Quando non sei abituata a chiedere a nessuno di restare nella tua vita non è detto che tu non abbia una disperata voglia che qualcuno ci resti, per questo dopo mio padre, mi sono aggrappata a Jacopo e stasera ho imparato a mie spese che non serve chiedere di rimanere a qualcuno ,chi vuole restare c'è già ancor prima che tu lo trovi e resta senza che glielo chiedi e lui non è qui con me, sono sola, sola nel mio dolore come sempre. Mi sveglio a causa dei raggi del sole che mi accarezzano il viso, guardo l'orario, sono le sette del mattino, ho dormito rannicchiata a terra ,il borsone a farmi da cuscino, dormire a terra non è il massimo e ho male alle ossa.
Ma il dolore fisico è niente a confronto a questa sofferenza interiore, sento il cuore stretto in una morsa di acciaio.
Esco fuori dal capanno e mi siedo all'ombra di un albero, le lacrime mi offuscano la vista e mi ripeto che devo reagire e non vi è altro modo di farlo, che quello di rimboccarsi le maniche, smettere di compatirsi e rialzare la testa.
Mi ritrovo davanti la stazione centrale, ho deciso di prendere il primo treno in partenza , lascio decidere al fato la destinazione, tanto un posto vale l’altro per me, l’importante è allontanarmi da qui.
Salgo sul treno, cerco un posto vicino al finestrino e mi lascio cadere su di esso, poggio il borsone sul sedile accanto, guardo fuori e la mia mente inizia a viaggiare, è un po’ come rendersi conto che la vita ci sfugge di mano, sento le lacrime salire agli occhi.
Ultimamente non faccio altro che piangere, penso a Marta a zia Claudia al dolore che proveranno quando scopriranno che sono andata via.
“Tutto bene signorina?” la voce del controllore mi fa trasalire, “si grazie, sono solo un po' stanca” dico allungando il biglietto, mi guarda perplesso poi annuisce e prosegue con i controlli. ”Signorina si svegli!!” balzo in aria dalla paura “ che succede?” quasi mi prende un infarto dallo spavento “ mi spiace signorina non volevo spaventarla, ma questa è l’ultima fermata” porca vacca mi sono addormentata, “ dove siamo?” chiedo stralunata “Firenze signorina” già Firenze. Sono ore che giro in cerca di un posto dove stare, purtroppo gli alberghi sono molto cari ed io non posso permettermi questo lusso, continuo la mia ricerca finché non mi imbatto in una piccola pensione, entro e mi accoglie una signora sulla sessantina, di bell’aspetto in un elegante tubino blu scuro, i capelli bianchi le scendono morbidi dietro la nuca, mi rivolge un sorriso dolcissimo, “buonasera signorina posso aiutarla?” la sua voce è dolce e pacata “ buonasera signora, cercavo una pensione per qualche giorno”dico a disagio “ sei una studente ?” scuoto leggermente la testa “ ah…lo chiedo solo perché gli studenti hanno delle agevolazioni sul prezzo” la scuola, con tutto quello che è successo non ho pensato alla riapertura della scuola e mi rattristo al pensiero che non potrò frequentare il mio ultimo anno di liceo insieme ai miei amici non mi diplomero'' con loro “ no …a dire il vero sono in cerca di un lavoro…” inclina la testa e si tocca il mento come se stesse pensando a qualcosa “ purtroppo le stanze qui sono tutte occupate.” Ecco lo sapevo mai una gioia “ però.. se vuole a duecento metri da qui c’è un ristorante modesto e accogliente, che fa proprio al caso tuo, so che cercano personale per il sevizio in sala ” sgrano gli occhi, non credo a quello che sento, dopo tante lacrime un sorriso sincero spunta sulle mie labbra, d’impulso abbraccio la signora che dapprima rimane sorpresa, poi ricambia il mio abbraccio ,proprio come farebbe una nonna con sua nipote.
Entro nel ristorante che la signora mi ha indicato, mi guardo intorno, è sera tardi, in sala non c’è nessuno, stanno chiudendo.
