Capitolo 28

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CONSIGLIO PER LA LETTURA: “Monster” degli Imagine Dragons :3

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Spronavo Akira alla massima velocità, non volevo avere ripensamenti.

Avevo tradito la fiducia di Calen, ma per il suo bene. Dovevo continuare la missione da sola.

Il cielo diventava sempre più scuro ed aumentavano le nubi nere all’orizzonte. Gli alberi cominciavano a sparire per lasciare spazio ad una immensa steppa con qualche piccolo arbusto insecchito qua e là.

Stavo andando dritta verso Mordor, da chi era stato mio fratello Sauron.  

Mi coprii la bocca e parte del viso con la sciarpa per non respirare i granelli di terra che Akira sollevava ad ogni suo passo. Con la mente andavo indietro nel tempo e nei ricordi, cercando tra di essi l’esatta posizione della quercia che segnava l’entrata del passaggio segreto.

Dovevo avvicinarmi ai Monti di Cenere, confini naturali di Mordor, seguendo con lo sguardo la direzione che portava al Monte Fato. La quercia avrebbe dovuto trovarsi in una piccola spianata ai piedi di due monti, in mezzo ai quali si doveva scorgere con chiarezza la punta del Monte Fato. Avrei riconosciuto la pianta per il colore delle foglie, perennemente rosse con molte sfumature tra l’arancione e il giallo. 

Il terreno cominciava a diventare sempre più scuro, come se fosse …

Cenere.

Gli Ered Lithui ormai erano davanti a me. Alzai lo sguardo e cercai la vetta del Monte Fato.

“Eccola”

Spuntava esattamente al centro di due monti, proprio come doveva essere.

C’era un unico problema: non c’era nessuna quercia rossa. Scesi da cavallo e mi avvicinai ad una piccolo cumolo di cenere. Mi inginocchiai a terra e ne un po’ presi tra le mani. La lasciai scivolare tra le dita, ma qualcosa rimase incastrato tra di esse.

Una foglia. Era annerita per la cenere e non riuscii a distinguerne il colore. Cominciai a scavare tra la cenere con le mani, ce ne dovevano essere altre al di sotto di quello strato polveroso.

Avevo ragione. Ne trovai una decina. Presi in mano la più piccola, che era anche la meno annerita. Cominciai a sfregarla con le dita per cercare di pulirla e vedere il suo colore originale.

Il nero cominciò a scomparire. Al centro della foglia comparì una piccolissima macchia rossa scura.

L’avevo trovata. Quelle foglie erano i resti della quercia rossa.

Partendo dal mucchietto di foglie e andando dritta verso i due monti avrei trovato il passaggio. Feci una decina di metri, fino a trovarmi di fronte ad una  roccia. Sulla cima era scolpita una sola parola: Dormor.

Ero vicina all’entrata.

Esattamente di fronte al masso cominciava la parete di roccia di uno dei due monti. Appoggiai i palmi e cominciai a spingere. Sentii la parete sotto di me cominciare a scricchiolare. Spinsi ancora più forte. Sullo strato di roccia cominciarono a formarsi grosse crepe, fino a quando crollò.

Davanti a me si apriva un cunicolo stretto e buio. Presi in mano un pezzo della parete crollata e lo lanciai all’interno. Lo sentii cadere a terra dopo alcuni secondi.

Il ciondolo di Varda cominciò a brillare, illuminando parte del sentiero sotterraneo. Per fortuna sembrava in buone condizioni.

Lasciai andare le redini di Akira.

-Resta qui, Mordor non è un posto per te. Se al calar della notte non sono tornata, fai ritorno da Gil-Galad. - e detto questo feci un profondo respiro ed entrai.

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