Capitolo 40

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Faith's POV
Dopo aver pulito casa da cima a fondo, ho realizzato che stare tutto il giorno chiusa qui dentro è noioso e stancante allo stesso tempo.
Ma in fin dei conti non mi sono pentita di essermi licenziata, dovevo rompere tutti i rapporti con lui e la nostra relazione tossica.

Non posso nemmeno passare del tempo con Melany, in quanto lavora... avevo pensato di chiamare le mie vecchie amiche, ma credo di aver perso il rapporto che c'era un tempo. In fondo era normale che con la distanza le cose sarebbero cambiate, e ce lo aspettavamo.

Mentre faccio colazione arriva una chiamata da Melany.
"Hey"
"Okay, probabilmente non ti farà piacere ma devo assolutamente dirtelo"
"Cosa?"
"Mi ha chiamato il signor Anderson e mi ha chiesto di te, io gli ho risposto dicendogli che doveva lasciarti respirare per un po' e che vi avrebbe fatto bene stare distanti, poi mi ha detto di dirti che ti ama"

Le lacrime iniziano a scendere senza che io me ne accorga: come può dire che mi ama dopo quello che ha fatto?
"Io..." non so cosa dire.
"Stai tranquilla, tutto si risolverà per il meglio. Tu cerca solo di svagarti e non stare chiusa in casa tutto il giorno!"
"Va bene, grazie"

Qualche ora dopo chiamo mio padre per dirgli che mi sono licenziata: ovviamente ha insistito perché tornassi a lavorare invece che stare a casa ma gli ho detto che avevo bisogno di tempo.

"Sai che vorrò sempre il meglio per te"
"Lo so, presto cercherò qualcosa ma ora ho veramente bisogno di svagarmi"
"Non vuoi dirmi cosa è successo?"
"No"
"È colpa di un ragazzo?"
"Non voglio parlarne" dico con voce ferma.
"Okay... potresti tornare un po' a casa, così non dovrai rimanere sola"

A quelle parole un campanello di allarme si accende nella mia testa: non posso più tornare a Londra fino a quando Kevin sarà lì, non è giusto ma non posso più vederlo, non ancora.
"Vedremo" rispondo per poi salutarlo.

Kevin's POV
Tutti restammo in silenzio nel tragitto, mentre pensavamo a cosa sarebbe potuto succedere da lì a pochi minuti. L'unica domanda che mi martellava nella testa era "avrei rivisto Faith?": ciò che mi premeva di più in quel momento era potergli spiegare tutto e chiederle scusa, ma dovevo rispettare la sua volontà.

Il nostro furgone utilizzato per le missioni speciali stava viaggiando a 90 km/h sulle strade sterrate delle periferie di Bruxelles: grazie ad una soffiata avevamo scoperto dov'era il centro di comando degli affari illegali di Bob.
Nonostante le ore di viaggio per arrivare in Belgio, ero perfettamente sveglio e pronto ad uccidere quel figlio di puttana.

L'unico rumore intorno a noi era quello delle ruote che calpestavano i sassi, ma non ci facevo caso perché stavo ancora metabolizzando ciò che era successo. Quando arrivai a casa di Cole, gli altri mi spiegarono che erano riusciti finalmente a trovare dove stava Bob: ovviamente eravamo già al corrente della sua residenza, posta al centro della città, ma sarebbe stato imprudente da parte nostra presentarci nella "tana del lupo".

Così grazie ad un informatore fidato eravamo riusciti a scoprire il luogo da dove partivano gli ordini. Avevamo solamente un indirizzo, non sapevamo cosa ci avrebbe aspettato una volta arrivati.
Armati dalla testa ai piedi con coltelli, pistole, fucili d'assalto e mitragliatrici, il furgone si fermò davanti ad un edificio molto alto e palesemente abbandonato e pericolante.

Abbassai il passamontagna e insieme agli altri uscimmo, cercando di nasconderci il più possibile; dall'interno non provenivano rumori, c'era solamente il quello del vento.
Dopo essere entrati e aver controllato le prime stanze, vuote, proseguimmo a passo svelto con i piani soprastanti, ma di Bob non c'era traccia.
Dove cazzo è finito? Sarebbe dovuto essere qui.

Le scale portavano ad un corridoio lungo e molto stretto, affiancato da tante stanze, e finiva a sua volta con una rampa di scale che portava al piano successivo, e così via.
Ad un certo punto si udì un forte rumore, come di un tubo di ferro, provenire dall'alto.
"Sono all'ultimo piano" bisbigliò Cole che era davanti a tutti noi.

Avanzammo lentamente fino all'ultima rampa di scale e infatti ad attenderci c'erano cinque uomini con i fucili puntati verso di noi. Iniziarono subito a sparare e fortunatamente trovammo riparo dietro ad un tavolo e ad un muro.
"Spariamo quando ricaricano!" Urlò Julio.

Nel momento in cui i spari cessarono ci alzammo tutti e iniziammo a sparare. Anche loro si nascosero, ma fortunatamente ne colpii uno alla gamba che cadde a terra.
Anche uno dei nostri era rimasto ferito, ma continuò comunque a sparare. Eravamo in netto vantaggio numerico, ma sembravano comunque decisi ad ucciderci.
Continuavo a ripetermi "non posso morire" mentre sparavo a quegli stronzi.

Poi un lampo mi passò per la testa: nel piano inferiore avevo visto, in una stanza che se non sbaglio doveva trovarsi proprio sotto di loro, una piccola scala che saliva fino ad una botola.
Dovevo provarci.
Mi mossi lentamente e Cole mi chiese dove stavo andando.
"Lasciami fare"

Senza farmi vedere, scesi velocemente di sotto ma quando raggiunsi la stanza vidi un uomo che stava scendendo dalla scaletta: fortunatamente non mi aveva visto, così mi nascosi fuori la porta.
Un sasso mi tradì e il nemico si accorse di me.
"So che sei qui vieni fuori"
Avrà sicuramente una pistola puntata, devo pensare a qualcosa.

Presi una bomba fumogena, l'accesi in un secondo e la lanciai dentro... deve funzionare!
L'uomo all'interno, che sicuramente non era il più intelligente del gruppo, iniziò a tossire e uscì dalla porta con la pistola puntata e una mano che copriva i suoi occhi: stupido!
Presi il coltello, mi misi dietro di lui e gli tagliai la gola.

Mentre il suo corpo cadeva a terra io stavo già salendo le scale: mi affacciai lentamente e vidi gli ultimi due uomini rimasti che sparavano.
Presi la pistola, mirai alle loro teste e sparai. Finalmente era finita.

Corsi dai miei compagni per controllare che stessero tutti bene, ma vidi Julio accasciato a terra sanguinante: lo avevano colpito alla spalla sinistra.
"Cazzo!"
"Non voglio morire!" Urlava.
Mentre cercavo di tamponare la ferita sentii un ultimo sparo, poi un dolore fortissimo dietro la schiena, e infine caddi a terra.

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora