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I musicisti, esseri umani che venivano ingaggiati per suonare della buona musica in occasioni importanti come questa, iniziarono a comporre, con i loro vari strumenti musicali, una sinfonia melodiosa e armoniosa

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I musicisti, esseri umani che venivano ingaggiati per suonare della buona musica in occasioni importanti come questa, iniziarono a comporre, con i loro vari strumenti musicali, una sinfonia melodiosa e armoniosa.

Aedyon sorrise ed iniziammo a ballare, aprendo finalmente le danze.

La sua mano sinistra si adagiò sulla parte bassa della mia schiena mentre io misi la mia, destra, sulla sua spalla. Le altre due mani, libere da ogni impegno, si incontrarono, unendosi per unire completamente i nostri corpi l'uno all'altra.

I miei occhi non potevano fare a meno di incrociare ininterrottamente le sue iridi che sembravano sul punto di provocare una tempesta di fulmini. Erano irridescenti, tormentate e il suo sguardo era profondo e seducente.

Non potevo fare a meno di chiedermi dove fosse finita quella indifferenza e quella freddezza che leggevo, costantemente, nel suo viso durante i primi giorni dopo il nostro incontro.

Cosa era cambiato e cosa stava cambiando tra di noi?

«Sei bellissima questa sera.» disse, a bassa voce, per non farsi sentire da nessuno.

Arrossii leggermente.

Mi aveva davvero fatto un complimento il Semidio più altezzoso e scorbutico che avessi mai conosciuto?

«Grazie. È strano sentirti pronunciare un complimento.» dissi semplicemente.

Lui rise per quella constatazione. «Per quale motivo?»

«Non credevo che fossi dotato di un briciolo di gentilezza.» quelle parole corrispondevano alla pura e semplice verità. Sin da quando l'avevo conosciuto, si era mostrato a me con la sua solita maschera piena di freddezza e cinismo. Non avrei mai potuto pensare che quella non corrispondesse ad una totale immagine del Principe. Quello era solo parte del suo carattere, quella parte che, molto probabilmente, preferiva mostrare.

«Ti svelo un piccolo segreto...» iniziò col dire, mollando la presa sul mio fianco per far allontanare i nostri corpi, facendoli rimanere comunque attaccati con le nostre mani unite. Quando ci riunimmo e la mia mano torno sulla spalla, mentre la sua sulla parte bassa della mia schiena, continuò ciò che il passo di danza aveva dovuto interrompere. «...nemmeno io credevo di possederla.»

Guardai i presenti, che vorticavano tutti intorno a me, e cercai di non soffermarmi troppo sul loro volto non troppo entusiasta della mia presenza. Tornai a posare il mio sguardo sul Principe.

«Sono felice che tu non sia totalmente come credevo che fossi.» dissi onestamente, sorridendo leggermente.

«Anch'io.» rispose.

Non dicemmo più nulla.
Le uniche cose che ci dovevamo comunicare sembravano essere dette dai nostri sguardi.

Tra di noi si era creata una certa intesa, una certa complicità.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora