Capitolo 48

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Faith's POV
Il locale, situato sul ventesimo piano di un palazzo gigantesco, è forse il più bello che io abbia mai visto, e credo di non esserci mai stata nemmeno quando vivevo qui.
Quando l'ascensore si è aperto, ci siamo ritrovati davanti ad un salone veramente grande con moltissime poltrone singole o divanetti in pelle.

Il bancone da bar, costruito interamente con decorazioni d'oro, si trova in fondo alla sala.
Dopo aver seguito il mio amico mentre stavo ancora ammirando la bellezza del locale e la vista sullo skyline di Londra, lui si fermò: alzai lo sguardo, e vidi per la prima volta Alan.
Ragazzo alto, con i capelli molto scuri e un sorriso bellissimo: capii subito perché Zack voleva venire con tanta insistenza.

Dopo le presentazioni, ci siamo seduti ad uno dei tavolini posizionati accanto alle vetrate e tra mille chiacchiere e altrettanti cocktail, ora sono qui, ubriaca, che ascolto questi due innamorati parlare e scambiarsi complimenti, mentre cerco di non addormentarmi.

"Faith" mi richiama il mio amico, quando Alan si alza per andare in bagno.
"Che c'è?" Dico togliendo le mani dal mio viso.
"Non ti stai divertendo, vero?"
"Non è questo, è che sareste dovuti venire da soli"
"Lo so, ma.... avevo paura e..."
"Non preoccuparti, sempre meglio di stare a casa da sola" lo abbraccio "comunque credo che appena mi alzerò da questa poltrona cadrò a terra"

"Sì, probabilmente hai ragione"
"Vorrei chiamare Kevin"
"Cosa?" Merda, l'ho detto ad alta voce!
"Cosa?"
"Hai detto di voler chiamare Kevin" mi incalza Zack.
"Non è vero"
"Sì invece" dice ridendo.
"Hai sentito male"

"Faith, voglio dirtelo con grande sincerità: non puoi continuare così. Stasera ho capito che le cose vanno vissute, solo così potrai goderti la vita. Se vuoi mandarlo a fanculo o perdonarlo e tornare con lui fallo, senza pensare a cosa è più moralmente giusto o sbagliato. Quindi alzati da quella cazzo di sedia e chiamalo"
Lo guardo a bocca aperta.
"Scusa, non volevo essere troppo diretto o ferirti. Sono veramente poco sobrio" si tocca i capelli nervosamente.

"In realtà... credo che avevo bisogno di sentire la verità" mi alzo e lo abbraccio.
Aspetto il ritorno di Alan per salutarlo e esco dal locale: sono pronta a tutto questa sera!
Mentre sono in ascensore digito il suo numero sulla tastiera del telefono; arrivo in strada e riesco velocemente a fermare un taxi, do l'indirizzo del suo hotel e finalmente lo chiamo.

Al primo squillo il mio cuore inizia a battere all'impazzata.
Al secondo squillo, apro il finestrino per far entrare un po' d'aria nell'abitacolo: sto soffocando.
Al terzo squillo inizio mentalmente a preparare ciò che devo dirgli, ma non trovo le parole. In realtà non ho idea di quello che gli dirò: "Hey Kevin, sto venendo da te" oppure "Kevin, dove sei? Dobbiamo parlare" o forse dovrei dirgli tutto subito?

Ma tutti questi pensieri si frantumano quando scatta la segreteria. Cazzo!
Per un momento decido di lasciar perdere e tornare da Zack, ma poi ricordo ciò che mi ha detto e infondo non costa nulla provare a cercarlo nella sua camera.
Pago velocemente il tassista, non badando al resto che stava cercando di darmi e entro velocemente nel casinò.

Tutto è come ricordavo: il chiasso, le luci, le persone che buttano via il loro denaro.
Prendo al volo una flute di champagne dal vassoio di un cameriere, e mi faccio strada tra la gente.
L'unica cosa che non ricordavo era la grandezza di questo posto, tanto che credo di essermi persa. Così mi fermo e mi guardo intorno, dove possono essere.... eccole!

Raggiungo le scale e salgo fino all'ultimo piano: ho il cuore in gola sia per la fatica che per l'adrenalina che ho in corpo.
Credo che qualcuno lassù mi abbia lanciato una benedizione perché, proprio nel momento in cui arrivo, il buttafuori che mi aveva cacciato l'altra volta corre verso un uomo che stava urlando.

Colgo subito l'occasione e corro nella stanza di Kevin, ricordando perfettamente quale sia.
Le mie mani tremano mentre busso alla porta, ma non ricevo nessuna risposta; busso di nuovo, più forte, e ancora niente. Prendo il cellulare e quando provo a richiamarlo la segreteria scatta all'istante.

Appoggio la mia schiena alla porta e sospiro profondamente: è finita.
Cosa pensavo sarebbe successo? Che lo avrei trovato in camera sua, ci saremmo baciati e avremmo chiarito parlando? Che illusa sono stata! Pensavo di vivere in un film o cosa?
Sono esausta. Ho bisogno di staccare da tutto e da tutti. Voglio tornare in America.
Giro i tacchi e ripercorro la strada che avevo appena fatto.

Cosa accadrà adesso? Potrei deciderlo in base ai commenti che lascerete su questo capitolo ;)
Inoltre vi chiedo di perdonare la mia assenza :(ma continuo a sperare che non abbandoniate la lettura di questa storia❤️)

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora