Naked souls.

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Capitolo 23.-

Flashback:

Ormai sono rinchiusa tra le queste mura da una settimana e i dottori dicono che dovró restarci ancora per molto. Niall mi viene a trovare spesso, quasi sempre. Mi porta i saluti di tutto l'istituto soprattutto quelli della mia cara amica Paige.Sappiamo entrambi che mente. Il sottofondo della tv appena udibile, é l'unica cosa che é possibile sentire. Mi hanno isolata dal resto dei pazienti e non riesco a capire il perché. 'Drogata' questo é stato il mio nomigniolo nei primi giorni nella clinica, alcuni pazienti mi guardano con disprezzo e a volte penso a cosa ho fatto per meritarmi tutto questo male. Un livido é presente sul braccio sinistro dove vi é una delle mie vene. Mio padre é appena andato via.Mi assicura che guariró in fretta e che potremo tornare presto a casa, dove ci aspetta Sindy. Sindy é parte di me, una sorella a quattro zampe dal pelo color miele. Ma so che mente, nei suoi occhi leggo un velo di speranza e poca felicità. Queste quattro mura che mi circondano sono di un bianco che ti mette tristezza. C'é solo un mobile con delle provviste:i dottori pensanso che mi sia volontariamente drogata con una dose molto forte, tentando così il suicidio.Vogliono essere attenti su tutto, anche con il poco cibo con il quale mi nutrono. La verità é che stavo solo aspettando il mio ragazzo in una sala del locale. I ricordi sono ancora pochi ma Niall dice che denunceremo presto chi mi ha fatto del male. Vorrei realmente morire, ormai le persone non fanno altro che giudicarmi per una cosa che nemmeno ho voluto ma purtroppo sono stata ritrovata con una siringa intrappolata nella mano e con l'eroina che prendeva radice nelle mie vene. Non mi ricosco più; i capelli cadono disordinati sulle spalle e incorniciano appena il viso che sembra magro più di prima:almeno sto perdendo dei chili. Sono le nove di mattina, la mattina del 17 Novembre 2012. Senza pensarci molto, raccolgo dei fogli e afferro una penna, decisa a buttare giù qualche riga.

"Era il mio secondo giorno nella clinica e una piccola bambina mi stava passando accanto. Volevo fare una passeggiata nel gardino, ci era permesso di accedervi solo due volte a settimana e non mi lamentaii infondo era soltanto il mio secondo giorno in quell'istituto. Mi ricordo che mi annunció contenta il numero della sua camera B23 e fummo felici di scoprire che era proprio di fronte alla mia A22. Aveva degli occhi color mandorla, molto simili ai tuoi e questo, mi portó a pensarti molto spesso. Aveva perso i genitori da poco ed era l'unica sopravvissuta all'incidente stradale. Purtroppo finì in clinica poiché cominció a soffrire di attacchi di panico. Festeggiammo i suoi sette anni, un giorno di estate. Ricordo che fu molto felice del mio regalo:un piccolo libro di fiabe che narrava di come una principessa bionda riuscì a salvare il popolo da una strega malvagia. Era proprio come lei e sai, molte volte immagginavo anche te, intento a leggerle una fiaba per farla addormentare ma questi ricordi mi portavano solo a star male. I dottori diluivano delle pasticche con l'acqua, facendomele bere, per calmare i miei attacchi di asma causati anche alla forte dose di eroina ancora presente nel mio corpo. Ci furono anche i giorni in cui l'eroina mi faceva fare cose di cui non ero consapevole. Ho passato notti insonni a desiderarti al mio fianco, sperando che la droga abbandonasse il mio corpo permettendomi magari di avere una vita più facile e meno complicata ma in cambio ricevetti solo tante visite mediche."

Zayn restó a guardarmi ancora per molto. Notai i suoi occhi diventar più lucidi ad ogni mia parola, come se fossero ferite al cuore. Alla fine, decidemmo di affrontare tutte le nostre paura, insieme. Mi incitó ad andare avanti anche se ormai sentivo gli occhi pizzicarmi.

"Sai -ridacchiai.- mi hanno anche portato da uno di quei 'strizza cervelli' come spesso li chiami. Non miglioravo, mai. Ogni notte avevo degli incubi ed ogni notte Niall era al mio fianco pronto a svegliarmi per ricordarmi che erano solo brutti sogni. Demoni, così riuscii a chiamarli. Demoni che ogni notte, si impossessavano del mio corpo e della mia mente, portandomi a fare cose assurde. Una notte -scossi la testa, ancora incredula delle mie azioni.- riuscii a scappare, correre via dalla mia stanza ed entrai in un taxi. Il mio corpo era coperto solo da un terribile camice bianco e non persi tempo nemmeno ad indossare delle ciabatte. Corsi via, correndo a piedi nudi contro le strade fredde di Bradford in pieno inverno." Cercai di terminare il mio discorso ma notai le lacrime bagnare il tessuto della mia maglia. Zayn prese le mie mani tra le sue, non sapendo che dire. Restammo in silenzio per un tempo indefinito entrambi addolorati.

"Io volevo correre da te, volevo dirti che ti amavo, nonostante tutto." Singhiozzai, sentendomi lacerare dentro. Le mura che avevo precedentemente costruito erano state abbattute e ormai la mia anima era giunta allo scoperto. Non ero ancora pronta per raccontare simili momenti ma forse avevo solo bisogno del suo conforto. Stavamo spogliando le nostre anime. Entrambi volevamo rivelare i nostri temuti segreti.

"Sono partito Mad, perché non mi hanno permesso si rivederti. Sono tornato in ospedale più volte ma tua madre, non mi hai mai permesso di entrare nella camera dove ti trovavi.- Fitte, giunsero dritte al cuore. Era colpa sua se non avevo la possibilità di vedere Zayn.-Allora ho deciso di partire, andarmene dalla città. Tua madre mi convise che non ero un buon ragazzo, dovevo starti lontano e forse, solo così potevi tornare ad avere una vita norlame."

Ora era davvero troppo. Mia madre aveva convinto il ragazzo che amo ad abbandonare la città per farmi tornare a rivivere. Si sbagliava, vivevo solo se avevo Zayn al mio fianco.

"É la verità Mad, credimi." Disse sicuro.

Gli credevo e volevo solo affrontare mia mamma per urlarle contro tutto il male che mi ha fatto.

"Vieni." Allungó un mano contro la mia guancia, catturando una lacrima.

"Dove mi porti?" Ero scolvolta. Dove mi avrebbe portata?

"C'é mio padre di sotto." Aggiunsi poco dopo, appena capii le sue intenzioni.

Io e Zayn eravamo rimasti chiusi nella mia camera per ore e un semplice "Sono a casa." mi fece capire la presenza di Mark nel salone.

"Torniamo a Bradford." Furono le ultime parole che lasciarono le sua labbra.

Intrecció le notre dita ed ero felice che mi tenesse per mano, infondo alle cose belle ci si aggrappa per paura di vederle scomparire.

"Signor Mark?" La testa di mio padre sbugó dalla cucina. Con l'indice ci invitó a raggiungerlo e per un istante, mi soffermai a guardare le nostre mani: era da tempo che non stavamo così bene e mi era mancato molto più dell'aria. Magari sembra assurdo e banale ma infondo tutte le cose belle a volte vengono etichettate così.

"Noi in realtà dovremmo andare." Ha detto Zayn mentre un'odore di cioccolata mi invase le narici. Mio padre era un bravo cuoco e un ottimo padre. Ribollivo ancora di rabbia per ció che mia madre ci aveva fatto ma ero felice di sbatterle in faccia la verità perché noi, siamo stati separati ma due persone che si amano prima o poi tornano insieme. Se questo non succede, o non si amano abbastanza per accettare la verità e risultano così due codardi o nessuno dei due ci tiene abbastanza. Zayn mi ama e io amo lui e anche solo le nostre dita che si accarezzano, é una prova di tutto ció.

ShiverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora