Capitolo 11

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Avete presente quei momenti in cui credi che non le cose  potrebbero andarti peggio? Ecco,io mi sentivo così.

Mi sentivo sola e sperduta. Avrei dato qualsiasi cosa pur di ricevere anche solo un abbraccio dalle persone a cui volevo bene.

Mi sentivo confusa. Per me erano passati nemmeno tre giorni da quel terribile giorno nel Monte Fato, mentre Varda continuava a ripetermi che erano passati perfino millenni. Eppure non mi sentivo affatto invecchiata, anzi fisicamente mi sentivo più forte di prima.

Mi sentivo distrutta nell’animo. Non avevo più nessuno e tutto ciò che possedevo era stato ridotto in cenere : la mia stanza, la mia casa, l’ intero regno. Tutto ciò, anche le cose più banali come la mia spazzola o il mio cuscino, mi mancavano terribilmente.

Ero la Custode. Questo titolo non si dovrebbe dare alle persone responsabili? Io mi sentivo tutto fuorché responsabile: non ero riuscita a badare nemmeno a mia fratello, figuriamoci se dovevo proteggere la cosa più preziosa e potente del mondo.

“E le cose nella Terra di Mezzo non sono per niente migliorate …”

Quella frase era come un macigno sul mio cuore. Avrei voluto sapere cosa intendeva dire Varda, ma era scomparsa in un battito di ciglia.

Ero rimasta ancora un volta da sola.

Mi guardai meglio intorno e vidi un leggero vestito rosso appeso all’anta di un enorme armadio.

“Chissà di chi è questa stanza …” pensai. Di sicuro doveva essere  di qualcuno molto importante visti i numerosi dettagli pregiati di quella camera.

Nella stanza entrò una leggera brezza mattutina. La mia curiosità prese il sopravvento e mi alzai dal letto: volevo vedere Valinor.

Appena mi misi in piedi sentii che tutti i muscoli erano molto intorpiditi ed ebbi un leggero giramento di testa. Dopotutto avevo dormito “solo” per più di tremila anni.

Fu allora che notai che indossavo solo una tunica molto corta e constatai che non era il caso uscire sul balcone vestita così.

Quindi andai davanti all’armadio e presi in mano il vestito rosso. Era fatto di una stoffa che non conoscevo: era morbida e molto leggera. Visto che non volevo curiosare nell’armadio di qualcun altro decisi di provarlo e fortunatamente vidi che era della mia taglia. Mi scendeva morbido lungo i fianchi e non aveva scollature profonde.

Misi le mani nei capelli e per poco non restarono incastrate in un groviglio di nodi. Nessuno si era preoccupato dei miei poveri capelli ed era il caso di pettinarli. Mi guardai intorno in cerca di una spazzola che trovai sopra ad un tavolino di fronte ad uno specchio appeso al muro.

“Vediamo un po’ come sono cambiata in tremilaseicentosessantadue anni”

Mi aspettavo di essere coperta di rughe e cose del genere, ma quello che vidi mi fece strabuzzare gli occhi.

Ero dimagrita, e parecchio. Non avevo più uno straccio di muscoli, per i quali avevo lavorato sodo per tutta la vita. Ero pelle e ossa, più ossa che pelle avrei osato dire. Inoltre ero bianca più del latte appena munto. Sembravo un cadavere, perché era quello che avrei dovuto essere no? Un cadavere. Eppure mi sentivo più forte che mai, come se fossi rinata.

Presi tra le mani la spazzola e cominciai a districare quei terribili nodi rossi . Mi venne in mente l’immagine di Kaeliee che mi pettinava ogni mattina e mi venne il groppo in gola, ma tenni a bada le lacrime.

Quando ebbi finito, cioè circa un’ora dopo, notai che i capelli mi erano cresciuti così tanto da aver superato la metà della coscia. Li avrei tagliati appena avrei recuperato qualcosa di affilato, ma per il momento li tenni sciolti.

Finalmente ero pronta per vedere Valinor.

A piedi scalzi uscii sul balcone e ciò che vidi fu qualcosa di indescrivibile.

L’intera città di Valmar era costruita sulla cima di una montagna così alta che potevo toccare le soffici nuvole con un dito. Le case era fatte di mattoni bianchi che riflettevano la luce del sole e rendevano ancora più magica la città. Vi erano anche delle piccole cascate di acqua purissima che partivano appena sotto le fondamenta di alcune case.

Dal balcone si poteva vedere un’immensa distesa verde con alcuni sprazzi di colore qua e là e infine, se si aguzzava la vista, il mare. Non l’avevo mai visto: Dormor era circondata da una catena di montagne molto alte e avevo fatto solo pochi viaggi fuori dai confini. Era uno dei miei desideri a cui tenevo di più fin da bambina, vedere il mare e magari tuffarmici dentro.

All’improvviso sentii un cinguettio provenire dalla mia destra. Mi voltai e trovai un piccolo uccellino dalle piume arcobaleno. Era stupendo ed emetteva un canto melodioso e dolce.

-Ehi piccolino … fatti accarezzare, non ti farò del male tranquillo …

Allungai un dito e stranamente non volò via. Appena appoggiai il dito sulle sue soffici piume sentii una scossa partire dalla punta del dito ed espandersi fino al cuore. In meno di un secondo il piccolo animale era diventato cenere.

Puff.

“Ma che diamine è successo ?!”

Indietreggiai lentamente e ritornai nella stanza. Ero scioccata, ancora una volta. Mi guardai la punta del dito con cui avevo toccato quel povero uccellino. Vi era una strana macchia rossa che pian piano stava diminuendo mentre la scossa era durata solo un istante.

Da quando potevo incenerire qualcosa di vivente con un semplice tocco?

Dovevo trovare Varda e parlarle, magari lei sapeva qualcosa.

Aprii la porta della stanza e cominciai a vagare per i corridoi di quell’enorme dimora.

ANGOLO DELL’AUTRICE

Holaa :)

Innanzitutto volevo dirvi GRAZIE per aver raggiunto più di 600 visualizzazioni. Vi adoro ogni giorni di più <3

Finalmente domani finisce questo periodo pieno di verifiche e quindi credo che aggiornerò più spesso yee

Spero che nessuno di voi sia animalista ahahah. ( comunque adoro gli animali sia chiaro eh ;) )

Bacioni

Giulia :3

P.S se volete pubblicità basta chiedere :) 

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