Capitolo 12

444 51 8
                                    

Corsi per il lungo corridoio e decisi di svoltare a sinistra.

“Di sicuro mi perderò” pensai mentre vidi che mi trovavo in altro corridoio.

Le pareti erano aperte con una lunga serie di piccoli archi, intervallati da colonne ricoperte da piante rampicanti. Da sotto di esso partiva una piccola cascata d’acqua cristallina. Questa volta lo percorsi lentamente soffermandomi a osservare ancora una volta Valinor.

Verso la fine del corridoio notai che se avrei svoltato a destra sarei finita in cima ad una rupe di roccia levigata. Sulla punta vi era una persona con le braccia aperte.

“Finalmente ho trovato qualcuno!”

Ricominciai a “camminare con passo svelto”  verso la rupe.

Quando arrivai trovai un uomo a piedi nudi girato di spalle con le braccia spalancate. In una mano reggeva un lungo bastone bianco con in cima una pietra blu incastonata nel legno a forma di ali. Indossava una lunga tunica azzurra avvolta all’altezza del bacino da un lungo mantello blu con contorni dorati che poi gli ricopriva le spalle e scendeva morbido fino a terra. Sugli avambracci vi erano lunghi bracciali elfici in oro. I capelli bianchi gli cadevano sulle spalle e per il vento alcune ciocche gli coprivano il volto, ma riuscii a vedere che aveva una barba abbastanza lunga che finiva a punta.  Stava ripetendo a bassa voce alcune parole di cui non comprendevo il significato.

All’improvviso sentii delle grida d’aquile. Dalle nuvole comparirono enormi e maestose aquile che iniziarono a volare in cerchio sopra l’uomo. La voce di costui divenne e più forte mentre continuava a ripetere quella specie di preghiera. Sembrava che le aquile gli rispondessero. L’uomo alzò le mani e le aquile cominciarono ad allontanarsi, fino a ritornare in mezzo alle nuvole.

Pronunciò l’ultima frase di quella preghiera a voce così alta da riempire il cielo.

Abbassò le braccia e si voltò verso di me. In quel momento i miei occhi incontrarono i suoi. Erano completamente bianchi fatta eccezione per una sottile linea azzurrina che gli circondava la pupilla.  Più lo guardavo e più le sue iridi cominciavano a diventare sempre più azzurre, fino a quando non divennero dello stesso colore del cielo.

-Tu devi essere la Costode, non è così?- la sua voce era armoniosa e nello stesso tempo profonda .

-I-il mio nome è Belthil …

-Belthil … è un bel nome, degno di essere ricordato per l’eternità. Devo supporre che Varda ti abbia già fatto visita e che ti abbia spiegato tutto. È sempre stata un tipo abbastanza schietto. Oh che sbadato, non mi sono presentato. Io sono Manwë, Signore dei Valar nonché Re di Varda, Signore del Respiro di Arda, Signore dei venti e Signore dell’Occidente. Varda è la mia sposa e Melkor era … era mio fratello.

Pronunciò le ultime parole con un velo di tristezza. Io lo potevo in qualche modo capire: avevo perso anche io mio fratello. Entrambi portati via dal Male.

-Non rattristarti per me, dolce Belthil. Entrambi abbiamo fatto delle scelte, giuste o sbagliate che siano, che ci hanno condotto su strade differenti. A causa della mia pietà verso di lui ho lasciato che uccidesse migliaia di persone innocenti ed ora, ogni giorno, penso a lui, rinchiuso oltre la Porta della Notte, e provo un profondo rimorso. Ma tu devi essere forte, per tutti noi. Tu sei la Custode, sei la persona più preziosa in questo mondo e dovrai dare speranza e protezione a tutti i popoli.

-Io … non credo di esserne in grado … come posso proteggerli se non l’ho saputo fare con mio fratello? Come farò a dare speranza quando sono distrutta dentro?

Manwë mi si avvicinò e mi strinse in un forte abbraccio. Mi sentii protetta, al sicuro da ogni male, lì fra le sue braccia. Come se fosse un padre che consola sua figlia.

|Belthil|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora