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Uscii dalla stanza, fiduciosa che Rodh mantenesse la parte che gli spettava dell'accordo che avevamo sancito

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Uscii dalla stanza, fiduciosa che Rodh mantenesse la parte che gli spettava dell'accordo che avevamo sancito.

In fin dei conti, diventare una Dea non era così diverso dal diventare una Eterna. Certo, c'era abbastanza potere in ballo che creava un divario insormontabile tra le due classi sociali, tuttavia, non era del potere quello a cui ero interessata, bensì al privilegio di essere finalmente una creatura immortale e a cui nessun Dio potesse porvi fine.

Poteva sembrare un pensiero frivolo, tuttavia, quello era il mio più grande desiderio oltre al fatto che avrei avuto molto tempo a mia disposizione per cercare di vivere la mia vita serenamente con...

«Hipnôse.» la voce suadente del Dio della manipolazione mi deconcentrò dai pensieri che affollavano la mia mente.

Mi voltai rapidamente nella direzione in cui avevo sentito provenire la sua voce e lo vidi venire verso di me, con passo svelto e agile. Sembrava un filino sul punto di attaccare la propria vittima.

Stranamente, non vidi alcuna traccia del suo solito umorismo sul suo volto. Era serio e, quell'espressione facciale, non gli si addiceva affatto.

«Vel. Mi stavi cercando?» domandai quando lui era ormai a pochi centimetri di distanza da me, immobile nel punto in cui avevo sentito la sua voce chiamarmi.

Lui annuì sempre con massima serietà. Sembrava un condannato a morte che stava per salire al patibolo. «Possiamo parlare un secondo?»

Lo guardai confusa.

Di cosa voleva parlarmi di preciso?

«Certamente.»

Si spostò leggermente in modo da lasciarmi passare. «Andiamo allora. Ho bisogno di un posto tranquillo in cui nessuno possa sentirci.»

Senza protestare, lo seguii lungo tutto il tragitto che ci condusse ad una stanza, al piano superiore a quello nel quale dormivo io ed era situata la sala del trono.

Si fermò davanti ad una porta completamente in oro ed io lo guardai perplessa.

Che intenzioni aveva?

«Sta tranquilla.» disse, mostrando finalmente il suo solito sorrisino sbarazzino. «Non ho intenzione di intaccare la tua virtù femminile, che immagino sia ancora pura, né di approfittarmi di te. Siamo qui solo perché ritengo che la mia stanza sia il luogo più adatto per poter parlare. Nella tua correremmo il rischio di essere interrotti e, tutto ciò, non mi va a genio. Ho bisogno di rimanere solo con te e con nessun altro.»

Aggrottai la fronte ed incrociai le braccia al petto. «Intaccare la mia virtù femminile, eh?»

Il sorriso sulle sue labbra divenne malizioso e si sfilò il copricapo che gli copriva gli occhi, scompigliandoli i capelli lisci color ebano. Aveva una strano luccichio folle nello sguardo fiammeggiante. «Avanti, sai perfettamente di cosa sto parlando.»

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora