Dovevo ritornare da Tulkas.
-Chissà se vorrà ancora allenarmi dopo il modo in cui sono scappata via …
-Certo che lo vorrà. Sai non capita tutti i giorni l’occasione di allenare la Custode. Ora vai e mi raccomando cerca di sopportarlo il più possibile. Io sono sempre qui nel bosco, se vuoi vedermi basta chiamarmi.- mi rispose Yavanna.
La ringraziai ancora una volta abbracciandola, per poi ripercorre il ruscello correndo.
Ero diventata molto più veloce. Intorno a me tutto sembrava a rallentatore e potevo scorgere ogni singolo dettaglio della boscaglia intorno a me: le varie sfumature di fiori e foglie, le gocce di rugiada, perfino i piccoli animaletti nascosti qua e là.
In un batter d’occhio ero di fronte all’arena. A quel punto potei rallentare e vi entrai camminando lentamente, temendo la reazione di Tulkas.
-Sei tornata.
Sobbalzai sentendo la sua voce dietro di me. Non sapevo se era meglio dirgli subito la grande notizia o tacere. Scelsi la seconda opzione.
Sentivo il suo fiato sul collo e metteva ansia, una tremenda ansia.
-Credevo che non volessi più tornare dopo quello che hai visto. Come mai sei tornata?
Mi voltai di scatto e i nostri visi si trovarono a pochi centimetri di distanza.
-Ho risolto il mio problema.
Dai suoi occhi potevo vedere il riflesso di me stessa. Pensai alla Fiamma e vidi i miei occhi mutare.
Divennero uguali a quelli di Sauron quando era stato soggiogato, solo che i miei avevano fiamme blu. Fiamme blu con una linea nera al posto della pupilla. Inquietanti ma allo stesso tempo bellissimi.
Tulkas ne rimase scioccato e fece un balzo all’indietro.
-Tu … come diamine hai fatto?! Chi ti ha aiutata?
-Come mai ti importa?
-Perché volevo essere io a mostrarti come fare, ma tu sei scappata via. E ora voglio sapere chi ti ha mostrato il modo.
-In realtà l’ho capito da sola. Yavanna mi dato soltanto una spintarella di incoraggiamento.
Non volevo che Yavanna passasse dei guai per colpa mia. In fondo mi aveva aiutato tanto.
Per mia fortuna Tulkas sembrò crederci e divenne più tranquillo.
-Beh, almeno abbiamo guadagnato tempo. Ora possiamo iniziare seriamente. Prendi di nuovo l’arco e la freccia, continuiamo da dove avevamo interrotto.
Feci come mi disse. Questa volta mi sembrava tutto molto più leggero e riuscivo a maneggiare meglio l’arco. Ormai la corda si tendeva come se fosse una di quelle normali.
“A quanto pare controllare la Fiamma mi rinforza ancora di più” pensai.
-Ora devi starmi bene a sentire, d’accordo?- mi chiese Tulkas avvicinandosi a me.
Annuii con il capo e lui cominciò a spiegarmi la mia prima prova.
-Ora nel tuo sangue scorre la Fiamma. Ogni tua singola cellula ormai è parte di essa. Controllandola, sei in grado di manifestarla, facendola uscire dal tuo corpo. Rammenta bene: questa arena è protetta da un potente incantesimo per questo puoi allenarti qui. Se lo facessi in un altro luogo potresti danneggiarlo, e anche tanto. Ma torniamo a noi… il tuo compito adesso è di concentrare una piccola parte della Fiamma nella freccia, facendo attenzione a non distruggerla. Pensi di potercela fare?
-Certo che sì.
-Bene, allora comincia.
Mi concentrai sulla freccia. I miei occhi riuscivano a scorgere ogni singolo dettaglio di quell’oggetto, perfino i più piccoli come dei granelli di pulviscolo sulla punta. Sentii le due dita che tenevano la freccia cominciare a pizzicare di nuovo. Lentamente cominciarono a brillare di una luce azzurrina. Il bagliore si trasformò in uno strano fumo caldo. La Fiamma stava uscendo fuori. A quel punto rivolsi tutta la mia attenzione alla parte cava della freccia e vidi il fumo andare in quella direzione, fino a quando cominciò a riempire la freccia. Più fumo entrava e più mutava, diventando un piccolo fuoco azzurro. Alla fine sembrava che la freccia stesse bruciando dall’interno, ma il fuoco non dilagava.
-Molto bene. Adesso voglio che tu colpisca questo disco di metallo che lancerò . Ti avverto: sarà molto veloce e difficile da colpire. Se lo colpirai la Fiamma eroderà il metallo. Quando avrà finito, la devi richiamare dentro di te. Chiaro?
-Sì, lancia quel disco.- dissi decisa.
Lui sollevò la mano e lo lanciò. Prima i miei occhi non avrebbero potuto vedere la traiettoria tanto era veloce.
“Ma ora sì.”
Feci un profondo respiro e scoccai la freccia. Si sentì un sibilo nell’aria e poi uno stridore. L’avevo colpito.
Il disco si fermò e restò a mezz’aria, mentre la Fiamma usciva dalla freccia e lo circondava. In un secondo netto il disco scoppiò diventando piccolissimi granelli di metallo.
“Adesso torna da me” dissi nella mia mente rivolgendomi alla Fiamma.
Come se avesse percepito le mie parole, si avvicinò fluttuando per poi ritornare nelle mie dita. Sentii un tiepido calore spargersi in tutto il mio corpo, come se un pezzo di me fosse tornato al suo posto.
Guardai Tulkas mostrando un sorriso a trentadue denti. Ce l’avevo fatta. Avevo superato la prova. Come al solito lui non si sbilanciò nei complimenti, rimanendo impassibile.
-Notevole. Tu mi sorprendi ogni minuto di più. Credo che per oggi possa bastare. Il tramonto è alle porte.
Non mi ero accorta dello scorrere delle ore. Mi erano sembrati minuti. Volevo continuare a imparare, a mettermi alla prova.
Ma purtroppo Tulkas sembrava irremovibile e dovetti consegnargli l’arco.
-Ti ricordi la strada per tornare indietro vero?- mi chiese come se volesse togliersi una scocciatura.
-Certamente.- gli risposi fredda e mi diressi all’uscita dell’arena.
-Ci vediamo qui domani all’alba. Non fare tardi.
Non gli volli rispondere e cominciai a correre sul sentiero che mi avrebbe ricondotta a Valmar. Il giorno seguente mi aspettava un'altra prova e dovevo riposare. La Fiamma mi dava forza ma quando l’avevo usata la mia energia ne aveva risentito.
Arrivata ai piedi della montagna vi entrai e risalii le numerose rampe di scale sempre correndo per fare prima. Ormai avevo imparato dove si trovava la mia stanza e mi diressi subito lì.
Stranamente non avevo né fame né sete. Volevo solo dormire.
Appena entrai nella stanza mi tolsi di dosso la “divisa” mettendomi il vestito che avevo trovato al mio risveglio dal limbo.
Mi buttai sul letto e caddi in un sonno profondo.
Sognai delle cose strane.
Mio fratello con quegli occhi rossi, vestito con una armatura nera, nel Monte Fato. Era girato di spalle ma si capiva che stava facendo qualcosa. Gli girai intorno e vidi una cosa ancora più strana.
Stava forgiando un anello dicendo queste parole:
“ Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul,
Ash nazg thrakatulûk agh burzum-ishi krimpatul”Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ecco il nuovo capitolo :) spero che la storia continui a piacervi ….
Bacioni
Giulia :3
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|Belthil|
FantasíaBelthil, futura regina di Dormor, imparerà che il Male può portarti via tutto ciò che ami ... Tratto da un capitolo: Mio fratello, sangue del mio sangue, non esisteva più. Perso per sempre. (...) Non me lo sarei mai perdonato.