Capitolo 29

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Sento veramente il bisogno di aiutarlo, di fargli riacquistare fiducia in se, di convincerlo a riallacciare i rapporti con la madre, ma sono pronta ad accettare la sua vita, il suo passato?
"Non posso cancellare il passato, Faith" mi dice, come se avesse letto i miei pensieri.
"Lo so, ma puoi cambiare il futuro"
"Non è così semplice..." dice distogliendo lo sguardo.

Ecco, ci risiamo! Non puoi saperlo, non sono affari tuoi, non è facile... mi sta prendendo per il culo?
"Sono in una situazione molto delicata e rischiosa e mettendoti in mezzo saresti anche tu in pericolo, quindi per favore non chiedermelo"
"Ho bisogno di pensare" dico e mi alzo.
Sono così confusa, ci sono continuamente dei segreti! Leggo nei suoi occhi che vuole proteggermi ma come posso fidarmi di lui se non mi parla?

Fisso i grattacieli dalla vetrata: è strano pensare che mentre qui dentro il tempo si sia fermato, lì fuori c'è così tanto movimento.
"Dammi un'altra possibilità" dice dopo una decina di minuti.
Proprio ciò che in questi giorni ho cercato di evitare in tutti modi possibili ora mi si presenta davanti: sono ad un bivio e devo scegliere.

Sono pronta ad affrontare con lui questi problemi? È questo che avevo in mente quando sono venuta a Chicago? Probabilmente no, ma lasciarlo andare è veramente ciò che mi rende felice?
"Ho paura che se ti do un'altra chance poi tornerà tutto come prima"
Lo sento alzarsi da dietro la scrivania a venire dietro di me: so bene che sta cercando di mantenere le distanze per darmi spazio, e glie ne sono grata.

Mi giro verso di lui e lo guardo dritto negli occhi: il suo sguardo è spento ma c'è una piccola luce di speranza dietro alla malinconia.
Posa una mano sulla mia guancia e io mi appoggio ad essa chiudendo gli occhi: so già cosa voglio.
"Perché dovrei restare? Sei tu che mi hai rifiutato"
"Perché ho bisogno di te; e non intendo solo fisicamente, anche se il desiderio c'è sempre, - ammicca mentre lo dice - ma sento il bisogno di cambiare per te. Non posso prometterti che sarà semplice, ma so che è questo che voglio"

Prendo il suo viso tra le mani e lo avvicino per baciarlo: non potevo più resistere.
Lui mi spinge contro le vetrate con tutto il suo peso e io cerco di aggrapparmi a lui con le gambe, così prende il mio sedere con entrambe le mani e mi porta sulla scrivania.
Ci baciamo con foga, le sue mani vagano per tutto il mio corpo, indugiando più a lungo sui seni. Infila una mano dentro ai miei pantaloni e poi si blocca.

"Vuoi torturarmi, vero?" Dice accarezzando le mie mutandine in pizzo.
Sorrido mentre lui non smette di baciarmi.
"Mi sei mancata così tanto, mi sono dovuto arrangiare da solo in questi giorni" dice mentre sfila i miei pantaloni e poi i suoi.
"Ti sono mancata solo per questo?"
"Certo, per cos'altro sennò?" Dice ridendo mentre entra dentro di me.
Ansimo e lui si morde le labbra mentre studia il mio volto: è così dannatamente eccitante!

"E a cosa pensavi quando eri solo?" Gli sussurrò all'orecchio in modo sensuale.
Lui in tutta risposta strappa la camicetta bianca che indossavo e inizia a succhiare i miei seni, facendomi genere più forte di prima.
"A quanto cazzo sei bella quando ti prendo" sussurra.
Le sue spinte accelerano e io mi aggrappo con le braccia alla sua schiena per sostenermi, mentre Kevin bacia, lecca e succhia il mio collo.

Spinge sempre più in profondità e tra le mie urla che aumentano mi abbandono al piacere.
Quando riapro gli occhi lo vedo ridere.
"Che c'è?" Chiedo imbarazzata.
"Oh niente, solo che sono fortunato che sia sera altrimenti qualcuno avrebbe chiamato la polizia"
"Cretino"
Rimette i pantaloni prima a me e poi a lui.
"Come torno a casa adesso che la mia camicia è rotta?"

"Ti accompagno io, naturalmente"
Usciamo dall' ufficio e arriviamo alla sua macchina senza dire una parola, ma non è un silenzio imbarazzato.
Cerco in tutti i modi di allacciare la camicia affidandomi ai pochi bottoni rimasti ma ben presto perdo le speranze.
"Dormi con me"
"Cosa?"
Non voglio lasciarlo solo, nella mia testa c'è ancora l'immagine di lui che si dimena nel letto per via degli incubi. Parcheggia davanti casa mia e mi guarda sorpreso, io gli sorrido per incoraggiarlo.

Quando entra inizia ad osservare qualsiasi cosa, specialmente i quadri di Magritte appesi al muro.
"Ti piace l'arte?"
"Molto"
"Anche leggere, vedo" dice indicando la libreria.
Gli prendo una mano e lo porto in camera: solo ora mi accorgo di essere molto stanca e l'unica cosa che voglio è dormire abbracciata a Kevin tutta la notte.
Si spoglia e rimane in boxer, poi si infila nel mio letto.

"Odora di te" dice indicando il cuscino mentre mi guarda togliere il reggiseno.
Infilo la maglietta e mi accoccolo vicino a lui, con la testa sul suo petto e il suo braccio che mi accarezza la schiena.
"Sei mai stata a New York?" Dice dopo qualche minuto di silenzio.
"No"
"Sono stato invitato ad uno spettacolo in un rinomato teatro. Voglio che tu venga con me"

"Stai scherzando?" Alzo la testa felicissima.
"No" sorride.
Mi avvicino e lo bacio: ho sempre sognato di andare a New York e benché le mie condizioni economiche lo permettessero non ho viaggiato molto quando vivevo a Londra.
"Allora?"
"Certo che vengo! New York per me è il secondo posto più bello al mondo!"
"E quale sarebbe il primo?"

"La Giordania. Non ci sono mai stata ma voglio andarci" dico sorridendo.
"Ti piace il deserto?"
"Si, ho sempre immaginato che sensazione si possa provare a sentirsi così piccoli"
Kevin mi da un bacio sulla nuca e poco dopo mi addormento.

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