Capitolo 4

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Oggi è un gran giorno: incontrerò per la prima volta il mio capo!
Non so bene come ci si comporti in queste situazioni ma spero di cavarmela: non dicono sempre tutti che devo essere "me stessa"?

Mi faccio una doccia per schiarirmi le idee e dopo essermi vestita e fatto qualche onda sui capelli esco di casa.
Entro nella caffetteria vicino casa e trovo molta fila: cavolo!

Non posso permettermi di fare tardi il mio primo giorno di lavoro! Manca un quarto d'ora alle 9 e sono ancora qui: devo sbrigarmi!

Esco dalla caffetteria di corsa e raggiungo appena in tempo l'ufficio.
Mi presento nuovamente dalla signora di ieri.

"Buongiorno"
"Salve signorina Taylor, le chiamo subito Anna" digita qualche numero su un telefono e poi dice a qualcuno di presentarsi nella hall.
Poco dopo una donna di mezza età si presenta davanti a me con un gran sorriso.

I capelli neri pece le incorniciano il viso pallido, ma la cosa che attira più attenzione sono gli occhiali di mille colori e molto grandi.
"Salve, prego mi segua, la porto nel suo ufficio"
Ufficio? Avrò un ufficio tutto mio?
Entriamo nell'ascensore dove mi spiega i miei compiti e gli orari di lavoro.

Scendiamo al diciottesimo piano dove ci sono molti corridoi pieni di porte nere.
Me apre una e mi fa entrare.
"Questo è il suo ufficio, può aggiungere ciò che vuole e iniziare a lavorare subito" esce dalla porta ma prima di chiuderla rientra "ah! Non si dimentichi l'appuntamento alle 11 con il capo!"
"Assolutamente no, grazie"

Mi siedo sulla sedia in pelle nera dietro la grande scrivania bianca e apro il computer.
Apro subito i moduli che compaiono sul desktop e inizio a lavorare.
***
Alle 10:50 entro in ascensore per salire all'ultimo piano, dove c'è l'ufficio del signor Anderson.
Sono sola con una ragazza che appena sono entrata mi ha squadrato dalla testa ai piedi.
Deve avere qualche anno in più di me, e qualcosa mi dice che non le sto simpatica...

La porta si apre e lei comincia a camminare velocemente; io non so dove andare quindi la seguo lungo il corridoio fino a quando non mi ritrovo in un ampio sala, dove fa capolino la porta che credo sia del capo.

Una donna mi raggiunge.
"Il signor Anderson potrà riceverla tra poco signorina"
Qui sembra che sappiano tutti chi sono, ma io non conosco nessuno!

Mi siedo su un divano e quando la signora torna a chiamarmi ho molta paura: cosa devo fare? Come devo comportarmi?
La porta si apre e poi si chiude dietro di me.
L'uomo che sarebbe il mio capo sta guardando fuori dalla grande vetrata dietro la sua scrivania mentre parla al telefono.
Si sarà accorto che ci sono anche io?

Ma come se percepisse i miei pensieri l'uomo in camicia bianca si gira e quando lo vedo credo di svenire.
Non può essere, forse è tutto un sogno!
Ma a giudicare dalla sua faccia mentre chiude la chiamata credo che sia la pura verità.

L'uomo con cui ho fatto sesso nel bagno dell'aereo è il mio capo?!
Non posso crederci. Mi copro il viso mentre si siede.
"Siediti" mi dice.
Faccio ciò che mi dice e lo guardo in viso: devo essere rossa come un peperone, perché il mio viso sta andando a fuoco sotto il suo sguardo.

"Credo che dovremmo lasciare ciò che è successo... su quell'aereo" dice dopo un po'.
"Sì, credo proprio di sì"
"Quindi il tuo nome è Faith"
"Si, signore"
"Ti prego, dopo quello che abbiamo fatto non chiamarmi signore, ma Kevin"

"Aveva detto che avremmo dovuto lasciare sull'aereo quel discorso"
Non riesco a guardarlo in viso perché ha degli occhi così chiari e profondi che mi fa quasi paura, e mi vergogno moltissimo in questo momento. È il mio capo!
Lui sorride.

"Ha ragione, diamoci del lei"
Alzo lo sguardo per guardarlo e percepisco l'elettricità che c'è nell'aria: nonostante tutto sono ancora attratta da lui, anche se non dovrei.
"Bene, allora benvenuta alla GSP Company. Credo che Anna le abbia già detto tutti i suoi incarichi"
"Si"

"Bene, ora che ha visto per chi lavora, può anche andare, sono molto impegnato e non ho tempo da perdere"
Alzo lo sguardo indignata per ciò che ha detto e vedo che sta sorridendo: si sta prendendo gioco di me. Bene... ride bene chi ride ultimo.
Mi alzo dalla sedia.
"Arrivederci signor Anderson" sorrido e inizio a camminare lungo la sala muovendo i fianchi molto di più del normale e quando chiudo la porta vedo Kevin fissarmi.

Torno nel mio ufficio e cerco di pensare a qualcos'altro dato che i ricordi di ieri mattina mi stanno tornando in mente.

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora