Capitolo 23

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"Non mi sembra vero che devi già andartene" mi dice singhiozzando Juliette.
"Lo so, ma spero di tornare presto"
Juliette e le ragazze mi abbracciano tutte insieme e anche se sto per soffocare, vorrei che non mi lasciassero andare.
I miei genitori spuntano fuori dalle scale e mi vengono incontro.

"Chiama quando arrivi, tesoro" mi dice mia madre mentre mi riempie di baci.
"Fai buon viaggio. Se qualcosa non va devi dirmelo subito"
"Lo so, papà"
"Non dovevi lavorare questa mattina?"
"No, il mio capo mi ha avvertito che non aveva bisogno di me e sono venuta a salutarvi"

Juliette si offre di accompagnarmi all'albergo, così saluto tutti di nuovo e esco di casa.
"Allora... hai risolto con quello stronzo?"
"Diciamo... ieri sera abbiamo litigato di nuovo, già ti ho detto come era andata la serata, ma dopo lui mi ha fatto un complimento e mi ha abbracciata e abbiamo dormito insieme"
"Che carini! Ma per quale motivo lui è così lunatico?"
"Non ne ho la più pallida idea"

"Stai attenta, ma segui sempre il tuo cuore: anche se sarà una scelta sbagliata, non rimpiangerai mai di non averla fatta!" Mi dice abbracciandomi.
"Grazie, ci vediamo presto"
Mentre sono in ascensore inizio a pensare: perché in tutto questo tempo Kevin non mi ha mai detto veramente che gli piaccio? Le frasi dolci che mi dice mentre facciamo sesso non mi bastano più.

Non sono mai stata una ragazza che si fa usare dagli uomini e mai lo sarò.
Deve trovare le palle per dirmi cosa prova una volta per tutte altrimenti finisce qui.
Quando arrivò in camera vedo un uomo e mi spavento.
"Chi sei?" Chiedo.
"Sono George, non si preoccupi lavoro per il signor Anderson"
"Lui dov'è?"
"È dovuto partire prima, quindi è mio compito accompagnarla in aereo porto, signorina"

Dovrò anche viaggiare da sola? Sono furiosa, ma non posso prendermela con questo pover'uomo.
"Okay, prendo le valigie e sono pronta"
"Sono già in macchina, signorina"
"Oh... allora andiamo"
***

Il viaggio è stato veramente estenuante: sono riuscita a dormire per un'ora, ma poi è stata una noia mortale!
Inoltre, come se non bastasse, vicino a me c'era un bambino che continuava a piangere e ad urlare: la mia testa stava per esplodere.
Quando entro in casa tiro un sospiro di sollievo.
Decido di scrivere un messaggio a Kevin.
"Devo parlarti"
La sua risposta arriva immediatamente.
"Non posso, oggi sono impegnato"

"Non mi importa"
"Okay"
Odio quando mi risponde in questo modo, cerca di farmi capire che non gli importa di me quando invece non è così.
"Dove sei?" Scrivo.
Dopo qualche minuto non ricevo ancora nessuna risposta, quindi passò al piano B: chiamo Melany e le chiedo se Kevin è al lavoro.
"Si è arrivato oggi pomeriggio e non credo sia mai uscito dal suo ufficio. Perché?"
"In breve durante questa vacanza abbiamo litigato molto e quindi ho deciso di farla finita quindi vado lì e... non so bene cosa fare in verità..."

"Sei una vera leonessa! Vai e fatti valere!" Dice prima di riattaccarmi.
Corro fuori di casa e in poco tempo arrivo al palazzo della GSP.
I pochi impiegati che sono ancora qui mi guardano per capire dove stia andando con tutta questa fretta, ma non mi importa.
Ad ogni piano che salgo con l'ascensore, l'ansia cresce.
Quando arrivo all'ultimo piano, una delle segretarie odiose mi guarda e quando apro la porta dell'ufficio urla "non puoi entrare!"
"Stai zitta" la incenerisco con lo sguardo e entro.

Kevin sta leggendo dei fogli e non alza nemmeno la testa per guardarmi.
"Sei una stalker o cosa?" Scherza.
"Finiscila"
Quando sente il mio tono serio e incazzato mi guarda negli occhi e sento le farfalle nello stomaco.
"Di fare cosa?"
"Tutto questo. Prima mi dici che mi vuoi, poi non mi parli, mi lasci sola. Dimmi cosa vuoi!"
"Che ti prende?"

"Cosa mi prende? Sono stufa Kevin, stufa di essere la tua bambola per sfogarti quando serve! Sono disposta persino a licenziarmi se devo, ma abbi il coraggio di ammettere a me e a te stesso cosa provi, e non cercare di nasconderti!"
Lui mi guarda a bocca aperta.
"Tu cosa provi?"
Ovvio, cerca sempre di rigirare le cose, avrei dovuto aspettarmelo.
Ma mai come ora ho sentito il bisogno di dirgli che ho bisogno di lui.

"Io... mi piace la persona che sono con te e mi piace anche discutere con te di sciocchezze. Vorrei però delle certezze" dico sinceramente.
Abbassa lo sguardo e non risponde.
Ecco lo sapevo, ora non posso più tornare indietro e mi dirà che voleva solamente scopare. Il suo silenzio dura troppo a lungo.
"Non ti piaccio, vero?" Dico rassegnandomi.
"Cosa?" Si alza di scatto.
In pochi secondi me lo ritrovo davanti.
"Cazzo, come puoi dire una cosa del genere. Sin dal primo momento che ti ho vista sull'aereo sapevo che mi saresti piaciuta, e non intendo solo esteticamente.

Vorrei poterti dire quanta gioia mi provoca un tuo sorriso, e quanto odio quando litighiamo, ma non posso. Non posso. Tu non dovresti piacermi"
Una lacrima mi riga il viso: che cosa sta dicendo?
"Perché non puoi? Perché?" Dico prendendogli il viso.
Scuote la testa, così io lo bacio per fargli capire quanto lo voglio. Lui non ricambia e cerca di spingermi delicatamente.

Mi stacco e lo guardo dritto negli occhi.
"Faith, io..."
"No"
Non ho altre parole, quindi me ne vado.
Un imprecazione proveniente dal suo ufficio riecheggia in tutto il piano, tanto che la segretaria fa un salto per la paura.

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora