Capitolo 47

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Gli stringo la mano, pallida quasi trasparente coperta di lividi gialli e azzurri lasciati dagli aghi delle flebo, ho timore di fargli male, mi chino e ci poso un bacio leggero, come a voler lenire il suo dolore sia fisico che mentale.                              
Lo sento tremare al mio contatto, il mio cuore perde un battito, dischiude gli occhi, con fatica si volta  verso di me e i suoi occhi incontrano i miei già traboccanti di lacrime.
Un lieve sorriso compare sul suo volto stanco "Celine..." la sua voce è dolce "ciao papà..." un nodo alla gola mi blocca, le lacrime scendono copiose sulle mie guance.
Muove lentamente le labbra, mi risponde sussurrando un quasi impercettibile "ciao...." fa  un colpo di tosse, poi   ne susseguono  altri, un rivolo di sangue e saliva fuoriesce dalle sue labbra, mi appresto a rimuoverlo con un fazzolettino che prendo sul comodino. 
È una pena  sentirlo, la tosse non gli da tregua, sembra quasi che soffochi, "papà non ti affaticare..." gli accarezzo il viso, asciugo le sue lacrime "sono qui vicino a te... non vado da nessuna parte..." lo bacio sulla fronte, lui allarga con movimenti impacciati le braccia, accolgo il suo invito e mi fiondo tra le sue braccia, con delicatezza per paura di fargli male, poso la testa sul suo petto, riesco a  sentire a malapena il debole battito del suo cuore.
Non riesco a  capire quello che dice, la sua voce è solo un flebile sussurro, alzo di poco la testa, cerco di leggere  le labbra "non sai quante volte ho ideato questo momento...figlia mia, perdonami per il male che ti ho fatto..."  un dolore acuto si irradia nel mio petto, mi manca il respiro  "papà...non eri in te... io ti perdono..." sussurro al suo orecchio.
"Mi dispiace è tutta colpa mia... vi ho fatto soffrire con la mia partenza... ho sbagliato..."         "no... non devi sentirti in  colpa, non ti abbiamo dato scelta... io ti ho cacciata via, l'ho scoperto il mattino successivo quando tua madre nella disperazione me lo ha sbattuto in faccia... e questo non me lo perdonero' mai..." la voce strozzata  "non eri in te  papà, l'alcol, si lui fa fare cose terribili papà...ti acceca... ti rende violento...e non immagini quando sia fiera di te per averlo sconfitto... sei stato molto coraggioso..." voglio solo che capisca quando lo amo "vorrei poter tornare indietro e cambiare ogni cosa... ma non si può... sono felice che tu sia qui Celine, so che è impossibile recuperare il tempo perduto...ma tu non dimenticare mai che ti ho amato più della mia stessa vita..." Mi accarezza il viso con la debole forza nella sua mabo "schhh lo so papà... anch'io ti amo, non ho mai smesso di farlo, ora devi riposare, promettimi, io sono tornata e non ti lascerò più, è questo che conta... avremo modo di parlare tutte le volte che vorrai..." faccio per alzarmi " non andare ti prego... resta ancora un po' ... non mi resta molto tempo Celine...sento che la fine è vicina, domani potrebbe essere già tardi, voglio parlarti finché posso..." fa uno sforzo sovrumano per parlare " no... non puoi dire queste cose, tu sei forte papà e insieme ce la faremo vedrai, torneremo ad essere di nuovo la bella famiglia felice, io tu la mamma e Gianni, uniti come una volta." Esalo "non c'è più tempo Celine, ma tu, TU devi essere forte ..." "No non voglio papà...  non posso...ho atteso per anni che tu tornassi essa me ed io non permettero' a niente e nessuno di separarci di nuovo, abbiamo così tante cose da fare papà... dobbiamo recuperare tutti i momenti perduti..." mi  accascio sulla poltrona, mi sento mancare le  forze "ti prego ascoltami Celine... io ora sono felice, davvero...promettimi che ti prenderai cura della mamma, ha sofferto molto, lei mi è rimasta accanto nonostante tutto, non ha mai smesso di amarmi, io le ho chiesto scusa  quando ho smesso con quello schifo, so che esse  non bastano a lenire tutto il dolore che le ho inflitto... ma l'ho fatto ogni giorno e continuerò  a farlo ancora, finché avrò respiro, lei è la mia bussola l'amo da morire... " " lo so papà ricordo il modo in cui la guardavi con occhi pieni di amore...avrai modo di mostrarci l'uomo meraviglioso che sei e che amiamo... deve essere così..." trattengo un singhiozzo  " non devi stare male per me...tesoro mio, io non ho paura... ora sono felice, un'unica cosa chiedevo  prima di andarmene,  poterti rivedere per chiederti scusa personalmente e dirti quanto ti amo... Dio ha ascoltato le mie preghiere, tu sei qui che piangi per me e questo è il regalo più bello che potessi ricevere... ora posso morire sereno, Daniel è li che mi aspetta..." la sua mano rallenta la stretta, increspa le sue labbra in un sorriso e la sua mano scivola via dalla mia, "NOOOO" un urlo straziante esce dalla mia bocca "papà accidenti apri gli occhi... non puoi andartene così, ho ancora tante cose da dirti..." lo afferro per le spalle e lo scuote con tutta la forza che ho "ti prego stringi la mia mano...fa qualcosa, non startene lì immobile..." continuo a scuoterlo come una pazza isterica  " rispondimi papà... ti prego non lasciarmi...io ho ancora bisogno di te...devi conoscere  Andrea...  apri questi cazzo di occhi... dimmi che mi stai prendendo in giro, TU dovrai accompagnarmi all'altare il giorno che deciderò di sposarmi e sarai così emozionato che piangerai, ma saranno lacrime di gioia,  perché io sono la tua bambina... la tua marmocchia...". 
Paura, rabbia, solitudine, tristezza, disperazione, stordimento mi assalgono all'improvviso, sento i muscoli contrarsi, ho tachicardia, vertigini, cefalea... non può essere reale, ti prego fa che sia solo un brutto sogno.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla, mi volto e vedo il volto di mia  madre, scuote debolmente la testa, come a invitarmi a lasciarlo andare,  il bip ininterrotto dell' ECG che dichiara la sua morte, mi perfora il timpano, mollo la presa sconvolta, vedo la mamma applicarli un cerotto sul braccio, nello scuoterlo non mi sono accorta che l'ago nel suo braccio è uscito fuori e del sangue è caduto sulle candide lenzuola.  
La mia mamma mi stringe forte tra le sue braccia, il suo calore mi calma, mi accarezza i capelli, niente lacrime sul suo viso, solo tanta amarezza  "calma tesoro...ora devi essere forte...fallo per me ti prego..." esala "oh mamma io... perché...Non è giusto, mi sento così in colpa, se solo non fossi andata via..." Mi sento frustrata "non tormentati, non ti fa bene, nessuno di noi ha  colpe, è così che doveva andare, purtroppo il destino è un mare senza sponde che con improvvisa furia ci sommerge e ci annulla....
Sai mi piace immaginare che in questo momento lui stia correndo attraversando il tunnel di luce per  abbracciare Daniel e gli sorride... è finalmente felice.. dopo tanti anni di sofferenza..." sorrido " si... lo starà soffocando tra le sue braccia forti... come ha sempre desiderato..ha sempre avuto un debole per lui..." dico con amarezza    "ti ha amato tantissimo Celine, non dubitarne mai, la prima volta che ti ha tenuta tra le braccia, ha pianto come un bambino per ore... ti ha amato come solo un padre può fare, con tutto se stesso. Nell'ultimo periodo eri il suo pensiero fisso... temeva di morire senza vederti...parlava sempre di te con Marta" sospira "lo so me ne ha parlato...ma non riesco a credere che sia andato via così presto..." Non riesco a farmene una ragione "era malato da mesi... i medici mi avevano avvisato che gli restava poco...ma quello che loro non sapevano è che  tuo padre ci aveva già lasciati nove anni fa, quando è morto Daniel, quel giorno, lui ha smesso di vivere... beveva per lenire il dolore, ma questo era più forte dell'alcol e allora accecato dalla rabbia diventava violento facendo cose che mai avrebbe fatto da sobrio.
L'alcol lo ha annullato come uomo, come padre, come marito... lui non era più lui da tempo ormai, capisci quello che voglio dirti?
Solo da pochi mesi è tornato ad essere l'uomo che amava la sua famiglia prima di tutto e per fortuna sei tornata in tempo per rivedere il tuo vero e amato papà..." Sento singhiozzare ci voltiamo e vedo Gianni seduto a terra con le ginocchia al petto e la testa china, corro ad abbracciarlo, piangiamo in silenzio, non ci sono parole perché il dolore che sentiamo è troppo forte per entrambi.

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