.𝟜𝟜.

2.7K 151 33
                                    

Il buio nel quale ero sprofondata si dissipò, pian piano, mostrandomi la luce alla fine di quel tunnel buio ed immerso nell'oscurità più totale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il buio nel quale ero sprofondata si dissipò, pian piano, mostrandomi la luce alla fine di quel tunnel buio ed immerso nell'oscurità più totale.

Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai distesa sul soffice letto della mia stanza, ancora illuminata dalla luce del giorno che, ormai, stava per volgere al termine.

Mi rialzai, provando un'insolita fatica nel compiere quel gesto così semplice e che facevo quotidianamente.

Mi stropicciai gli occhi e misi bene a fuoco la stanza. Con mia grande sorpresa, notai che, seduto su una delle comode poltrone di cui erano dotati i miei appartamenti, c'era Veles, con un'insolita espressione cupa sul volto.

Cosa ci faceva lì, nelle mie stanze?

Cosa gli era successo?

«Finalmente ti sei svegliata.» disse con il tono di voce di chi ha dovuto affrontare una lunga e faticosissima giornata.

Mugugnai. «Si... cosa...»

Stavo per domandare cosa fosse successo e il perché mi fossi addormentata senza nemmeno rendermene conto, quando, tutto d'un tratto, mi tornò in mente tutto ciò che era accaduto, proprio come un lampo che squarcia il cielo sereno.

Mi precipita giù dal letto, correndo nella direzione della porta, ma, prima che potessi aprirla, il Dio della manipolazione la chiuse di scatto, bloccandomi e negandomi la possibilità di correre dal Principe e di rimanere al suo fianco.

«Lasciami andare da lui!» urlai come un'isterica.

Vel mi afferrò i polsi ed io iniziai a dimenarmi proprio come se fossi un animale in stappola che tenta, invano, di scappare.

«Non puoi andare da lui!» disse.

«Devo vederlo!» urlai, a mia volta, rispondendo alla sua affermazione.

«Hipnôse! Calmati!» ribadì, cercando di farmi ragionare o di farmi trovare nuovamente il controllo delle mie azioni, controllo che, al momento, non avevo neanche in minima parte.

Sapevo perfettamente che, dopo l'avviso, sarebbe passato direttamente ad usare il suo potere su di me, proprio come aveva fatto in quella giornata, poco prima che io svenissi, e questo non potevo assolutamente permetterlo.

Dovevo essere nel pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche.

Mi calmai, anzi, cercai di fargli vedere che mi ero calmata - dato che dentro mi sentivo ancora agitata proprio come il mare che si prepara alla tempesta - e lo guardai negli occhi. «Hai ragione...» dissi abbassando il capo, in modo che lui non potesse vedere l'espressione folle nei miei occhi. «Non posso continuare a comportarmi in questa maniera...»

Come previsto, Vel allentò la presa che aveva suoi miei polsi e, con voce affranta, disse: «Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo...»

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora