Ib era bloccata. Era chiusa in uno stanzino stretto, senza una luce sopra la sua testa, e spinta a una porta priva di serratura. Era freddo, il legno su cui si schiacciava. Lei aveva freddo, ma non tanto da non poter sudare per la tensione; quell'oscurità le dava le vertigini, gli spazi stretti le facevano mancare l'aria. Stava male, non riusciva a muovere un dito, come se fosse stata sedata; voleva urlare per liberare la propria paura in qualche modo, ma l'unico suono che proveniva dalla sua gola era un lamento sforzato, privo di profondità. Le bruciava la gola, doveva bere qualcosa, si sentiva il petto schiacciato da una forza invisibile che la portava a terra; tuttavia era ancora in piedi, schiacciata contro il freddo legno della porta senza maniglia, immobile e dolorante.
Se avesse potuto, avrebbe distrutto quelle pareti che la costringevano in quello spazio esiguo, si sarebbe dimenticata della sua debolezza e la sua piccola statura e avrebbe demolito quello stanzino minuscolo che la lasciava senza aria. Non le importava se anche quello era parte delle opere di Guertena, nessuno avrebbe dovuto creare una simile prigione! Ma non sarebbe stata in grado di fare quello che avrebbe voluto fare, proprio a causa della sua mancanza di forza, ma anche a causa della sua impossibilità di muoversi; l'unica possibilità per andare via da lì era sperare nell'arrivo di qualcuno che l'avrebbe liberata da quell'inferno.
Ma chi poteva salvarla? Chi le diceva che quella fosse una stanza, e non una bara in cui era stata chiusa e sepolta per sempre? Chi le diceva che avrebbe rivisto la luce del sole, dopo quello? Avrebbe potuto morire asfissiata o la fame l'avrebbe consumata, prima che qualcuno si potesse accorgere di quello che stava accadendo lì dentro. E lei non avrebbe potuto chiamare nessuno, perché era bloccata, intrappolata, incapace di muoversi o di emettere un suono. Poteva solo contare i secondi che passavano, e vedere quanto ci mettesse la vita ad abbandonare il suo corpo...
Adesso si sentiva legata. Sentiva i nodi stretti ai polsi e alle caviglie, le corde che sfregavano alle sue gambe e ai suoi fianchi, e il sangue che rallentava per raggiungere le estremità dei suoi arti. Non pensava che potesse essere così doloroso. Non sentiva niente di tutto questo, in realtà: il dolore e la sensazione di oppressione che le davano le corde erano come dei rumori lontani, trasportati dal vento; Ib percepiva solo l'idea che le dava quella sua impossibilità di muoversi. Sentiva di essere anche bendata, e di avere qualcosa in bocca per impedirle di emettere dei suoni; questo avrebbe spiegato perché non potesse parlare, ma alla ragazza sembrò molto più semplice immaginare di essere stata drogata e rinchiusa lì.
In fondo era stata avvelenata. Quell'idea aveva un suo senso, nonostante tutta la follia che la circondava; chi si sarebbe preoccupato di trascinare una ragazza morta fuori da un buco e metterla in un altro buco, ancora più isolato per giunta? Forse qualcuno aveva avuto pietà di lei e aveva volto darle una sepoltura rispettosa... Ma chi avrebbe avuto tanta umanità, in quel luogo? C'erano solo mostri assassini, non c'erano buoni samaritani pronti a fare del bene – e poi, sarebbero stati anche abbastanza stupidi per non chiedersi se fosse viva o morta...
Ib non voleva rimanere in quel posto, voleva andare via; ma dove? Non poteva muoversi, non poteva chiamare aiuto, e non poteva certo liberarsi con le proprie forze. Era da sola, come non si era mai sentita prima, e pensava che la sua vita sarebbe finita così, senza un epilogo, senza un senso, ma solo con la morte per mano del morso di una formica.
Odiava quella formica, odiava sé stessa per essere stata così stupida, odiava quel luogo, odiava Guertena, odiava quel giorno che era il suo compleanno e che le aveva dato quella possibilità di andare a morire. Non voleva più pensare a nient'altro, se non a quello che odiava profondamente; tutto quello che era rimasto dentro di lei era odio. Non vi erano altre emozioni, ormai. Era intrappolata nel proprio odio; non aveva neanche paura ormai, perché sapeva di essere morta, indipendentemente da quello che sarebbe successo. Ma a un certo punto la paura tornò a farsi sentire, e con grande prepotenza.
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La rosa bianca
FantasyIb è cresciuta. Non è più una bambina ingenua che segue gli sconosciuti nelle mostre d'arte; adesso è una adulta, con dei sogni per il proprio futuro e delle passioni che la fanno sentire viva, ma anche tormentata da incubi e sensi di colpa. Dopo la...