Era come se fossi nel mio sogno. Avevo sentito un rametto spezzarsi. Sapevo che c’era qualcuno, o qualcosa, oltre quel cespuglio.
Mi preparai al peggio: per quanto ne sapevo poteva anche essere un Troll, visto che Manwë mi aveva insegnato che i boschi della Terra di Mezzo a quel tempo ne erano pieni. Quindi presi l’arco e incoccai una freccia. Tenendo la corda tesa ricominciai a camminare. Quando fui abbastanza vicina al cespuglio feci un profondo respiro e saltai fuori dal mio “nascondiglio”.
Dall’altra parte non trovai un Troll, e nemmeno un Orco o una qualsiasi altra creatura malvagia.
Trovai un ragazzo. Aveva in mano un arco di legno chiaro ed anche lui aveva incoccato una freccia, puntata verso di me.
Aveva un fisico slanciato ed esile, anche se si vedeva che era in forma. Le spalle erano larghe e proporzionate, la vita stretta e i fianchi sottili. La carnagione era chiara, appena rosata, il viso leggermente squadrato. Le labbra erano carnose e rosate. I capelli corti castano chiaro, tendenti al biondo, erano disordinati e parzialmente nascosti dal cappuccio.
I nostri sguardi entrarono in contatto. Sentii un formicolio attraversarmi tutto il corpo. Dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli.
I suoi occhi erano color nocciola chiaro, quasi verdi, con una leggera sfumatura dorata e dal taglio allungato. Erano contornati da ciglia scure come la pece, così come le folte sopracciglia.
Entrambi abbassammo subito l’arco ed i cappucci dei nostri mantelli. Solo allora notai le sue piccole orecchie a punta.
Un Elfo.
Sotto al mantello blu scuro indossava una camicia di lino bianca a sbuffo, abbinata a pantaloni scuri con inserti di cuoio. Gli stivali impolverati erano macchiati da goccioline di fango, sia fresco che secco. Inoltre notai che tra i capelli si era incastrata una piccola foglia secca.
Fu lui a parlare per primo.
-Sa-salve …
Sembrava che non avesse mai visto un Elfo femmina in tutta la sua vita.
-Salve- gli risposi il più gentilmente possibile per fargli calmare i nervi visibilmente tesi.
-Scusami, pensavo fossi un cinghiale …
Certo che sapeva come fare un complimento ad una ragazza.
-Ed io pensavo fossi un Troll.- gli risposi di rimando.
Scoppiammo a ridere entrambi.
-Comunque io mi chiamo Calen. Tu invece sei …?
-Belthil.
Si avvicinò e mi prese la mano, per portarla vicino alle labbra e lasciarci un piccolo bacio. Sentii un altro formicolio partire da dove la nostra pelle era entrata in contatto.
-Piacere di conoscerti, Belthil. Davvero scusami per prima, ma è raro incontrare qualcuno in questa foresta. Dicono che sia oscura e non ci viene nessuno, se non per cacciare qualcosa.
-Nessun problema. Ma … mi potresti dire di quale foresta stai parlando ? Io … mi sono persa.
Non so perché ma sentivo di non dirgli subito la verità e mostrargli il ciondolo. Avrei aspettato il momento adatto. Magari se l’avrei fatto lui si sarebbe intimidito e sarebbe diventato distaccato, come i marinai di Alqualondë. Invece io volevo conoscerlo per come era realmente.
-Oh allora sei fortunata ad avermi incontrato. Ci troviamo in uno dei boschi del Forlindon.
Nella mia mente cercai di ricordare quel nome. In pochi secondi ricordai tutto: il Forlindon era vicino all’Ossiriand, una terra nel nord-ovest della Terra di Mezzo, la regione più occidentale del continente. Quella regione era anticamente attraversata da sette fiumi e poi divisa in due parti a causa della guerra tra Morgoth e i Valar.
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|Belthil|
FantasíaBelthil, futura regina di Dormor, imparerà che il Male può portarti via tutto ciò che ami ... Tratto da un capitolo: Mio fratello, sangue del mio sangue, non esisteva più. Perso per sempre. (...) Non me lo sarei mai perdonato.