Capitolo 17

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Piango, non ho fatto altro tutta la notte, ho ripensato alla telefonata a tutto e non riesco a non piangere, sto troppo male a volte mi chiedo cosa ho fatto di male per meritare tutto questo, la felicità non è per tutti a quanto pare o meglio non è per me, ora che avrei l' opportunità di assaporarla, mi ritrovo nella più assoluta tristezza. Per tutto il tragitto resto in silenzio, zia parcheggia davanti casa, la macchina si arresta e con essa anche il mio cuore, si volta verso di me e mi sorride, ma il suo sorriso sa tanto di tristezza, mi stampa un bacio sulla guancia e le prometto di chiamarla per aggiornarla.
Scendo dalla macchina, mio fratello Gianni mi corre incontro, lo prendo al volo lo stritolo di baci, lui è la mia unica salvezza in questa casa. C'è silenzio in casa quindi presumo che mio padre non è ancora rincasato, sarà in qualche bar a sbronzarsi, mia mamma mi abbraccia commossa, "ciao tesoro, ti trovo bene, mi sei mancata" anche tu mamma, ben tornata nell'inferno penso. Dopo aver chiacchierato un po' con lei, vado in camera a sistemare la valigia, per fortuna mio padre non è rientrato nemmeno per pranzo, sono le cinque e mezzo e decido di fare una doccia per prepararmi all'uscita con Jacopo. Indosso un jeans chiaro molto aderente con un top nero corto che lascia scoperta la mia pancia piatta, metto le mie converse e passo al trucco, solo un po' di mascara e lucido sulle labbra, sono pronta. Sono le sei e mezzo, sospiro di sollievo, mio padre non è ancora rientrato, se tutto va bene, riesco ad uscire senza incontrarlo, scendo le scale di corsa sto per aprire la porta quando la voce di mia mamma mi blocca "Celine dove stai andando?" "sto uscendo mamma," dico mettendomi sulla difensiva, "non puoi, tuo padre sarà a casa a momenti sa che saresti tornata oggi e si aspetta di trovarti a casa, ti prego sai bene che è meglio non provocarlo..." dice amareggiata, "mamma ti prego torno subito, è importante per me uscire stasera, poi ti prometto che starò a casa, tutto il tempo che vorrete, ma ora lasciami andare" sussurro " è per il tuo bene che ti chiedo di restare, sai cosa succede quando si arrabbia, puoi uscire domani quando non c'è " mi dice in tono supplichevole " no mamma io esco stasera e tu non me lo impedirai, ho diciotto anni ormai e sono stufa anzi arcistufa di obbedire come un cagnolino, solo per compiacere quell' ubriacone di tuo marito" a sentir le mie ultime parole mia mamma mi molla un ceffone, "scusami Celine.. " dice pentita all'istante del gesto, ma io nemmeno l'ascolto, come una furia apro la porta e mi precipito fuori. Corro a più non posso per scaricare la tensione, mi accascio sulla panchina nella piazza dove mi son data appuntamento con Jacopo, non ho voluto che venisse a prendermi a casa temevo la reazione di mio padre nel caso lo avesse visto. Riprendo fiato e mi calmo ascoltando la musica dal mio cellulare. Dopo venti minuti un colpo di clacson mi avvisa dell'arrivo di Jacopo, meno male, pensavo mi desse buca. Mi affretto ad aprire lo sportello e mi sistemo sul sedile passeggero, "hei ciao" dico e mi avvicino per un bacio sulla guancia, lui ruota il capo e mi scontro con le sue labbra, mi sorride io resto a guardarlo "ciao cucciola" e questo diminutivo da dove esce fuori? Penso, poi mi prende la testa tra le sue grandi mani, mi accarezza con i pollici le guance si avvicina e fa incontrare le nostre labbra, il cuore mi scoppia in petto, mi sento avvampare, il suo bacio è dolce e lento, io sembro uno stoccafisso, lui mi sorride "mi sei mancata..." e avvia il motore, mai avrei pensato che un giorno uscissi con Jacopo è tutto così inverosimile, alzo il volume della radio e mi abbandono sul poggiatesta del sedile.
Un ansia mi assale, prego affinché mio padre non se la prenda con la mamma quando rientra, mi dispiace per lei, ma in qualche modo io devo reagire se non voglio soccombere.
Non avevo voglia di stare seduta in pizzeria con tanta gente intorno, ho proposto ad Jacopo una pizza da asporto e lui ha accettato, abbiamo mangiato seduti su una panchina in villa.
Ci lasciamo cullare dal dondolio delle altalene, lui mi parla un po' di se senza escludere qualche sua storia passata "ora tocca a te..." mi dice,bloccando l'altalena con i piedi e guardandomi in faccia, fingo di non capire, "scusa...?""tocca a te ,raccontarmi qualcosa di te... "mi sorride " beh non che abbia molto da dire a differenza tua che hai parlato per un'ora... "lo prendo in giro" "ci sarà pure stato qualcuno che ti ha fatto girare la testa no?" esito un attimo prima di rispondere, " si come a tutti... sono umana anche io dopotutto..." lui ride alla mia battuta "spiritosa la ragazza!!!"ometto di dirgli che sono stata pazza di lui per anni, ovviamente, " quest'estate... al mare ho conosciuto un ragazzo... all'inizio l'ho trovato antipatico e presuntuoso... "mi interrompe" il solito cliché insomma, come con me.. " " zitto e non mi interrompere "dico posando l'indice su quelle labbra morbide che si incurvano all'insù al mio tocco e mi vien voglia di baciarle, ma mi trattengo e continuo" insomma.. dicevo dapprima lo trovavo odioso, poi mi ha mandato in tilt il cervello "dico avvampando "ehm.. e cosa ha fatto per mandarti in tilt.. .?" dice alzando un sopracciglio" assolutamente niente, non era interessato a me... e dato che sei stato il mio primo bacio, capirai anche che non c'è stato niente tra di noi... " dico abbassando la testa " e la cosa non ti è andata giù , ti ha lasciato l'amaro in bocca...giusto? " si è fatto serio, non sorride più, non sarà mica geloso di lui? come può? gli ho appena detto che non c'è stato niente..." si devo ammettere che ci son stata un po' male... "certo come no solo un po', ma chi voglio prendere in giro, sono stata uno schifo, scende dalla altalena e si avvicina, abbassa la testa e mi sussurra " ah si? e che mi dici ora di lui è ancora qui?.. o qui? " dice poggiando la sua mano sulla mia tempia è poi sul mio petto all'altezza del cuore, mi si blocca il respiro, . sposto pronta la sua mano con uno scatto, poiché il mio cuore ha preso a galoppare e lui lo sta ascoltando mi sento a disagio, è troppo vicino" ne qui ne qui.." dico toccandomi come ha fatto lui poco fa, "perché è arrivato un supereroe che ha preso il suo posto..." Mi dice ,lo guardo e mi limito a sorridere, in un certo senso è così "hei, tutto ok? Ti sei stranita..." non è stupido ha capito che qualcosa mi turba, cambio discorso non voglio rovinare tutto... "pensavo a ieri sera quando mi hai detto che tieni a me, eri davvero sincero ?" gli chiedo "la verità? Beh vediamo... sono uscito con te stasera perché le altre erano impegnate, ti soddisfa come risposta? " mi alza il mento con due dita "certo, sempre meglio una dura verità che una dolce bugia.." dico stizzita, so che mi sta provocando ma mi infastidisce uguale "Celine mi spieghi cosa ti rende così insicura ? sei sempre li a farti mille paranoie senza un valido motivo, cambi umore all'improvviso ti rabbui, diventi triste ed io vorrei tanto capire quali pensieri girano in quella tua testolina, cosa ti turba, se vuoi parlarne io sono qui,..." vorrei poterti dire tutto ma non posso "è troppo complicato da spiegare e scusami ma non ne voglio parlare, non stasera" "ok comunque per rispondere seriamente alla tua domanda voglio dirti che, anche se abbiamo passato insieme pochi momenti, per me sono stati unici, sei una bella persona, mi piaci.." dice in tono dolce, "non la pensavi così ieri sera quando per telefono mi davi della ragazzina immatura e tanto altro.." dico alzando un sopracciglio, "disse