Capitolo 34

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Faith's POV
In quel momento capii veramente cosa significasse la parola amore: durante la mia vita avevo avuto delle relazioni ma mai così importanti da poter dire veramente che ero innamorata; quando i ragazzi dicevano di amarmi li allontanavo subito da me... non ero pronta.

Non ho mai ben capito qual'era la causa di questa mia insicurezza, forse la mancanza di fiducia o forse ero troppo spaventata dall'idea di soffrire per qualcuno. Prima di allora, la parola amore era qualcosa che leggevo nei libri, nelle poesie, nelle canzoni, nulla a che fare con la realtà.
Come era possibile cambiare i tuoi pensieri, i tuoi piani, i tuoi desideri, tutto per un'altra persona? Non me ne capacitavo.

In pochi mesi ho stravolto tutta la mia vita... anzi, Kevin lo ha fatto.
Ho capito cosa significa fare sacrifici, pazzie, soffrire, e tutto ciò per qualcuno che fino a poco tempo fa era uno sconosciuto, ed ora è diventato il mio luogo sicuro.
E quale altro nome potrei dare a ciò che sto provando in questo momento, se non amore?

"Non dici niente?"
Lasciai da parte i miei pensieri e vidi Kevin preoccupato che mi guardava esitante, come spaventato.
"Ti amo, Kevin" dissi sorridendo.
Mi cinse con le sue grandi braccia e mi strinse forte, mentre dai miei occhi scendevano delle lacrime di gioia.

Fissandoci negli occhi ci stavamo dicendo tutto ciò che non riuscivamo a dirci a parole.
Il suono del telefono mise fine ai minuti più belli della mia vita.
"Hai paura?" Gli chiesi.
"Sì"
Prese il telefono che era sul tavolo e lo portò all'orecchio, ascoltando senza dire una parola.

Minuti interminabili passarono e Kevin stava ancora ascoltando la voce aldilà del cellulare.
Gli accarezzai una guancia. Le uniche cose che disse furono:
"Quindi devo venire a Londra?"
"Siamo sicuri? Possiamo fidarci?"
"Aggiornami al più presto"
Chiusa la chiamata fece un lungo sospiro e si massaggiò gli occhi.

"Sei stanco? Vuoi andare a dormire? Oppure possiamo guardare un film e..."
"No, niente film"
"Okay, allora cosa posso fare per distrarti?"
Gli alzai il mento per sfiorare le sue labbra con le mie: se il sesso era l'unico modo per distrarlo in quel momento, lo avrei fatto, non potevo vederlo così affranto e incapace di aiutare i suoi compagni.

Leccai le sue labbra e poi gli baciai il collo mentre mi sedevo a cavalcioni su di lui. Lui passò le mani sul sedere, sui miei fianchi fino ad arrivare ai seni.
"Faith se..."
"Shh"
Presi la sua mano e lo condussi sul divano, dove si sedette e mi guardò attentamente mentre mi svestivo davanti a lui; quando gli lanciai le mutandine in faccia lui le annusò profondamente e se le mise in tasca.

"Non le rivedrai mai più" mi avvertì.
"Erano le mie preferite" feci il broncio mentre mi avvicinai ai suoi pantaloni per sfilarli.
La sua erezione era perfettamente visibile e rimasi soddisfatta.
"Alla fine deciderò se ridartele"
"Oh allora dovrò dare il meglio di me" dissi proprio prima di prendere tutto il suo cazzo in bocca, lasciandolo senza fiato mentre succhiavo.

Dopo un po' sentii irrigidire le sue gambe così mi fermai.
"Perché ti sei fermata?"
Montai di nuovo sopra di lui e scesi, ansimando.
"Anche io voglio divertirmi" gli sussurrai sulle labbra.

Le mie braccia erano ai lati della sua testa appoggiate al divano, e iniziai a cavalcarlo mentre lui mi succhiava forte i seni.
"Sei bellissima... e io ti amo da impazzire" disse prima di buttarmi violentemente sul divano e penetrarmi più velocemente.
Non riuscivo a dirgli quanto anche io lo amavo per quanto stavo godendo, ma mi rassicurai pensando che ci sarebbero state altre occasioni.

Sfiniti sul divano restammo abbracciati a lungo.
"Domani non riuscirò a camminare" ridemmo entrambi. Lo strinsi più forte a me e gli baciai il mento.
"Si risolverà tutto, vedrai... nel frattempo portami in camera da letto che non riuscirei ad alzarmi nemmeno volendo"
"Agli ordini, capo"
Mi prese e mi posò delicatamente sul suo letto per poi distendersi vicino a me; ci addormentammo in pochi minuti.

Un raggio di luce diretto sul mio viso mi fece aprire gli occhi e notai subito che Kevin non era più vicino a me, così decisi di cercarlo per la casa... avevo ragione a pensare che questa mattina avrei sentito del dolore tra le gambe. Recuperai i miei vestiti in cucina e notai che era tutto perfettamente pulito.
Ero preoccupata.
«dove sei?» scrissi velocemente sulla chat.
Intanto stavo mangiando dei pancake che avevo trovato in cucina: probabilmente deve averli cucinati lui questa mattina presto.

Solo in quel momento notai che era mezzogiorno e che sarei dovuta andare al lavoro molto prima, come d'altronde Kevin.
«sono in ufficio»
«perché non mi hai svegliato? Dovrei essere al lavoro ora, e non a casa tua a mangiare dei pancake»
«eri stanca, ti ho lasciato dormire»
«sei tu quello che ha bisogno di riposo!»

I puntini che si muovevano segnalandomi che stava scrivendo erano spariti dopo quel messaggio. Quanto è orgoglioso!
«andrai a Londra?»
«forse, ma non ora»
«finirai tardi questa sera?»
«sì»
Perché i maschi devono essere sempre così sintetici quando scrivono i messaggi? Lasciano sempre intendere che qualcosa non va.

Vorrei andare da lui ma ha bisogno di pensare in questo momento, così chiamai un taxi e tornai a casa.

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora