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Riuscendo a sgusciare fuori dalla mia stanza e da quella del Principe senza essere scoperta, corsi lungo le scale che mi avrebbero condotto al pian terreno di quell'immenso palazzo Reale

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Riuscendo a sgusciare fuori dalla mia stanza e da quella del Principe senza essere scoperta, corsi lungo le scale che mi avrebbero condotto al pian terreno di quell'immenso palazzo Reale.

Avevo bisogno di un po' di aria fresca e il giardino mi sembrava il posto più adatto per poter liberare un po' la mente dai cattivi pensieri che mi affliggevano.

Stando attenta a non inciampare nella lunga gonna del vestito violaceo che avevo deciso di indossare, scesi l'ultimo gradino e, falcando la distanza che mi divideva dalle scale alla porta principale, aprii il grande e pesante portone in quercia e oro bianco.

L'aria fresca del mattino mi investii.

Chiusi la porta alle mie spalle e lasciai che la piacevole sensazione del vento fresco sul volto rilassasse un po'i miei nervi a pezzi.

Quelli erano stati dei giorni abbastanza difficili e avevo davvero bisogno di trovare un po' la serenità che, ormai, mancava nelle mie giornate.

Tutta la questione con Mokosh, e le altre Divinità, mi stava facendo impazzire. Senza contare che i rapporti tesi tra me e il principe non facevano altro che complicarsi sempre di più e a creare una distanza dismisurata.

Sicuramente, Zōira, la Semidea che aveva un debole per il principe Aedyon e che credevo ne fosse innamorata, in quel momento, starà facendo i salti di gioia nel non vedermi sempre alle calcagne del suo amato.

Sospirai.

Non avrei mai immaginato che mi sarei a ritrovata a pensare costantemente ad un Semidio arrogante come il principe. Ancora non riuscivo a capire il motivo per il quale mi irritasse terribilmente il fatto che lui passasse del tempo con l'affascinante Semidea che si portava a letto. Ne era innamorato? Era la sua fidanzata?
Cosa rappresentava Zōira per lui?
E cosa significava la mia presenza nella sua vita?

Assolutamente niente.

Mi colpii alla testa per quello stupido pensiero.

Cosa me ne doveva importare della considerazione che Aedyon aveva per me?

Più volte lui aveva messo in chiaro che io, in quanto umana, dovevo stargli lontana il più possibile. Senza contare tutte le volte che aveva espresso chiaramente il desiderio di vedermi morta.

Ero masochista.

Si, credevo di essere masochista e di adorare il fatto che mi facessi del male da sola pensando a lui.

Scossi la testa, facendo svolazzare in aria i miei lunghi capelli rosa.

Dovevo smetterla di pensare a quel Semidio. Almeno quel giorno, dovevo provare a pensare solamente a me stessa.

Dovevo essere io la priorità.

Iniziai a camminare lungo il grande sentiero che si diramava poco alla volta e, man mano che camminavo, i fiori, che dovevano ancora nascere, sbocciarono immediatamente, creando una variegata tavolozza di colori spettacolari e semplicemente meravigliosi.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora