Capitolo 1

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"Dai Faith! Manda giù quel drink! Fallo per le tue amiche che non vedrai più!"
Ero già al quinto drink che bevevo quella sera e tra qualche ora dovevo recarmi all'aeroporto.

Il bruciare dell'alcol mi invade la gola e le mie amiche ridono e ballano. Mi mancheranno, mi mancherà Londra, mi mancherà tutto.

"Ne vuoi un altro?" Mi chiede un ragazzo che non so chi sia.
Riesco a rifiutare perché credo che sia già troppo ubriaca per reggere un altro drink.

Vedo Juliette ballare con un tipo, che la sta mangiando con gli occhi. Poco dopo si baciano e mi accorgo di essere rimasta sola, tutte le mie amiche sono corse a ballare.

Abbey mi fa segno di raggiungerla, ma scuoto la testa: credo che se riuscissi ad alzarmi da questa poltrona cadrei all'istante.

"Te ne vai?" Mi chiede sempre quel tipo.
"Già"
"Perché?"
"Non saprei... credo sia giusto"
Lui sorride, non so se perché non riesco a formulare una frase o perché sono in uno stato pietoso.

***
La luce del sole mi fa aprire gli occhi e quando li apro mi accorgo di essere nell'aereo. Non so come sia arrivata qui ne da quante ore sono in volo. Poi controllo l'orologio e capisco che mancano solo 2 ore all'atterraggio.

Ho 14 messaggi, da mia madre e le mie amiche.
La prima mi augura buon viaggio e mi ricorda di chiamarla appena sarò arrivata, le altre invece mi mandano alcune foto oscene di me ieri sera.

Cavolo...
Chiamo Juliette.
"Cosa cavolo ho combinato ieri?"
"Niente di che, hai vomitato in bagno, poi ti abbiamo accompagnata all'aeroporto e ti sei addormentata subito sul sedile"

Mi copro il viso con una mano.
"Ora devo andare! Ci sentiamo, e ricordati di mandarmi un messaggio ogni giorno!"
"Certo"

Mi stropiccio gli occhi e mi guardo intorno.
L'aereo di prima classe prenotato da mio padre è molto bello: poltrone in pelle bianca, con uno schermo davanti per poter guardare film o navigare su internet, un porta bevande e un angolo bar.

Non è pieno, molte poltrone sono vuote, ci sono solo degli anziani, qualche uomo di affari con le loro segretarie.
Sarà una vera noia mortale!

Ma non mi posso lamentare, papà ha voluto il meglio per me, anche se ormai tutto questo non mi bastava più.
A Londra avevo tutto, mio padre era il capo di un'azienda meccanica e sin da piccola sono stata viziata da tutti i miei parenti.

Sono grata per aver una vita agiata, ma sentivo che quello non era più il mio posto, non stavo più bene.
Così dopo aver frequentato vari studi eccomi qui a partire da sola per andare a vivere a Chicago, dove avrò un lavoro!

Ho sempre avuto l'esigenza di contribuire alle spese della famiglia, anche se non ce n'era bisogno, ma mi piace fare lavori che mi piacciono.

Ed eccomi qui, pronta per lavorare per un importante azienda pubblicitaria di Chicago: ovviamente sono stata assunta grazie a mio padre, ma per ora mi accontento così.

Non è stato facile convincerlo a lasciare che andassi a vivere da sola in una città così lontana, ci ho messo vari mesi, ma alla fine ce l'ho fatta.

Tiro fuori dalla borsa un libro e comincio a leggere.
"Vuole qualcosa signorina?" Mi chiede l'hostess.
"Un caffè, grazie"
Mi porge il bicchierino.

Quando scosto gli occhi vedo un ragazzo che mi sta fissando.
Non ci faccio molto caso e continuo a bere il caffè mentre leggo.

Non lo avevo notato prima, forse perché sono ancora un po' ubriaca.
Lo guardo di nuovo: i capelli sono molto scuri, neri come la pece, ha un tatuaggio sul collo e una sulla mano, forse ne ha altri ma non riesco a vederli perché porta una felpa.

È molto bello!
Okay... ammetto che non vedo un ragazzo che mi piace da un po', e che non soddisfo i miei bisogni da qualche mese, ma questo qui è veramente figo, e avrà qualche anno in più di me.

Continua a pigiare i tasti del suo laptop concentrato e mi incanto a guardare le sue mani che si muovono.
Sarà l'alcol che ho in corpo ma mi sto eccitando!

Lui come se avesse sentito i miei pensieri si gira verso di me sorridendomi: che figura, lo stavo fissando da un'ora!!
Lui mi squadra senza ritegno, e io distolgo lo sguardo.

Continuo a leggere il mio libro mentre ogni tanto sposto lo sguardo sul ragazzo e lui fa lo stesso.
Ad un certo punto lo vedo alzarsi mettendo in mostra il suo fisico slanciato.

È molto più alto di me e le sue spalle sono altrettanto grandi... diamine!
Si sposta dai sedili e prima di iniziare a camminare lo sento pronunciare "ti aspetto".

HO SENTITO BENE?!
Mi giro e vedo che entra nella cabina del bagno.
Era seduto sulla fila opposta alla mia, e vicino ai nostri sedili c'è solamente un uomo che dorme, una segretaria che parla con il suo capo e un uomo che ascolta la musica.

Stava quindi dicendo a me?

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora