Capitolo 49

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Sono passate alcune ore, la nonna con gli altri è andata via, Andrea ha deciso di trattenersi ancora qualche giorno, ha detto di non volermi lasciare sola in questo momento difficile per me.
Sento suonare il campanello, vado ad aprire e mi ritrovo due occhi verdi che mi scrutano   come a volersi accertare del mio stato d'animo, mi butto tra le sue braccia,  zia claudia mi stringe forte tra le sue braccia esili, come a volermi proteggere da tutto il dolore che che mi porto dentro. Dopo un tempo indefinito si stacca da me e mi segue in salotto, i suoi occhi saettano su Andrea che se ne sta comodamente seduto  sul divano,  con le braccia spalancate sulla spalliera, lei si volta verso di me con un ghigno divertito "zia lui è Andrea... Lei è mia zia Claudia" faccio le subito le presentazioni, Andrea si alza dal divano e ci raggiunge "piacere" esclama Andrea con il suo bellissimo sorriso, la  zia gli stringe la mano "piacere mio ragazzo... sbaglio o ci siamo già visti...?" so che l'ha riconosciuto, lo capisco dalle sue occhiate maliziose.    Andrea si passa una mano dietro la nuca, è strano vederlo in imbarazzo, così decido di intervenire "non sbagli zia, lo hai visto l'hanno scorso al mare quando eravamo in vacanza..." "ah certo, ora ricordo lui è il figo per il quale sbavavi sulla spiaggia" ride di gusto ed io la fulmino con lo sguardo. Andrea fa una smorfia fingendosi sorpreso da tale rilevazione, che stronzo sono sicura che me lo rinfaccerà non appena la zia sarà andata via, un sorriso compiaciuto compare sulla sua bocca "non montarti la testa..." replico dandogli uno schiaffetto sul braccio " come al solito mia zia esagera" "certo come no...credo che abbiamo molto di cui parlare io e tua zia..." mi stuzzica, " niente che tu non sappia..." aggiungo.          La zia ci sottopone ad un lungo ed estenuante interrogatorio, decisa a voler sapere tutto di noi, di come ci siamo ritrovati e finiti insieme.                                       Armati di tanta pazienza le raccontiamo tutto.                     Sono trascorsi cinque giorni dalla morte di mio padre, stamattina Andrea è partito per tornare a casa, io e Marta lo abbiamo accompagnato alla stazione. Ora un vuoto attanaglia il mio stomaco, mi manca già nonostante siano passate solo poche ore.              È incredibile come la sua presenza mi faccia stare bene, ma allo stesso modo la sua assenza  mi lascia un vuoto dentro difficile da colmare.      

                                                                                     ≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈                 

È passato un mese da quando Andrea è tornato a Firenze, durante questo periodo è venuto da me un paio di volte, ed ogni volta è stata sempre più dura vederlo andare via, mi manca, mi manca come l'aria che respiro. Oggi 1° settembre io e Marta  siamo venute a Napoli per sostenere il test di medicina all'università Federico II. Sono agitatissima,nonostante  ho passato tutte le notti del mese di agosto sui libri, ho studiato come una dannata senza concedermi nemmeno il lusso di uno svago.                              Mi asciugo le mani sudate strofinandole sul pantalone nero a zampa che indosso e con le gambe che tremano, mi avvio sotto braccio a Marta all'interno dell'aula dove sosterremo il test.                       Al suonare della campanella esattamente dopo 90 minuti di agonia, consegniamo il test e ci precipitiamo subito fuori  dall'università alla ricerca disperata di un bar per prendere un benedetto caffè con la speranza che allievi tutta la tensione accumulata. Il mio cuore si blocca quando alzo lo sguardo e lo vedo, nonostante stiamo insieme da un pò mi fa sempre lo stesso effetto, è appoggiato alla carrozzeria di un'auto nera, ai bordi della strada, con la sua aria da bello e dannato, con le gambe incrociate e la sigaretta tra le labbra, Dio quanto è bello... alza la testa come se avesse avvertito la mia presenza, con un movimento sensuale abbassa gli occhiali da sole sul naso e un sorriso si fa largo sul suo viso, è così sexy che lo stomaco si contorce.           Butta a terra la sigaretta spegnendola con il piede e a grandi falcate mi raggiunge.  Noto stizzita,  le occhiate che le ragazze gli rivolgono seguite da un sorriso malizioso, lo stronzo alza la mano a mo di saluto facendo loro l'occhiolino mentre le oche sghignazzano compiaciute.              
"Ti sei divertito?..." dico incrociando le braccia al petto, "non dirmi che sei gelosa piccola... vieni qui, abbraccia il tuo fidanzato..." per quanto lo desideri da morire non lo faccio, metto il  broncio come un bambino al quale hanno appena rubato il gelato  "no..." borbotto infastidita e lui scoppia a ridere, mi prende per un polso e mi attira a se con forza facendo scontrare i nostri petti "ciao Marta..." dice alzando lo sguardo verso la mia amica che ci guarda divertita "ciao Andrea..." faccio per allontanarmi "lasciami..." ma non me lo permette, mi stringe più forte lasciandomi un  bacio sulla testa " la mia bambina permalosa... Sai che ho occhi solo per te..." "certo come no... Ho notato...sei solo un buffone..." allontana la testa giusto quel poco per guardarmi negli occhi, mi prende il mento tra le mani "mi sei mancata anche tu piccola..." mi sbeffeggia, come a voler marcare che non l'ho ancora salutato come si deve, il suo fiato caldo solletica le mie labbra, mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, un brivido percorre la mia schiena, la sua mano accarezza la mia guancia,  I suoi occhi famelici saettano sulle mie labbra provocandomi uno spasmo doloroso tra le gambe, si avvicina con troppa lentezza,  se continua così rischio di svenire seduta stante, grazie a dio azzera la distanza poggiando le sue labbra sulle mie, un calore invade il mio corpo, fino ad arrivare al viso, lo desidero da morire, la sua mano si sposta dietro la mia nuca e mi spinge più forte verso di lui ed io lo lascio fare.                                              Marta si schiarisce la voce con un colpo di tosse, interrompendo il nostro momento di passione, Andrea mi stringe forte fino a togliermi il fiato "allora come è andata...? " mi sussurra nell'orecchio "beh spero bene... per l'esito bisogna aspettare un pò come già sai..." "sono sicuro che ce la farai... Io credo in te piccola" "che ne dite se ci muoviamo da qui piccioncini, io ho urgente bisogno di un caffè.." esclama Marta riportando l'attenzione su di lei "ehm certo ... andiamo pure" così dicendo ci avviamo verso il bar che troviamo proprio di fianco all'università. Quando siamo fuori dal bar Andrea ci invita a  salire sulla sua auto, non sapevo ne avesse una, fino a poco fa, quando l'ho visto in tutto il suo splendore.
Di solito quando veniva a farmi visita prendeva il TRENO, beh a dirla tutta  sono tante le cose che ancora non so di lui e all'improvviso mi sento un tantino amareggiata.                       "Bella macchina" gli fa Marta non appena prende posto sul sedile posteriore "grazie" risponde Andrea mettendosi al volante.
Io resto in silenzio con la testa rivolta verso il finestrino, sento la sua mano sulla coscia "hei Celine che hai? Sei così silenziosa..." "ehm... Ero sovrappensiero scusa..." " ho notato... Cosa ti angoscia piccola? " "nulla" mento, Andrea non insiste e si limita a guidare in silenzio " che ne dici di restare a Napoli e passare qui la notte? " esordisce  dal nulla, continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, mi schiarisco la voce 
" non credo sia una buona idea, Marta deve rientrare per il compleanno di sua madre e anch'io mia madre mi aspetta..." Andrea sospira rumorosamente ,  "ok allora vi accompagno io se siete d'accordo..." dice con una punta di delusione "hei Celine, Andrea ha ragione è tanto che non state insieme, non vi preoccupate per me, io posso tranquillamente rientrare da sola,  Vi meritate un po' di serenità..." "ma..." "niente ma Celine... ho deciso, va bene così, vi chiedo solo di darmi uno strappo fino alla stazione " "allora ok..." dico con voce flebile, con la coda dell'occhio vedo un sorriso comparire sul viso del bel moro al mio fianco.
Lo stomaco si contorce al solo pensiero di passare la notte con lui, lo voglio  così tanto, è da quando ho lasciato la villa della nonna che non abbiamo più fatto l'amore e mi sento un po' a disagio.
Dopo aver lasciato Marta alla stazione abbiamo cercato un albergo e lo abbiamo trovato al centro di Napoli, Exe Majestic, un hotel di lusso, Andrea ha preso una  suite, non si è certo risparmiato, è situata al piano superiore, non appena infila la tessera magnetica la porta si apre e la vista che si presenta mi lascia senza fiato.
Un enorme zona giorno  circondata da vetrate, attraverso le quali si può osservare tutta la città, vi è un bellissimo divano rosso al centro e una scrivania poggiata sulla parete difronte.
Andrea mi prende per mano ed io sussulto, mi volto verso di lui e sorrido timidamente, la camera è molto spaziosa, nel mezzo un letto matrimoniale large e mobili moderni alle pareti, di fianco un bagno con pareti rivestite da mosaici neri.
È tutto bellissimo, poggio la borsa sulla poltrona all'angolo della stanza e mi lascio cadere sul letto, tante emozioni tutte insieme mi hanno sfiancata.
Andrea si siede al mio fianco e prende ad accarezzarmi la guancia, deglutisco rumorosamente, siamo così vicini che sento il suo respiro sulle mie labbra, senza aspettare ancora mi fiondo sulle sue labbra, è da quando l'ho visto fuori all'università appoggiato alla sua macchina che ho desiderato farlo, Andrea intensifica il bacio, intrecciando la sua lingua alla mia, mi accarezza un fianco e mi spinge sul letto, "Celine non sai quanto mi sei mancata piccola..." sussurra sulle mie labbra, facendomi accapponare la pelle, poi mi fa indietreggiare finché non raggiungo il centro del letto, si stende sopra di me facendomi sentire la sua erezione che spinge sulla mia coscia, un gemito strozzato esce fuori dalla mia bocca.
Infila la mano sotto la maglietta e percorre il mio fianco fino a raggiungere il mio seno, tira su il reggiseno e stringe il seno nella sua mano, con impazienza alza tutta la maglietta e con la lingua stuzzica il mio capezzolo già turgido, la mano scende lungo l'addome fino a raggiungere il bordo del mio pantalone, slaccia con mano tremante il bottone e  raggiunge la mia intimità  trovandola già bagnata "cazzo Celine, è bello vedere che sei già bagnata per me..." ride sulle mie labbra, le sue dita si muovono agili sul mio punto sensibile, io inarco la schiena strusciando sulla sua mano,  "che c'è sei impaziente piccola..." "Andrea ti prego..." il mio è un sussurro "dimmi Celine cosa vuoi..." "voglio sentirti dentro di me" mi stupisco io stessa delle parole che pronuncio, il mio viso è in fiamme
"ehm bambina viziata ..." due dita entrano dentro di me con movimenti rapidi, mentre il pollice continua la sua tortura sul mio clitoride, mi dimeno sotto il suo tocco esperto, mi sembra di impazzire, "Ti prego..." continuo, non resisto più,  Andrea mi osserva con lussuria e quando si accorge che sono al limite, mi tira giù il pantalone con un movimento brusco e lo sfila facendolo atterrare sul pavimento, poi è la volta dei mie slip, con la mano che trema slaccio la cintura dei suoi pantaloni e li sbottono, li spingo giù, con frenesia, Andrea si allontana quel poco che basta per sfilarli via completamente insieme ai boxer neri, riprende possesso delle mie labbra ,baciandole con foga, mi morde il labbro inferiore girandolo tra i suoi denti e un sorriso compiaciuto lascia le sue labbra carnose, con le mani salde sui miei fianchi, mi fa scivolare per avvicinare la mia fessura al suo membro, duro, con la mano destra torna a stuzzicare il mio clitoride gonfio, mentre con l'altra afferra il suo membro pulsante e lo avvicina alla mia fessura, lo strofina due tre volte tra le  grandi labbra, incatena il suo sguardo al mio un ghigno malizioso si fa largo sul suo bellissimo viso  e senza darmi il tempo di dire niente con un colpo secco entra dentro di me facendomi urlare, "cazzo Celine avevo dimenticato quanto fossi stretta..." appoggia la sua fronte sulla mia, mi guarda preoccupato "vuoi che mi fermi?" Afferro il suo braccio " no... ti prego non fermarti..." ansimando esegue i movimenti con estrema lentezza, fuori e dentro, "Andrea..." e basta il suo nome sussurrato per spingerlo ad aumentare il ritmo delle spinte, i nostri bacini sbattono provocando un rumore secco, dio quanto mi è mancato, mi afferra le gambe e le adagia sulle sue spalle, le spinte si fanno sempre più veloci  finché non arrivo all'apice del piacere ed esplodo in un'orgasmo che mi fa dimenare e contorcere come un serpente. Un paio di spinte più forti e Andrea mi segue a ruota raggiungendo anche lui il piacere. Con respiro affannato e il corpo tremante si lascia cadere sul mio corpo.
Mi lascia un bacio dolcissimo sulla testa e mi stringe tra le sue braccia muscolose,  nonostante mi stia soffocando con il peso del suo corpo non riesco proprio a dirgli di spostarsi, mi sento appagata felice, come non lo sono mai stata.
Mi lascia un bacio tra i capelli è si sdraia al mio fianco, mi attira tra le sue braccia marmoree è restiamo in questa posizione finché il sonno non ci prende.

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