Capitolo 21

357 38 13
                                    

E così era lui. Era Calen il principe di Mithlond, il figlio del grande Gil-Galad, l’ultimo della stirpe dei Noldor.

Ci guardammo negli occhi per qualche istante e notai nel suo sguardo un pizzico di stupore. Non si aspettava di rivedermi così presto. Si avvicinò a suo padre, il quale aveva rivolto uno sguardo di rimprovero verso il figlio ritardatario.

-Come mai ci hai impiegato così tanto tempo ad arrivare? L’armeria non è poi così distante da questa sala. - gli chiese il Re.

-Perdonami padre ma sono stato … trattenuto.

Sapevo bene che stava mentendo e senza accorgermene feci un piccolo sorriso. La causa del suo ritardo ero in parte io. Probabilmente quel funzionario di corte era andato in armeria e, non trovandolo lì, avrà

cercato in lungo e in largo il suo principe temendo un rimprovero del Re. Calen avrà trovato una scusa plausibile per poi correre dal padre: i miei occhi erano riusciti a scorgere una piccola goccia di sudore impigliata tra alcune ciocche della sua chioma ribelle.

-Trattenuto?

-Ehm sì, dovevo assolutamente pulire la mia spada. Sai quanto ci tiene il mio insegnante. Purtroppo un po’ di sporcizia è caduta sui miei vestiti e così sono andato a cambiarmi. Credimi, ho fatto più in fretta che ho potuto.

Era la scusa meno credibile che io avessi mai sentito. Perfino io avrei saputo fare di meglio. Infatti Gil-Galad si dimostrò poco convinto, ma preferì cambiare argomento.

-L’importante è che sei arrivato. Permettimi di presentarti la nostra ospite, Belthil. Belthil, lui è mio figlio, Calen.

I nostri sguardi si incontrarono di nuovo. Lui si avvicinò a me, prese la mia mano e, come aveva fatto le precedenti volte, vi lasciò un piccolo bacio. Questa volta non sentii il solito brivido, poiché sapevo bene che quella era una formalità di corte mentre le due volte precedenti avrebbe potuto benissimo solamente stringermi la mano.

-Belthil di … ?-chiese Calen rivolgendosi al padre.

Quello era un colpo basso. Sapeva bene che non gradivo parlarne, ma era più curioso del previsto.

-Belthil, figlia di Aran, signora di Dormor.- gli rispose Gil-Galad.

-Dormor? Ma quel regno è stato distrutto millenni fa da Sauron! Non è possibile!

-E invece lo è. - lo interruppi io.

Era arrivato il momento di svelargli la verità su di me.

-Quando Dormor cadde i Valar decisero di salvarmi e mi portarono a Valinor. Si presero cura di me e mi aiutarono a superare il dolore per la perdita della mia famiglia.

Calen spalancò gli occhi. Presi fiato e mi preparai per continuare a narrare la mia storia, ma Gil-Galad mi precedette.

-Non l’hanno solo salvata e protetta per tutto questo tempo. Eru le ha fatto un immenso dono: nelle sue vene adesso scorre la sua essenza divina, la Fiamma Imperitura. Lei ne è la Custode ed è qui per proteggerci e aiutarci nella battaglia contro il Male.

Calen sembrava ancora più sconvolto. Aveva il respiro affannato e non staccava i suoi occhi da me.

-È … è vero?- mi chiese. Sembrava quasi una supplica.

-Sì. - risposi abbassando lo sguardo. Prima o poi l’avrebbe scoperto comunque.

-Ma se tu sei la principessa di Dormor allora … Sauron è tuo fratello minore.

Mi venne un tuffo al cuore. Lui sapeva del mio legame con Sauron, colui che riteneva l’Oscuro Signore. Solo io sapevo la verità e sarebbe stato difficile farmi credere. Sapevo che Sauron aveva recato un grande male alla Terra di Mezzo, distruggendo città e villaggi di persone innocenti. Manwë non mi aveva detto altro su di lui e neanche io volevo sapere tutte le cose orribili che aveva fatto.

|Belthil|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora