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Sentivo uno strano movimento ondulatorio muovermi il corpo e due mani calde e possenti reggermelo

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Sentivo uno strano movimento ondulatorio muovermi il corpo e due mani calde e possenti reggermelo.

Le voci che mi circondavano erano confuse, ovattate, come se le miei orecchie fossero coperte da strati e strati di tessuto morbido e, in parte, insonorizzato.

Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo intorno a me, però sapevo per certo che la mia testa era appoggiata al petto sodo e definito di qualcuno. Già immaginavo di chi si trattasse data la sensazione di calore e di formicolio che avvertivo lungo tutto il corpo ogni volta che la nostra pelle si sfiorava.

Tentai di riaprire gli occhi, sollevando le palpebre pesanti, ma mi risultò un'azione abbastanza difficile da portare a termine.

Ci riprovai fin quando non vidi con i miei occhi ciò che stava accadendo nelle mie vicinanze. Il mio corpo era sospeso in aria, sorretto dalle due braccia possenti, dalla carnagione dorata, del principe Aedyon, le gambe penzolanti nel vuoto e la testa afflosciata sul suo petto ben definito.

Stava correndo.

Stava correndo come un pazzo.

Cosa era successo?
Perché non ricordavo il motivo per il quale lui fosse stato costretto a trasportarmi tra le sue braccia?
E perché mi sentivo privata di ogni energia?

«C...co...cosa...suc...succede...?» provai a dire, anche se la domanda venne pronunciata dalla mia voce a tratti e a malapena udibile.

Alzai un po' lo sguardo in modo da ammirare il volto privo di imperfezioni del Principe. La sua mascella era contratta e il suo sguardo fisso davanti a sé. «Non parlare.» rispose con un tono di voce quasi irriconoscibile. Le sue iridi erano davvero troppo intense. «Risparmia quelle poche energie che ti restano.»

«Io...non...capisco...» deglutii. Avevo la bocca arida e vi era uno strano retrogusto amarognolo alla fine di essa, come se fossi sul punto di vomitare. Sicuramente, se fosse accaduta una cosa del genere, avrei vomitato anche l'anima.
«Dove...mi...stai...portando?»

Le sue labbra divennero una linea sottile quasi invisibile sul suo volto. «Nella tua stanza. C'è un guaritore che attende di visitarti.»

Un guaritore?

Perché aveva deciso di chiamarlo senza aspettare di poter avere il mio consenso?

Non avevo alcun bisogno di un medico né di essere visitata.

Cercai di muovermi per liberarmi dalla sua presa, ma tutto risultò inutile: ero soltanto riuscita a spostarmi leggermente.

Avrei dovuto giocare un'altra carta per evitare di essere visitata inutilmente. «Io... sto... bene... non ho bisogno di... un medico...»

Lui si fermò e mi guardò con due occhi furiosi. «Ah si?» domandò ironico. «Allora se ti facessi scendere dalle mie braccia tu riusciresti a camminare tranquillamente verso la tua camera senza avere un altro svenimento?»

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora