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Abito bianco come la neve pura e candida che cade durante l'anno di Stella Invernale, occhi tempestosi addornati da un leggero strato di trucco color pesca che faceva risaltare le iridi dallo strano colore del blu avio misto al bianco, labbra carn...

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Abito bianco come la neve pura e candida che cade durante l'anno di Stella Invernale, occhi tempestosi addornati da un leggero strato di trucco color pesca che faceva risaltare le iridi dallo strano colore del blu avio misto al bianco, labbra carnose rosee e capelli rosa pallido legati in una morbida treccia lungo il lato sinistro del mio corpo con qualche ciocca ondulata ad incorniciare il volto pallido e cadaverico.

Questa era l'immagine che vedevo riflessa nello specchio.

Un'immagine dove gli occhi parlavano da soli: la tristezza e lo sconforto stavano avendo la meglio sul mio spirito allegro e combattivo.

Del resto, cosa avrei dovuto aspettarmi di diverso? Aver appreso, in quel modo, che la mia famiglia era stata brutalmente assassinata da un Dio, mi aveva catapultata nella disperazione e nella solitudine.

Ero sola al mondo, adesso.

Non ci sarebbe stato mai più nessuno ad accogliermi con un caloroso sorriso ogni volta che rientravo tra le quattro mura di quella che reputavo casa.

In quel palazzo, ero circondata da estranei che volevano a tutti i costi vedermi sottomessa alla loro natura Divina, come se io non fossi come loro o, almeno, qualcosa del genere.

Ormai, mi convincevo sempre di più della mia natura non umana. Se lo fossi stata, non sarei qui adesso, invece, il destino aveva voluto che nelle mie vene scorresse l'etere degli Dei, la loro potenza e la loro agilità.

Non sapevo padroneggiare la mia dote al meglio quanto loro, ma sicuramente non c'era più nulla di umano nella mia natura.

Cosa ero?

Non lo sapevo. L'unica cosa che sapevo per certa era che non ero né un'umana né una Semidea. Ero, ehm... come si suol dire... Nel mezzo.

Uno strano scherzo della natura.

Eppure, per qualcuno ero stata speciale.

L'immagine di mia madre, intenta ad accarezzarmi i capelli con le sue mani callose, mi tornò in mente e feci in modo che scomparisse così com'era arrivata.

Non dovevo più pensare a loro.
Non avrei mai più dovuto essere triste.

Un giorno, molto vicino, almeno così speravo, sarebbe arrivato il momento di far pagare, a chi l'aveva commesso, il loro omicidio.

Avrei trovato il modo di uccidere Mokosh e avrei compiuto quel gesto di pura vendetta.

A furia di vivere con i lupi, diventi uno di loro: era questo ciò che avevo imparato stando qui.

Guardai, ancora per un solo minuto, l'immagine nel mio corpo e del mio volto e determinato nello specchio.

Un Dio voleva la guerra ed io lo avrei accontentato.

Uscii dal bagno e aprii la porta della mia camera, entrando in quella di Aedyon. Da un lato, detestavo il fatto che, per uscire fuori dalla mia camera, dovessi per forza passare dalla sua, anche se...

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora