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Percorsi velocemente tutte le scale e i corridoi che mi avrebbero condotta nella mia stanza

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Percorsi velocemente tutte le scale e i corridoi che mi avrebbero condotta nella mia stanza.

Avevo ancora davanti agli occhi la scena che si era venuta a creare nella sala allenamento con il principe Aedyon. Il suo sguardo, le sensazioni che gli avevo letto in volto e le emozioni che avevo provato io.

Era da questo che stavo scappando.

Stavo scappando dall'esistenza di cose che non dovrebbero esistere e che io non volevo che esistessero. Erano sensazioni che non sapevo nemmeno io da dove provenissero e cosa volessero significare.

Sapevo solo che odiavo come reagiva il mio corpo quando lui mi era vicino, senza che io potessi in alcun modo controllarlo.

Salii l'ultima rampa di scale in fretta e furia ma, quando posai il piede sull'ultimo gradino prima di arrivare in corridoio, qualcuno mi chiamò, pronunciando il mio nome.

Vel stava venendo verso di me.

Si trovava al centro del corridoio che dovevo percorrere.

Salii l'ultimo scalino e mi avvicinai a lui.

I suoi occhi vivaci mi accolsero calorosamente. Mi fece un breve inchino e mi baciò il palmo della mano. «Regina di fiori, sono onorato di incontrarvi in questa splendida giornata.»

Cercai di rallentare il mio battito cardiaco, dovuto all'eccessiva corsa e forza fisica a cui avevo costretto il mio corpo, e gli rivolsi un rapido sorriso. «Ciao, vel.» dissi semplicemente, guardandomi le spalle per vedere se il principe mi aveva seguita o meno.

Non c'era nessuno in vista e non udii alcun rumore di passi in avvicinamento.

Tirai un sospiro di sollievo.

«Cosa stai guardando là giù?» domandò il Semidio, incuriosito dal mio bizzarro atteggiamento. «Inoltre, noto che sei tutta sudata. Sei stata ad allenarti?»

Annuii anche se l'ultima parte dell'allenamento non poteva di certo definirsi in questa maniera.

Il volto del ragazzo difronte a me si incupii. «Eri con il Principe Aedyon, dico bene?» Come faceva a saperlo? «E, dal modo in cui hai sbarrato gli occhi per la sorpresa della mia domanda, deduco che ho ragione.» continuò con uno sguardo che metteva paura.

Abbassai lo sguardo, puntandolo sulla punta delle mie scarpe basse che utilizzavo per allenarmi. «Non nego ciò che hai detto.» risposi sincera.

Lui mi afferrò un braccio e mi costrinse a guardarlo negli occhi. «Ti ha forse ferita? Fatto del male?»

Scossi la testa. «No, nulla del genere.»

«Allora perché correvi come se un mostro famelico fosse alle tue calcagne?»

Cercai di non incrociare il suo sguardo esigente di risposte.
«Semplicemente perché non vedo l'ora di tornare nelle mie stanze e poi te poter godere di un bagno rigenerante.»

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora