Capitolo 48

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Mia mamma ha ragione I venti del destino soffiano quando meno te l'aspetti a volte hanno la furia di un uragano, creano un vortice nel quale vieni risucchiato, provi a scappare con tutte le tue forze ma il vortice è più forte e non ti lascia via di scampo ti tiene in trappola finché non soccombi.
Non so quanto tempo è passato, Gianni si è calmato tra le mie braccia, l'ho accompagnato in camera.
Mi sono sdraiata al suo fianco, stretto a me, sfinito si è addormentato.
Il mio cellulare prende a squillare, allungo la mano e leggo il nome di Marta sul display, rispondo alla chiamata,lei parte come una furia "ehi Celine come è andata..?." io scoppio a piangere " lui se ne è andato, ci ha lasciati poco fa..." la mia voce è strozzata, mi alzo piano, cercando di non svegliare Gianni.
"Mi spiace tantissimo Celine vuoi che venga lì? " " si...te ne sarei grata" mi affretto ad aggiungere.
Marta suona alla porta è arrivata alla velocità della luce, non mi da il tempo di spalancare il portone, che mi butta le braccia al collo, barcollo, mi aggrappo alla sua schiena e con la testa nascosta nel suo collo sfogo tutta la mia disperazione.
Mi accompagna in cucina dove mi accomodo sullo sgabello vicino alla penisola mentre lei mi prepara una tisana ad effetto distensivo e rilassante a base di Camomilla, melissa e passiflora, quando ero una ragazzina me la preparava sempre la mamma quando non riuscivo a dormire, dopo una qualche sfuriata d'ira di mio padre.
La mia casa brulica di persone, tante di loro nemmeno le conosco, sono accorse nel giro di poche ore, da notare come la notizia della morte di mio padre si è diffusa in un battibaleno, i primi ad arrivare subito dopo Marta, sono stati zia Claudia e zio Tony .
Erano commossi nel vedermi, ed io non ero da meno, mi sono mancati così tanto.
Non riuscivano a credere ai loro occhi, la zia ha pianto tantissimo tenendomi stretta a se, non riusciva a credere che fossi lì davanti ai suoi occhi dopo tanto tempo di silenzio. Ora è vicino a sua sorella per darle conforto, ma sembra che quest'ultima sia in uno stato di trance.
Sono stufa di ascoltare le ripetute nenie di queste persone, il fastidio per le stesse parole ripetute da tutte le bocche dei presenti, mi provocano ribrezzo come se delle semplici parole bastino a lenire il dolore viscerale che ho dentro.
Vorrei solo che in questo momento sparissero tutti, che mi lasciassero piangere in pace il mio adorato papà. È così ingiusto papà,io ho ancora bisogno di una tua parola, di un tuo sguardo, di un tuo gesto, è stato troppo poco il tempo che c'è stato concesso mi sento maledettamente un colpa per non essere tornata prima.
Manca poco e tutto finirà in un soffio, tu verrai sigillato in quella cassa di legno e rinchiuso in un loculo ed io non potrò vedere il tuo viso mai più...se non nei miei ricordi o su una foto sbiadita.
È paradossale come diamo tutto per scontato, poco ore fa era presente parlavo con lui, cercavo di recuperare il tempo perduto e adesso non c'è più, realizzo che non sentirò mai più la sua voce, ma che rimarrà solo una sottile musica di sottofondo nella mia vita.
Zia Claudia mi cita le parole di Sant. Agostino accarezzandomi dolcemente i capelli, la mia testa poggiata sulle sue gambe,
-I morti sono esseri invisibili ma non assenti. Noi non li vediamo perché siamo avvolti in una nube oscura, mentre loro sono nella Luce e ci vedono. I loro occhi, pieni di gioia, sono fissi sui nostri, pieni di lacrime.
Ci sono vicini, felici, trasfigurati -.
Queste parole mi toccano profondamente, un ricordo fa capolino nella mia mente "sarò l'uomo che ti amerà di più in tutta la tua vita" diceva facendomi saltellare sulle sue spalle larghe e le braccia ad avvolgere le mie gambe per evitare che cadessi.
La mia risata cristallina riempiva l'aria insieme alla sua. Io gli credevo, era il mio tutto finché ho creduto di odiarlo, si creduto, perché in cuor mio ho sempre saputo che non era così, l'ho sempre amato proprio come ha fatto mia madre.
Siamo davanti la chiesa dove verrà celebrato il funerale, io accanto alla mamma e Gianni, attendiamo che arrivi il carro funebre.
All'improvviso Il mio cuore comincia a battere all'impazzata contro la cassa toracica,mi manca il respiro, forse sto sognando, il dolore mi annebbia la mente,credo di avere  le allucinazioni.
Andrea viene verso di me,con le spalle ricurve in avanti, seguito da Chiara, Marco, la nonna e i genitori di Chiara, ci sono proprio tutti.
I miei occhi si riempiono di goccioloni, non avrei mai creduto che sarebbero venuti. Ieri sera ho inviato un solo messaggio ad Andrea, -il mio papà ci ha lasciati- dopodiché ho spento il cellulare, ho omesso anche di leggere i numerosi messaggi in segreteria e su wathsapp, ero a pezzi, non ho lasciato il capezzale di mio padre nemmeno per un attimo, gli ho parlato tenendogli la mano, finché quest'ultima non è divenuta artica e Cerea.
Mia mamma ha rispettato le mie volontà, ha aperto la porta di casa alle persone solo dopo il mio consenso.
I nostri occhi si incastrano, il suo sguardo riflette il mio dolore, si avvicina e senza dire una parola mi stringe tra le sue braccia. Io affondo la mia testa nel suo petto e mi sciolgo in lacrime, il suo petto è scosso dai miei innumerevoli sussulti,non riesco a smettere, Andrea mi accarezza con dolcezza la testa, il suo calore,la sua vicinanza sono come una manna dal cielo.
Dopo alcuni attimi riesco a calmarmi, ora è Chiara a stringermi a se, subito dopo tutti gli altri, la nonna con una dolcezza incommensurabile mi rivolge parole di conforto, percepisco la sua affettuosita', come fossi sua nipote di sangue e in questo momento ne ho davvero bisogno. Come un automa,seguo mia madre verso casa, pochi passi prima dell'entrata le gambe mi cedono, mi sento mancare, sento due braccia forti che mi afferrano evitando di farmi cadere rovinosamente a terra, il tempo di vedere due pozzi azzurri che mi guardano preoccupati poi nulla più, solo buio.
Quando apro gli occhi mi guardo intorno, avverto ancora l'odore delle candele e dei fiori che prima giacevano intorno al suo corpo inerme. Sono sdraiata sul divano sento delle voci sussurrate provenire dalla cucina, cerco di alzarmi ma un dolore lancinante alla testa me li impedisce facendomi crollare di nuovo sul cuscino che è stato adagiato sotto la mia testa.
All'improvviso mi ricordo di Andrea e gli altri, non li ho ancora presentati alla mamma mi chiedo dove siano adesso,  chiamo mia mamma,la voce è strozzata, "hei..." al suono della sua voce il mio cuore perde un battito, " hei..." rispondo in un flebile sussurro "come ti senti... Mi hai spaventato" "mi dispiace io non volevo..." dico con un nodo alla gola, "ciao tesoro ci hai fatto prendere un bello spavento" dice la nonna, ora ci sono tutti, leggo la tristezza nei loro occhi, una lacrima sfugge dai miei occhi Andrea si piega sulle ginocchia mettendosi  alla mia altezza, con una dolcezza disarmante, cattura la lacrima con il suo pollice, brividi percorrono la mia schiena,  il calore del suo alito sul mio collo mi destabilizza "sono qui piccola..." e bastano queste semplici parole a farmi scoppiare in un pianto liberatorio, gli butto le braccia al collo e sprofondo nella sua spalla, lui mi stringe a sé accarezzandomi i capelli, non era così che avevo immaginato il loro incontro, a volte mi capitava di sognarlo, io che presentavo Andrea al mio papà come mio fidanzato e lui orgoglioso di me accoglieva Andrea con una pacca sulla spalla intimandogli di non far soffrire la sua bambina altrimenti se la sarebbe vista con lui. Sembrava tutto così reale, ma mai avrei immaginato questo scenario che mi si presenta davanti, mia mamma mi guarda con occhi tristi, le braccia incrociate sotto il petto, le faccio segno di avvicinarsi "tesoro... so che è difficile ma devi reagire, tuo padre non vorrebbe vederti così..." mi prende la mano nella sua avverto il suo tremore "mamma lui è Andrea e..." non mi fa finire la frase che aggiunge "lo so tesoro... mi hanno spiegato un po' di cose mentre eri svenuta... sono felice che hai trovato delle splendide persone che ti hanno amata, del resto come si può non amarti bambina mia..." la sua voce si rompe, le mie braccia le avvolgono il collo e si sentono solo i nostri singhiozzi nell'aria.

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