la ragazza che mi ha sbattuto il telefono in faccia.. ero in collera e non puoi volermene per questo... dimentichi però che ti ho detto anche altro.." dice "tipo? " lo sfido, mi piace pensare che sono importante per lui," e no potevi stare attenta..." sorride, mi chiedo come può essere lo stesso ragazzo di qualche mese fa, quello che non si è mai accorto di me in questi anni di liceo, mai uno sguardo, un saluto, nulla, non mi filava di striscio, nonostante penso fosse a conoscenza della mia cotta per lui, o almeno era evidente per me ,già d'altronde non ero certo l'unica, proprio grazie alla miriade di ragazze che gli girano intorno era arrogante, spavaldo e con un ego smisurato. Allora mi chiedo cosa è cambiato? Cosa gli ha fatto cambiare idea e portato da me? Sto forse immaginando ogni cosa compreso che lui è qui con me e mi confessa che gli piaccio...la sua domanda di getto mi riscuote "che mi dici della tua famiglia? " Mi rabbuio all'istante, non rispondo, mi limito ad abbassare la testa "Celine mi vuoi dire che ti prende? Ho toccato un tasto dolente? " "ho litigato con i miei" dico una mezza verità, "è per colpa mia?" " figurati, non sanno nemmeno che esisti "dico in modo un po' troppo duro, lui sgrana gli occhi, ci è rimasto male, ed io non ho più voglia di parlare " portami a casa per favore" dico tutto d'un fiato, sto tremando, in un attimo mi rendo conto di quello che ho fatto... ho sbagliato ad uscire, mamma aveva ragione dovevo restare a casa, sono stata impulsiva e stupida ,mio padre sarà furioso e dio solo sa di cosa è capace, una lacrima scivola dai miei occhi "hei, sta calma, ti porto a casa se è questo che vuoi.." dice stranito, "tu non centri niente... mi dispiace io.. devo rientrare a casa, forse un giorno di questi prenderò coraggio e ti dirò cosa mi turba ma ora non posso, non me la sento... scusami".
Lo faccio fermare qualche metro prima di casa mia, non voglio che mio padre se la prenda con lui. "grazie .." dico aprendo lo sportello, " ci vediamo domani?" non rispondo scuoto solo la testa, "e allora quando? tra una settimana, un mese, quando?" chiede, è arrabbiato, ma che cavolo non capisce che non sto scappando da lui "non lo so accidenti, non so se..." le lacrime ormai mi inondano il viso, non volevo piangere davanti a lui, ma non ce la faccio, lui mi asciuga le lacrime con i pollici "scusami.. Mi dispiace aspetterò che mi chiami ok? Ci sentiamo cucciola" mi da un bacio a stampo sulle labbra " "ok ti chiamo io.. Ciao" dico e scendo dalla macchina in tutta fretta.Noto la luce accesa , dalla finestra che affaccia sulla strada, mio dio, ho paura, sicuramente mi stanno aspettando svegli.
Mi avvicino con mano tremante, infilo la chiave nella toppa, il click mi avvisa che la porta è aperta devo solo entrare, in silenzio entro cercando di non far rumore, non accendo nemmeno la luce nell'atrio, sto per salire il primo gradino della scala, quando sobbalzo alla sua voce facendo cadere a terra la borsa che avevo fra le mani, " è questa l'ora di rientrare ? " questo è il suo modo di salutarmi dopo quasi un mese "dove sei stata ?" Continua, io sono immobile non reagisco e non rispondo ,sento solo il rumore che rimbomba nelle mie orecchie, mi ha appena mollato un ceffone, la mia testa ha fatto un mezzo giro, " hai appena messo piede in casa e già esci senza chiedere il permesso? Tua madre sa che non voglio tu esca la sera, perciò presumo che hai fatto di testa tua...cos'è quella maglia così corta ?" Urla additandomi " Tutta scollata, è cosi che sei uscita quando eri con tua zia? Ah! sembri una puttana...mi vergogno di te." Mamma dove sei, perché non vieni in mio aiuto, perché mi lasci sempre sola.
La guancia mi fa male, mi porto una mano sul punto dolente, è bollente, " pff..certo ti vergogni di me... invece io dovrei essere orgogliosa di te vero? Devo essere orgogliosa di avere un padre così, sei ubriaco fradicio, come ogni volta che rientri a casa, guardati a mala pena ti reggi in piedi e ti permetti di giudicare me..." dico tutto d'un fiato con le lacrime che scendono ," sta zitta...sta zitta.. come ti permetti di parlarmi con questo tono.. io ti ammazzo.. lurida stronza." si scaglia contro di me, mi afferra per i capelli che ho raccolto in una coda alta, mi fa sbattere con la testa contro il muro, poi un calcio mi arriva dietro la schiena, questa volta ci resto sul serio penso, " ti prego smettila...basta non ne posso più" dico in sussurro stridulo, dopo l'ennesimo calcio,ma non si lascia commuovere dalle mie parole, mi colpisce ancora, sento in bocca il sapore ferroso del sangue, segno che mi ha spaccato un labbro, potrei buttarlo giù con una sola spinta se solo volessi, è così fragile, ma non lo faccio, lascio che mi picchi fin quando barcolla e cade sfinito sul divano ,io mi accascio a terra sui gradini delle scale che portano al piano superiore, non ho più la forza di muovermi, mi fa male dappertutto, ha usato tutte le forze che aveva contro di me, lo guardo ora inerme sul divano, batto le mani, " bravo papà...ora sarai soddisfatto...ormai le tue mani hanno preso il posto delle parole...non sai dire niente senza colpire...ti piace farlo non è così?...ti senti forte...potrei farti male anch'io sai... ci impiegherei poco a buttarti giù, ma non lo faccio.. io non sono come te..." dico con disprezzo ,Gianni fa capolino dalla porta, povero piccolo, le nostre urla lo hanno svegliato, " che succede qui? " Dice con voce assonata e la sua manina a coprire uno sbadiglio, guarda nella mia direzione e quando mi vede in quello stato inizia a piangere, urlare e inveire contro nostro padre. Si può chiamare padre una persona del genere?, io lo definirei più una bestia.. eppure non riesco a non provare pena per lui.," che le hai fatto? brutto.. brutto tu... " dice scagliando una serie di pugni, con le sue piccole manine, contro di lui "smettila o stasera le prenderai anche tu " dice in tono rabbioso, lo prende per un braccio e lo allontana, io mi alzo da terra facendo uno sforzo sovrumano, lui non deve toccarlo nemmeno con un dito o giuro che davvero non rispondo di me," ti prego Gianni, vieni qui...abbracciami" dico per farlo allontanare da lui, lo abbraccio.." ora vai di sopra, ti prego ascoltami, fallo per me, torna in camera tua e chiudi la porta a chiave, io starò bene tranquillo...va e non preoccuparti, passerà presto..." lui mi accarezza il viso, le sue mani sono cosi delicate," ma tu stai male, ...vado a chiamare la mamma.." dice piangendo, "no...no...no, non puoi.. vai a letto.. ti porto su... e se vuoi dormo con te stanotte.." " si ti prego.. resta con me.. possiamo scappare, andiamo via da qui, non lo voglio vedere.." per fortuna mio padre non lo sente, è caduto in catalesse.
Arrivo in cima alle scale, con Gianni, per mano, non ho la forza di prenderlo in braccio,sento i singhiozzi di mia mamma da dietro la porta della sua camera, abbasso la maniglia e capisco che è chiusa a chiave, lui l'ha chiusa dentro.. per evitare che prendesse le mie difese "Celine..." sussurra tra le lacrime "sono qui.. sto bene mamma" mento per non farla stare ancora più male, "mi dispiace..." si limita a dire,la immagino con la testa poggiata dall'altro lato della porta, non rispondo ,non ne ho ne la forza ne la voglia.
Non capisco come può accettare tutto questo senza ribellarsi, senza fare niente e lasciare che le nostre vite vadano in frantumi.
Entro in bagno, prendo del cotone imbevuto di alcol, e lo passo sulla ferita al labbro inferiore, brucia parecchio, il mio viso si contorce in una smorfia di dolore.
Gianni seduto sul water mi guarda triste, piange e asciuga le lacrime con le sue piccole manine, per fortuna lui non lo ha mai toccato, non lo potrei sopportare.
Sul mio viso, come sul mio corpo stanno comparendo delle macchie violacee e gonfie.. mi guardo allo specchio sembro un mostro.

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