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Il cinguettio frenetico dei passeri e i caldi raggi del sole sul mio viso, mi tirarono fuori dal torpore delle calde lenzuola e lasciarono che la veglia prendesse il posto del sonno profondo

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Il cinguettio frenetico dei passeri e i caldi raggi del sole sul mio viso, mi tirarono fuori dal torpore delle calde lenzuola e lasciarono che la veglia prendesse il posto del sonno profondo.

Aprii un'occhio e poi l'altro.

Le finestre, che dimenticavo sempre di chiudere con le tende durante la notte, illuminavano tutta la stanza.

Era già mattina inoltrata e lo potevo dedurre dal sole alto nel cielo azzurro e dal calore dei suoi raggi primaverili.

Rimasi per un lungo tempo, immobile, ad ammirare il paesaggio che vedevo fuori dalla grande finestra. Le lunghe distese di verde incontaminato, le piccole case che si intravedevano all'orizzonte e che costituivano il villaggio cittadino in cui gli esseri umani vi vivevano. Se richiudeva gli occhi e lasciavo libera la mente, potevo immaginarmi tra la folla urlante in una delle stradine della mia città, intenta a fare una qualunque compera a mia madre.

Senza ombra di dubbio, avrei ancora avuto il volto seminascosto dal mantello che usavo per coprirmi la lunga chioma rosa pallida. Sarei passata inosservata e nessuno avrebbe fatto casa a me, una giovane ragazza di razza umana che, da quando era nata, doveva vivere nascosta nell'ombra.

Ora, non avrei più dovuto nascondermi e, se mai avessi deciso di tornare tra gli esseri umani, una volta terminato il risveglio della Dea Khione, avrei potuto dare sfoggio dei miei lunghissimi capelli dal colore insolito.

Avrei anche potuto guardare i miei concittadini negli occhi senza temere che mi scambiassero per una Semidea.

Sorrisi a quel pensiero.

Sarebbe stato bello se tutto ciò che stavo immaginando si fosse avverato. Sarebbe stato bello se un giorno sarei potuta tornare dalla mia famiglia.

Avrei fatto di tutto per poterlo realizzare.

«Hipnôse, sei sveglia?» disse, una voce femminile che conoscevo fin troppo bene, bussando alla porta comunicante con quella del Principe.

Mi misi seduta sul letto e, spostando le lenzuola di seta e un piumone caldo per la notte, mi alzai da quella soffice nuvola.

«Si, sono sveglia. Entra pure.» dissi con un insolito sorriso stampato in volto.

La porta si aprì e la faccia simpatica di Flore mi diede il buongiorno quel mattino.

Fece sbucare la testa tra la porta e il muro e mi sorrise, illuminando i suoi grandi occhioni castani. «Buongiorno, mia Prescelta!» disse serena. Ero contenta che non posso più giù di morale per me ieri pomeriggio, quando era stata condotta qui per un reato che non credevo possibile avesse commesso.

«Ti prego, non chiamarmi così! Sono stanca di sentirmelo dire.»

Lei rise di gusto, facendo ridere anche me. Era bello averla di nuovo al mio fianco.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora