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Quel mattino,il sole era già alto nel cielo sereno e azzurro e riscaldava notevolmente l'atmosfera della cittadina divina di Aracieli, preparandola alle temperature torride dell'anno Stellare Estivo '501 che era quasi alle porte

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Quel mattino,il sole era già alto nel cielo sereno e azzurro e riscaldava notevolmente l'atmosfera della cittadina divina di Aracieli, preparandola alle temperature torride dell'anno Stellare Estivo '501 che era quasi alle porte.

Mi girai a pancia in giù e mi sistemai sotto le lenzuola, mentre, con le mani, mi portavo sopra la testa uno dei tanti cuscini morbidi, imbottiti di piume d'oca, presenti su quel grande letto inadatto per una sola persona.

Da un piccolo spiraglio tra il cuscino sul mio capo e il materasso, guardai tutto ciò che avveniva fuori grazie alle grandi finestre.

Avevo gli occhi pesanti e leggermente gonfi per la gran quantità di lacrime che, in quella notte così disastrosa e insonne, avevo versato.

Com'era potuta accadere una cosa del genere?

Come avevo potuto permettere che nel mio cuore entrasse a farne parte Aedyon, il Principe delle Semidivinità che ritenevo incapace di provare alcun sentimento nei confronti del prossimo?

Perché ero stata così sciocca da permettergli di insinuarsi, pian piano, tra i miei pensieri e crearsi un posto tutto suo nella mia mente senza che io potessi in alcun modo evitarlo?

Arrivati a quel punto, mi ritrovavo a domandarmi se non avessi potuto o non avessi voluto che ciò non accadesse.

Innamorarmi di lui era stato uno sbaglio, forse il più grande errore che io abbia mai fatto in tutta la mia miserabile vita umana. Sin dal primo momento in cui avevo posato i miei occhi sui suoi, quando lui era a bordo di quella maledetta carrozza trainata dai Dravalli, i cavalli alati, che sfrecciava ad una grande velocità, avevo immaginato che lui sarebbe stato una condanna per me.

Avevo intuito che mi avrebbe fatto del male, che avrebbe reso la mia vita un vero inferno, che avrei patito pene indicibili, eppure, il mio cuore non poteva fare a meno di battere per lui ad un ritmo folle e senza il minimo controllo.

Lacrime roventi minacciarono di farmi cadere nuovamente in quel baratro buio e senza fine in cui Aedyon mi aveva gettata baciandomi per poi finire a letto con Zōira.

Continuavo a tormentarmi sempre sulla stessa identica domanda da tutta la notte: perché il Principe aveva affermato di desiderare più volte di potermi baciare, quando era in mia compagnia, se poi finiva per fare l'amore con quella Semidea da quattro soldi avida e viziata?

Aveva affermato che il suo cuore urlava a gran voce di volermi baciare, che volesse stringermi forte tra le sue braccia. Che fine avevano fatto tutte quelle belle parole? Le aveva portate via il vento?

Ero sempre più convinta del fatto che lui vedesse in me soltanto un giocattolino con il quale poteva fare tutto ciò che voleva, soddisfando ogni sua voglia ed ogni suo capriccio. Non ero nient'altro che questo per il principe Aedyon, quando, al contrario, lui per me significava molto. Era diventato indispensabile proprio come l'aria che respiravo e che mi consentiva di continuare a vivere la mia vita mortale.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora