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Due mesi erano trascorsi in fretta e l'ansia per il risveglio di Khione, sempre più vicino e quasi palpabile, si faceva sentire

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Due mesi erano trascorsi in fretta e l'ansia per il risveglio di Khione, sempre più vicino e quasi palpabile, si faceva sentire.

Era appunto per questo che sono stata costretta a riempire le mia giornate tra allenamenti per il dominio assoluto dei miei poteri da Prescelta, allenamenti per migliorare la mia tecnica di combattimento e le lezioni di storia divina che, per mia grande fortuna, avevo finalmente terminato.

Ormai, ero a conoscenza di tutto ciò che c'era da sapere riguardanti le figure Divine che popolavano Aracieli e le loro gesta "eroiche", che di eroiche non avevano proprio niente.

Si trattava per di più di spargimenti di sangue umano insensati che erano avvenuti a partire dall'anno Stella 1'501 in poi.

Doveva essere da quel momento che gli Dei e i Semidei hanno iniziato ad odiare gli esseri umani e a considerarli degli esseri inferiori che non meritavano la vita che gli era stata concessa.

Anche se, il motivo del loro astio era ancora un mistero.

L'unica cosa, per il quale non avevo ancora avuto risposte e informazioni, era sull'anno stellare primaverile 1'500. Ero assillata e ossessionata dal pensiero di come poter uccidere una divinità.

Il mio obiettivo era sempre quello di vendicarmi per la morte dei miei genitori, assassinando Mokosh, il potente Dio della distruzione.

Era solo per arrivare a quello scopo che mi allenavo così tanto duramente, ogni giorno.

«Hipnôse, devi restare concentrata quando sei difronte all'avversario.» mi rimproverò il mio, ormai, insegnante di lezione: il principe Aedyon. «Ogni movimento, anche il più impercettibile, può aiutarti a capire meglio quale sarà la sua prossima mossa e anticiparla.»

Annuii, decisa. «Si. Hai ragione. Scusami.»

«Riprendiamo.»

Il principe Aedyon si muoveva con una grazia fuori dal comune, nonostante la sua corporatura imponente e massiccia. Era davvero un essere nelle cui vene scorre il sangue Divino.

I suoi capelli neri erano diventati leggermente più lunghi e ribelli, che gli conferivano un aria più trasgressiva e ancora più seducente, soprattutto quando venivano illuminati dal sole e comparivano quei riflessi blu scuri a renderlo ancora più affascinante.

L'espressione sul suo volto era leggermente cambiata. Non incontravo più molto spesso la freddezza del quale era solito farsi arma, trincerandosi dietro la sua maschera di arroganza e superiorità. Ora, al loro posto, leggevo dei sentimenti che erano l'esatto opposto.

Finalmente, aveva iniziato a trattarmi non più come una semplice umana a cui bisognava togliere la vita, bensì come una sua pari, proprio come se io fossi una Semidea e appartenenti alla sua specie semidivina.

Una cosa adoravo in lui più di qualsiasi cambiamento: le sue iridi grigie. Erano sempre le stesse, due vortici profondi che custodivano gelosamente ogni sua più piccola emozione.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora