.𝟛𝟜.

3.3K 195 178
                                    

La mia stanza era completamente a soqquadro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La mia stanza era completamente a soqquadro.

Avevo gettato all'aria l'intera camera pur di riuscire a trovare un abito decente da poter indossare quella sera a quel stramaledettissimo ballo.

Tutto il mio appartamento sembrava il campo di battaglia di un gruppo di Semidee isteriche che non sapevano cosa indossare per far colpo su un buon partito che avevano addocchiato.

In un certo senso, sembravo anch'io una pazza che voleva a tutti i costi far colpo su un bel ragazzo?

Storsi il naso a quel pensiero.

Così non andava affatto bene.

Non potevo assolutamente concedermi il lusso di sembrare, anche solo per un istante, una di loro. Io ero "un'umana" e non mi dovevo interessare a cose di questo genere. Queste erano i classici atteggiamenti che assumevano solo le giovani Semidee, di certo non io.

Tra l'altro, su chi pensavo e speravo di fare colpo?

"Ad Aedyon per esempio", disse una vocetta troppo fastidiosa nella mia mente.

Sospirai e, subito dopo, mi morsi l'interno guancia.

Sfortunatamente non potevo non darle ragione al riguardo.

In cuor mio sapevo che erano gli occhi di Aedyon quelli che desideravo e che volevo puntati sul mio corpo.
Solo ed esclusivamente le sue iridi grigie come il cielo che preannunciava la tempesta.

Volevo essere notata da lui, volevo essere perfettamente meravigliosa per il Principe, ma non potevo certo dimenticare che lui aveva detto chiaramente che io stavo diventando un veleno per lui e che aveva bisogno di disintossicarsi.

Non era alla mia portata.

Non lo sarebbe mai stato... Ormai, questa consapevolezza prendeva pian piano possesso in me, aumentando giorno dopo giorno e facendo morire ogni speranza che nutrivo in un qualche risvolto positivo in tutta quella faccenda.

La notte desideravo essere tra le sue braccia proprio come lui stringeva a sé la Semidea con il quale se la spassava.

In più di un'occasione, nel pensare a cosa stessero facendo nelle sue stanze, avevo voluto essere io al posto di Zōira ed essere io ad assaporare ogni suo bacio e a farlo fremere dal desiderio di possedermi.

Chiusi con forza gli occhi per non dover cascare nuovamente nella trappola mortale della mia immaginazione.

Pensare queste cose di certo non affievoliva i sentimenti puri e candidi che nutrivo nei suoi riguardi, anzi, aumentava solamente la voglia di correre da lui e di gridargli in faccia quale maleficio mi avesse fatto, in quali condizioni miserabili aveva ridotto la mia mente ed il mio cuore.

Basta.

Non dovevo più tormentarmi in quella maniera.

Mi sedetti sul letto, non prestando attenzione se schiacciavo o meno uno degli abiti preziosi che avevo a disposizione per il mio periodo di permanenza in quel palazzo.

HIPNÔSE  "Il sangue della dea"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora