Capitolo 49

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Kevin's POV
I miei occhi continuano a passare velocemente tra le carte e gli avversari che ho intorno. Seduti accanto a me ci sono Freeman James e Arthur Durand: il primo, un uomo di circa 60 anni con strettissimi rapporti con il governo inglese, è conosciuto per aver creato una piccola azienda di tabacco, usata sicuramente per riciclare i soldi dei suoi affari illegali in Francia, ma questo non tutti lo sanno.

Durand, invece, lo conosco da quando ho iniziato i miei affari qui in America e tra noi due c'è sempre stato uno strano rapporto: qualche volta ci odiamo, altre invece ci aiutiamo a vicenda. Anche lui era nel giro delle scommesse, ma poi ha iniziato con la vendita illegale di armi, e credo proprio che il vecchio James sia un suo cliente.

La partita procede sempre a favore di Durand, che spesso mi sorride beffardo; ammetto che sto perdendo, ma farlo davanti a lui sarebbe una sconfitta troppo grande. Devo concentrarmi!
Le sue mani portano le fishes davanti a lui: sta puntando molti soldi, che ha intenzione di fare? Riesco benissimo a nascondere le emozioni durante il gioco, è fondamentale per non farsi fregare, ma in questo momento sono molto agitato.

I miei occhi saettano tra Durand e James, ma senza accorgermene finiscono sul volto della mia donna: Faith è qui, ad una decina di metri da me, vestita con un abito rosso troppo corto e con la schiena nuda. Se ne sta andando, vedo che si dirige verso la porta. La chiamo un paio di volte, ma c'è troppo rumore affinché possa sentirmi.

Cosa ci fa qui? Che domanda, è ovvio che è venuta per me! È venuta per lo stronzo che ha fatto finto di tradirla, per il pezzo di merda che non la trattava come meritava.
Dopo tutto, lei è venuta fin qui per me.
Tra i pensieri, il suo corpo svanisce tra la folla come fosse stata un miraggio... non posso farmela scappare di nuovo! Mi alzo velocemente e inizio a correre verso l'uscita.

Sento dietro di me le voci di Durand e gli altri che mi richiamano, ma nella mia testa c'è soltanto la mia Faith.
Arrivo in strada: c'è troppa gente qui fuori, come posso trovarla? Inizio a raggirare tutti i gruppetti di persone che si trovano sul marciapiede, ma invano.
Deve aver sicuramente preso un taxi.
Controllo le mie tasche e mi accorgo di non avere il telefono con me: cazzo, l'ho lasciato in camera!

In pochissimo tempo recupero il telefono e noto che ha provato a chiamarmi: lo sapevo!
Digito il suo numero.
Ti prego rispondi....
"Kevin" risponde timidamente.
"Oh, grazie al cielo!" Tiro un sospiro di sollievo: ce l'ho fatta.
"Io ero..."
"Lo so. Ti prego, dimmi dove cazzo sei così possiamo vederci"
"Mi trovo in hotel, ti invio la posizione" dice velocemente per poi chiudere la chiamata.

Durante il tragitto non riesco a non pensare a quel vestito rosso fuoco che indossava poco fa: non l'ho ancora vista e già sono eccitato. Probabilmente entrambi sappiamo come finirà questa serata, ma prima voglio che mi dica che vuole stare con me, ho bisogno di sentirglielo dire.

Parcheggio davanti all'hotel e corro velocemente nella sua stanza. Busso freneticamente: potrei sfondarla questa porta.
Quando viene ad aprirmi, trattengo il mio istinto animalesco e ammiro il suo splendore.

"Sei uno spettacolo"
"Non è un po' corto questo vestito?" Mi dice maliziosamente.
"È decisamente troppo corto, mi stai facendo patire le pene dell'inferno"
"È proprio quello che volevo"

Si affaccia alle vetrate che percorrono una parete della suite e mi avvicino a lei.
"Mi ero preparata un gran discorso mentre venivo qui" dice.
"Posso immaginare"
"Ma la realtà è che nonostante tutte le possibilità che ti ho dato, non sono ancora pronta a lasciarti andare"

La prendo per i fianchi per farla aggrappare a me: facendo aderire la sua pelle nuda al vetro inarca la schiena e cinge le braccia intorno al mio collo.
"Ti amo, ragazzina"
A quel nomignolo sorride, segno che si è ricordata della prima volta nell'aereo.
"Ti amo, Kevin"

Il segreto del mio capoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora