giorni.

Mi morsi l'interno guancia e mi voltai a guardare le uniche due guardie che mi sorvegliavano. Il principe Aedyon, fortunatamente, oggi doveva essere al fianco dei suoi genitori e di sua sorella, quindi mi aveva lasciata sola in compagnia delle guardie, sicuro che due uomini armati bastassero a fermarmi in caso avessi tentato la fuga.

Povero sciocco.

Avevo già messo fuorigioco un paio di guardie e cosa gli impediva di pensare che avessi potuto fare la stessa cosa?

Sottovalutava la mia voglia di continuare a vivere, me ne convincevo sempre più.

Le campane suonarono.
Quello era il chiaro ed inconfondibile segnale che le ragazze umane potevano finalmente entrare nella sala del trono e provare a toccare, per un breve momento, l'Occhio della Dea.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora