Capitolo 42

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Dopo essere tornata a casa chiamai la mia amica Juliette per avvisarle della mia visita e lei corse subito nel mio albergo: mi era mancata.
Uscimmo per prendere qualcosa da bere ma finimmo a passeggiare nei luoghi in cui da piccole amavamo giocare: quanto vorrei poter tornare bambina, senza tutti questi pensieri.

Una settimana più tardi, tra shopping sfrenato e serate passate nei bar, decisi di prendermi una giornata in totale solitudine come era mia consuetudine fare da adolescente: se passavo troppo tempo con la mia famiglia o con i miei amici avevo davvero bisogno di un giorno per ricaricare le energie, chiudendomi in camera o visitando mostre, musei, teatri...

Optai per il museo, così decisi di andare al National Gallery, anche se lo avevo visto svariate volte. C'era un'aria diversa lì dentro, come purificata, in cui potevo evadere dalla realtà.
Mentre contemplavo i quadri di Monet, Van Gogh e Caravaggio, qualcuno mi toccò la spalla: era Zack.

"Ciao Faith"
"Zack, che ci fai qui?"
"Cosa potrei fare in un museo?" Disse scherzosamente.
"Intendevo qui a Londra"
"Ci vivo"
"Davvero?"
"Già, da un mese"
"Come mai ti sei trasferito?"

"Non riuscivo più a stare a Chicago, avevo bisogno di cambiare aria. Sono cambiato molto"
"Ti capisco"
"Tu invece come mai sei qui?"
"Per lo stesso motivo, ma tornerò presto a Chicago"
"Non pensavo ti piacesse l'arte"
"L'adoro"
"Che ne dici di continuare il giro e poi prenderci qualcosa da mangiare?"
"Certamente!"
***

"Posso dirti una cosa?" Chiesi timidamente.
Eravamo seduti fuori da un piccolo ristorante mentre stavamo cenando: avevamo passato tutto il pomeriggio nel museo a parlare di artisti.
"Certo"
"Mi sembri molto diverso da quando ti ho conosciuto nel bar"
"Già lo sono, e devo confessarti una cosa"

"Dimmi" un ansia assurda si impadronì di me: mi era sembrato che avesse più volte voluto provarci con me, e se ora mi dicesse che gli piaccio? Non intendo dire che non mi piace, certo è un bel ragazzo e ho scoperto avere moltissime cose in comune con lui, ma... non sono pronta. Se Kevin non fosse piombato nella mia vita, probabilmente lui sarebbe stato il mio ragazzo ideale.

"Ho paura a dirti questa cosa perché non so come la prenderai..."
"Devo preoccuparmi?"
"No! È solo che... quando a Chicago ci siamo incontrati nel bar ti sarò sembrato un maniaco, ma in realtà io non volevo provarci con te"
"Ah no?"
"No... in realtà sono gay, ma non volevo ammetterlo a me stesso, così ci ho provato con te per vedere se mi piacessi... cioè mi piaci molto, ma come amica, e io non stavo cercando quello... okay volevo vedere se mi eccitavi!" Disse diventando rosso per l'imbarazzo.

Dovrei essere dispiaciuta? In realtà mi sento molto sollevata.
"Scusami se ti ho dato un'impressione sbagliata"
"Oh no! In realtà anche io speravo non ti fossi fatto strane idee, anche tu mi piaci come amico ma..."
"Ma c'è sempre quell'uomo di cui mi parlavi, vero?"
"Già"

"Se vuoi parlarne ti ascolterò"
"Preferisco di no"
"Perfetto, allora ti accompagno all'albergo" disse quando ormai avevamo finito di cenare.
Nel tragitto verso casa mi raccontò di quando incontrò il ragazzo che ora è il suo fidanzato, e mi emozionai a sentire la loro storia: non deve essere stato affatto facile per lui, soprattutto per i continui conflitti con il padre.

"Sono stato molto felice di averti rincontrato"
"Anche io, ho passato un pomeriggio fantastico"
"Potremmo rivederci prima che torni a Chicago"
"Certo! Ti lascio il mio numero" presi il suo telefono e mi registrai sulla rubrica.
"A presto Faith"

Tornata in camera, misi a caricare il cellulare che si era spento, e quando si accese notai 12 chiamate perse da Juliette, così la richiamai subito in preda al panico. Spero non le sia successo niente!
"Faith!"
"Juliette stai bene?"
"Uhm? Certo"
"E allora perché mi hai chiamata?"

"Per dirti che questa sera usciamo"
"Cosa?"
"Mi hai sentito, sei stata tutta la giornata da sola e non voglio perdere altro tempo"
"Ma..."
"Andremo al casinò!"
"Cooosa?!"
"Non vedo l'ora, se vuoi puoi chiamare il bel ragazzo con cui eri a cena"

"Mi hai seguita per caso?"
"No! Stavo solamente comprando dei vestiti nel negozio di fronte al vostro ristorante" disse ridendo a crepapelle "potrebbe essere un bel modo per dimenticare Kevin"
E come ogni volta, solamente sentendo il suo nome, il mio cuore iniziava ad agitarsi.
"È gay"
"Oh... non importa, ci divertiremo lo stesso. Voglio vederti indossare il vestito più bello che hai, d'accordo? Ti passo a prendere tra un'ora" chiude la chiamata.

Non farò mai in tempo! Inizio a tirare fuori tutto gli abiti che avevo in valigia ma nulla mi sembra adatto! Ora come faccio?
L'unica soluzione è quella di andare a casa dei miei genitori e sperare di aver lasciato lì qualche vecchio abito che non ho più messo.

Dopo mezz'ora arrivo nella mia vecchia casa, salito velocemente mia madre e corro in camera. Allora... qui vedo solamente vestiti striminziti e con colori orribili: ho veramente indossato queste cose?
Notai un messaggio da un numero sconosciuto: era Zack, così lo invitai subito al casinò.
Dopo un tempo interminabile riuscii a trovare un vestito carino e tornai in fretta e furia a cambiarmi nella suite.

Dopo un tempo interminabile riuscii a trovare un vestito carino e tornai in fretta e furia a cambiarmi nella suite

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