Capitolo 46

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È stato fantastico tutto molto intenso, io lo amo da impazzire e il solo pensiero che possa perderlo di nuovo mi fa andare fuori di testa, sono messa proprio male ed io che avevo giurato di non volermi innamorare mai più.
Malgrado l' angoscia che provo per mio padre, non posso fare a meno di provare un pizzico di gioia in questo momento, mi sento appagata,  non mi capacito ancora, di come questo bellissimo dio greco che fa impallidire anche i muri, stia con me, ma la cosa straordinaria è che lui mi ama...
Gli accarezzo il viso, amo farlo per vedere quel sorriso sincero che mi riserva ogni volta che lo faccio, lui mi accarezza i capelli,vorrei che il tempo si fermasse...poi mi stringe forte a se, una lacrima sfugge dal mio controllo lui posa un bacio sul mio occhio e asciuga la mia lacrima " sono qui... se vuoi tirare fuori quello che ti fa star male io ti ascolto...ti amo piccola".
Accoccolata tra le sue braccia, mi apro con lui e gli racconto in breve tutta la mia vita.
Sono passate ore e nessuno dei presenti in casa ha osato tediarci, hanno compreso che avevamo bisogno di stare soli, io li divinizzo, davvero, per me sono   la mia famiglia.  
Un Langhirano allo stomaco mi avverte che è passata da un pezzo l'ora di cena, nessun rumore o vociare proviene dal basso, data l'ora tarda saranno in camera a dormire. 
Indosso una sua t shirt, Andrea si infila un pantalone della tuta e scendiamo piano al piano di sotto, ci dirigiamo in cucina e le mie labbra si curavano all'insù.La nonna ha lasciato la tavola imbandita e per di più c'è una scodella con del cous cous che dall'aspetto sembra essere molto buono. 
Sono giunta alla stazione della mia città, Trani in Puglia.
Marta è venuta a prendermi con la sua macchina, lei  ha già preso la patente...se la cava anche piuttosto  bene con la guida.
Parcheggia davanti casa mia, mi abbraccia fino a farmi boccheggiare, poi mi lascia andare...mi sistema i capelli, il suo  sorriso mi conforta, conta più di mille parole...è giusto che entri in casa da sola ad affrontare i miei demoni e lei lo capisce.
Come quella sera sono scossa, non riesco a tenere ferme le mani, le gambe mi tremano allo stesso modo, con riluttanza suono il campanello.
La porta si spalanca e due braccine corte e morbide mi stringono la vita " Celine... sorellina mia sei tornata a prendermi come avevi promesso..." gli scompiglio i capelli, poi mi piego sulle ginocchia alla sua altezza "tesoro mio bello... si sono tornata, lasciati guardare....come sei cresciuto... sei un ometto ormai..." lo stringo forte tra le mie braccia, il suo profumo delicato mi riempie i polmoni, solo ora mi accorgo di quanto tutto di lui mi è mancato...  "Gianni chi è alla porta?" La voce di mia mamma arriva come un uragano nelle mie orecchie, nonostantemi la flebile voce.
Un passo dietro l'altro faccio il mio ingresso dentro casa.
Lei alla mia vista lascia cadere il vassoio che aveva tra le mani, spalanca incredula la bocca " Celine...sei proprio tu...amore mio..." trema...con le mani sugli occhi scoppia in un pianto liberatorio, io l'abbraccio e la sorreggo prmia che possa accasarsi a terra, le  accarezzo i capelli raccolti "mamma....sono qui non piangere" . "piccola come stai? Dove sei stata per tutto questo tempo? Ti abbiamo cercato senza sosta, eravamo disperati  noi..." Non smette di singhiozzare " mi dispiace mamma io non volevo darvi tutto questo dolore io  ti voglio bene mamma..." le mie parole si sentono a malapena "non posso biasimarti Celine, per quello che hai fatto, so che non è stato facile per te...tutte le umiliazioni  che hai dovuto subire  per anni...scusami se non sono stata una buona madre... se non ho saputo preservarti , eri solo una bambina...la mia bambina, quando hai oltrepassato quella soglia per non farvi più ritorno ho realizzato che avevo sbagliato tutto, nulla aveva più un senso...avevo perso anche te...se solo potessi tornare indietro tesoro mio io...ti avrei protetta con le unghie e con i denti come era giusto che fosse...invece mi sono chiusa nel mio dolore..."  " basta mamma,  d'ora in avanti tutto andrà meglio vedrai...gli sbagli ti attirano a fondo, sbagliare è semplice, ma dagli sbagli si impara e  il finale dipenderà da  noi." Lei mi bacia sulla fronte,   lo spero figlia mia.
"Dov'è papà? Voglio vederlo..." faccio la fatidica domanda anche se ho una fottuta paura di sentire la risposta " è di sopra in camera Celine... tuo padre..."  non riesce a terminare la frase a causa del pianto "lo so mamma.... so che sta male, Marta mi ha messo al corrente della malattia di papà, è grazie a lei se sono qui..." .
Devo fare appello a tutta la mia forza di volontà per non crollare, la porta è socchiusa, sento un rantolo, apro lentamente la porta , lui è lì immobile nel letto, gli occhi chiusi e aghinon e   macchinari attaccati al suo corpo, porto la mano davanti alla bocca per soffocare un singhiozzo, è così pallido... accosto piano l'orecchio alla sua bocca per assicurarmi che stia ancora respirando, il suo respiro è lentissimo ma mi rassicura.
Mi siedo sulla sedia al suo fianco, la stessa dove immagino mia mamma trascorra le sue notti da quando si è ammalato.
I ricordi riaffiorano prepotenti nella mia mente. Vedo una bambina felice sulle spalle del suo papà, che ride a squarciagola per qualcosa che lui ha detto.
La marmocchia di papà,  era sua abitudine chiamarmi così ed io lo consideravo il mio eroe, il papà migliore del mondo.
Le immagini cambiano bruscamente e vedo una bambina di circa nove anni che piange rannicchiata a terra nella sua cameretta, livida impaurita e nessuno a consolarla.
La bambina cresce con il pensiero fisso d’esser sempre la colpevole del bere incontrollato di suo padre.
Diventa adolescente,  cerca attenzioni e amore, ma per lei la vita non è tutta a colori come  immaginava da bambina.
Ha paura...teme di rientrare a casa e trovare ancora una volta suo padre ubriaco.
L’alcol lo altera, lo imbruttisce, lo rende cattivo, un mostro oserei aggiungere, non ci sono più manifestazioni di affetto, Iei è sempre alla ricerca di un suo abbraccio o di una sua carezza, ma, in cambio riceve solo urla e botte.
Vedo quella ragazzina con mille fragilità che nasconde dietro ai sorrisi, dietro ad atteggiamenti spavaldi e duri.
Quando contrariamente, si sente costantemente giudicata, inquieta, instabile e incompleta.
Tutto si amplifica quando si imbatte  in amori non ricambiati, sentimenti non corrisposti, si ritrova a leccarsi  le prime ferite d’amore e si chiede se ci sarà mai qualcuno disposto ad amarla così come è... fino ad arrivare ad odiare l’amore.
L'idea di mettersi davanti allo specchio e guardarsi dentro la inorridisce,  vorrebbe solamente urlare e spaccare tutto quanto, ma continua a fingere a  sorridere davanti agli altri.
Non si rende conto che non sta solo ingannando gli altri, ma mente soprattutto a se stessa.
Solo quando resta sola e nessuno la vede, può dar sfogo alle sue lacrime, e non basta passare la mano sotto gli occhi o tirare su col naso per ritirarle su, non riesce a fermarle, scorrono come  un fiume in piena.
Quella ragazza ora non c'è più ci sono io che  ho iniziato ad avere più coraggio delle mie azioni,  grazie anche all'aiuto di chi mi è stato accanto in questo periodo, sono riuscita a liberarmi dalle ossessioni del passato, Daniel era morto non per colpa mia, ma per colpa del crudele destino che lo aveva fatto ammalare a soli due anni.
Le attenzioni di Jacopo in qualche modo mi hanno aiutata ad avere più rispetto per me stessa, ma allo stesso tempo mi ha distrutta. Accecata dalla rabbia per essermi fidata ancora una volta della persona sbagliata, sono fuggita via, non vedevo via d'uscita, gli ostacoli sembravano insormontabili, niente aveva più senso, lottare non aveva più alcun senso.
Solo ora che mi ritrovo in questa stanza al fianco di mio padre moribondo, capisco quanto mi sbagliavo, dovevo reagire e trovare la forza per restare qui, sostenere mia madre e aiutare mio padre a guarire dalla  malattia dell'alcolismo.
Per quanto il cammino sembri deviare dai nostri desideri in modo bizzarro e assurdo, esso finisce per condurci sempre alla nostra meta invisibile. Tutto accade per una ragione, non avrei ritrovato Andrea se non fossi andata via quella sera, forse la strada giusta la troviamo solo quando ci perdiamo.

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