È passata la mezzanotte “ desidera?” mi volto a quella voce dolce e gentile, una ragazza con lunghi capelli biondi raccolti in una coda,mi si para davanti “ salve ..ehm.. mi chiamo Celine, cercavo un posto dove dormire e la proprietaria di una pensione qui vicino mi ha raccomandato questo posto… ha detto di fare il suo nome.. Francesca Noce” dico tutto d’un fiato ,lei abbassa il capo e sorride ,avrà più o meno la mia età, ha due occhi azzurro cielo, i pantaloncini corti mettono in risalto le sue gambe lunghe, ha un fisico da modella, è davvero molto bella “ mia nonna…” scuote la testa “ non capisco “ dico “la signora che ti ha mandato qui è mia nonna, questo ristorante è suo, scommetto che non te lo ha detto, ha affidato la gestione alla mia famiglia quando è andata in pensione” mi sorride, mi sta già simpatica penso tra me e me “ veramente no…mi ha detto che forse avevate bisogno di qualcuno che vi aiuti a servire in sala”continuo “ beh si sei interessata anche al lavoro?” mi chiede “ ehm.. si, ne avrei proprio bisogno” dico “ hai mai fatto questo lavoro ?” “ no…mi spiace io…” mi interrompe “ ok ..adesso è tardi, vieni ti mostro la stanza.. del lavoro ne parliamo domani” è davvero gentile, come sua nonna, le somiglia molto, poi aggiunge “non ti dispiace dormire in camera con me vero? purtroppo le stanze sono tutte occupate dal personale, “ e scoppia in una fragorosa risata che coinvolge anche me “ no.. andrà benissimo..non so come ringraziare...”.
La stanza è molto semplice ma carina, le pareti di un tortora e il mobilio bianco, due letti appoggiati ai lati delle pareti, chiedo di fare una doccia e mi indica il bagno adiacente alla stanza. Apro gli occhi di scatto, mi guardo intorno spaesata, poi realizzo dove sono, il letto al mio fianco è vuoto, ieri sera sono crollata ero a pezzi. ”Buongiorno Celine, dormito bene?” la ragazza entra nella stanza con un asciugamano intorno al corpo e un turbante in testa, ha appena fatto la doccia, “ehm.. buongiorno…” mi rendo conto che non le ho nemmeno chiesto come si chiama, lei mi capisce al volo “ Chiara.. ieri sera non mi sono presentata” mi dice allungando una mano, le sorrido “ bel nome...non potevano scegliere nome più appropriato”dico sincera.
Scendiamo al piano di sotto per la colazione e mi presenta i suoi genitori.
Sono due persone davvero a modo,semplici direi. “Allora Celine per quanto riguarda il lavoro… non ti nego che è molto faticoso, devi passare tante ore in piedi…pensi di potercela fare?” mi chiede Chiara mentre addenta una bomba alla nutella “ lo spero… ho davvero un bisogno disperato di lavorare” dico “ credo che andremo molto d’accordo io e te, anche perché, come potrai vedere con i tuoi occhi il personale è formato da persone adulte…siamo le uniche ad avere meno di quarant’anni” ride lei,io la seguo a ruota, ha una risata contagiosa “mi stai dicendo.. niente ragazzi carini tra il personale?” accompagno le parole ruotando gli indici delle mani,” no.. purtroppo” risponde lei “ per quanto riguarda lo stipendio non è molto ma è compreso vitto e alloggio”aggiunge “graziee..” dico buttandole le braccia al collo, un gesto che mi viene spontaneo, “ non potevo trovare di meglio…sono davvero felice di essere entrata in quella pensione che mi ha portato da te…” lei ricambia l’abbraccio “ sono felice anch’io di averti qui”.
Mi spiega grosso modo come funziona, come devo comportarmi in sala con le ordinazioni e il servizio.
Sono ansiosa, è il momento di servire in sala,faccio capolino dalla porta della cucina, mio dio quante persone penso, mi tremano le mani, spero di non combinare qualche guaio, di non buttare all’aria qualche piatto.
Mi lascio cadere su una sedia, sono esausta, non ho fatto altro che fare avanti e indietro dalla cucina alla sala per tutta la sera, per fortuna è andato tutto bene, all’inizio ero un po' impacciata poi ci ho preso la mano.
”Stanca?” mi chiede Chiara “ sfinita è la parola giusta...ma soddisfatta” dico “ col tempo ci si abitua e i piedi non fanno nemmeno più tanto male…” dice guardando i miei piedi, ho tolto le scarpe, ho le vesciche ai piedi “ ti abituerai presto” continua,” lo spero”.
Durante il tempo libero, Chiara mi accompagna a visitare i posti più belli della città, così tra il lavoro e le passeggiate, è già passata una settimana.
Sono seduta sul letto, non riesco a dormire, penso a casa, mi mancano i miei amici, mi manca Gianni, mia mamma e persino lui, lo so non dovrei ma non posso smettere di volergli bene, non posso.
Le lacrime scendono sul mio viso, Chiara mi ha prestato il suo telefonino per fare una chiamata, purtroppo l’unico numero che ricordo a memoria è il numero di casa mia, compongo il numero, il cuore inizia a martellarmi nel petto e attacco prima che riceva risposta. Riprovo di nuovo e attendo, una voce cupa risponde dall’altra parte, prendo a tremare, non riesco a parlare è lui mio padre, sembra triste ,chissà se gli manco, “ stupidi idioti” dice sbuffando e mette giù, non è uno stupido scherzo, sono io papà e mi manchi come l’aria, scoppio a piangere mio dio aiutami, non so quando e come resisterò senza poterli vedere senza ascoltare la loro voce, non ce la faccio più, so che devo ritenermi fortunata, ho trovato delle persone fantastiche che mi hanno accolto come una della famiglia, ma io sto male, sento il cuore che mi esplode.. ho continui attacchi d'ansia e di panico.
Penso a Jacopo, mi chiedo come ho potuto essere così ingenua, ho creduto davvero che mi volesse bene, invece mi ha solo preso in giro, se quella sera non fossi passata da lui, mi chiedo come sarebbe andata, chissà per quanto tempo avrebbe continuato a mentirmi.
Eppure quella sera sembrava così sincero, cosa c'è che non va in me? È possibile che io non venga MAI, DICO MAI ricambiata quando mi innamoro, non voglio innamorarmi mai più, l’amore fa male.
"Hei Celine devo da... rti una bella notizia" è entrata di corsa in camera, si blocca un attimo e poi riprende alla vista del mio viso inondato di lacrime, le asciugo in tutta fretta con le mani, "cos'hai perché piangi? " chiede " non è niente Chiara, è solo allergia alla polvere " lei capisce che sto mentendo miseramente ma resta in silenzio " allora sentiamo... Qual'é questa bella notizia.. " dico tirando su col naso " allora.. oggi ho incontrato il mio vecchio professore... quello del liceo.. " dice euforica " ehm… cosa c'entra il professore con la bella notizia " non capisco, mah." Appunto.. c'entra eccome, tu mi hai detto che avresti dovuto fare l'ultimo anno di liceo.. ma non puoi perché, per ovvi motivi sei qui e quindi... " la blocco con la mano " ferma.. ferma.. cosa stai confabulando.. non sto capendo " dico confusa " niente.. gli ho chiesto un favore, lui ora è in pensione, ma può aiutarmi per farti ammettere al liceo qui a Firenze, così terminerai i tuoi studi e..." "no.. no.. non continuare nemmeno... tu stai fuori, io non faccio proprio niente... non posso permettermi di studiare.." dico abbassando la testa, le ho raccontato mezze verità su me, per esempio che sono andata via di casa perché non sopportavo più la situazione in casa con i miei, ma non sa come sono andate realmente le cose, ovvero che mio padre mi ha buttato fuori di casa "perché non ne hai parlato prima con me... sono stufa che tutti decidano per me... pensavo che tu mi capissi..." le rispondo in tono accusatorio, so che lo sta facendo per il mio bene, ma nessuno glielo ha chiesto, lei è rimasta spiazzata dalla mia risposta, pensava che avrei fatto i salti di gioia?, "scusami... io pensavo di aiutarti, credevo che fosse importante per te finire gli studi..." dice mortificata "ok.. scusami... davvero, è solo che io..." ma che diavolo sto facendo, l'ho ferita, proprio lei che ha fatto così tanto per me in questo periodo.
Lei è stata la mia scialuppa di salvataggio in un mare in tempesta.. sono un'idiota, non dovevo parlarle in quel modo, ma sono ancora sconvolta per la telefonata " beh... forse ho sbagliato momento.. ne riparliamo un'altra volta quando ti sarai data una calmata " si volta per lasciarmi sola, ma io non voglio che vada via, le allungo il cellulare, "Chiara aspetta... mi dispiace davvero... è un brutto momento e me la son presa con te... mi spiace.. ho reagito male, ti chiedo scusa non dovevo dirti quelle cose..” dico “ c’entra per caso la telefonata che hai fatto ?”. “ si.. ho chiamato casa, l’unico numero che ricordo a memoria e.. ha risposto mio padre.. non ho trovato il coraggio di parlare con lui.. sono rimasta in silenzio e poi lui scocciato ha messo giù..
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I Venti Del Destino #completa#
RomanceI venti del destino soffiano quando meno te l'aspetti a volte hanno la furia di un uragano, creano un vortice nel quale vieni risucchiato, provi a scappare con tutte le tue forze ma il vortice è più forte e non ti lascia via di scampo ti tiene in tr...