Capitolo 14

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Eccola lì, imponente e maestosa. Le piante rampicanti ne ricoprivano le pareti esterne e un piccolo arco di marmo bianco posizionato davanti all’ingresso. Un piccolo torrente circondava la struttura.  Il campo in terra battuta era lungo come la sala del trono del mio palazzo, ormai distrutto. Ero a bocca aperta : quel posto era il sogno di ogni guerriero che vuole allenarsi duramente.

-Vuoi muoverti o restare lì imbambolata?

Tulkas riuscì a rovinare quel momento magico.

-Sì arrivo …- risposi cercando di sembrare il meno possibile scocciata. 

-Qui è dove ti allenerò, ma prima devi promettermi una cosa …- si era fatto ancora più serio.

-Dimmi pure.

-Promettimi che rispetterai la settima regola, per tutta la vita.

 “Tutto quello che ti insegnerò sarà da utilizzare solo in casi di estrema necessità”.

-E che se dovrai combattere cercherai di contenerti.- disse mentre mi guardava dritta negli occhi.

-Lo prometto.- risposi convinta.

-Molto bene, allora possiamo cominciare. Vai al centro dell’arena e aspettami lì, ci metterò poco.

Si voltò di scatto e mi lasciò lì da sola. Andai diretta verso il centro e appena lo raggiunsi vidi Tulkas rientrare nell’arena con in mano un arco e delle frecce.

Da lontano si poteva scorgere la bellezza di quelle armi, le mie preferite. Mi venne in mente il regalo di mio padre e con esso migliaia di ricordi. Sussultai quando mi porse il nuovo arco, molto più ricco di dettagli del mio. I due bracci erano coperti di scritte dorate che risaltavano sul legno scuro, mentre l’impugnatura era argentata. Le frecce invece erano di un tipo che non avevo mai visto. Erano anch’esse di legno scuro, ma era cavo. Non vi era nemmeno la punta. In effetti non mi sembravano affatto frecce.

-Non fare quella faccia, queste sono frecce speciali ideate da me. Tra poco capirai. Tieni prendi l’arco e prova a tendere la corda.- mi disse con un sorrisetto che non mi convinceva affatto.

Presi in mano l’arco e per poco non lo feci cadere. Era pesante. Troppo pesante.

-Credevi che tutto fosse così semplice? Questo era solo un piccolissimo assaggio di ciò che ti dirò di fare.

Sembrava che mi stesse prendendo in giro. Strinsi i denti e sollevai l’arco.

-A quanto vedo hai una grande forza di volontà, molto bene. Tra poco ti servirà tutta.

Impugnai ancora più saldamente l’arco e presi fra le dita la corda. Era fredda, probabilmente fatta di metallo sottile. Cominciai a tirare con tutte le forze ma non voleva saperne di piegarsi. Tutto ciò mi innervosiva.

“Tulkas vuole proprio prendersi gioco di me, ma non gliela darò vinta. Mai!”

Tirai ancora più forte tanto che le dita cominciarono a sanguinare. Sentivo che dentro di me si stava espandendo una nuova forza, decisamente molto potente. I polpastrelli cominciarono a pizzicare, i muscoli a tendersi di più.

La corda cominciava a piegarsi. Mi concentrai sulle braccia che sentivo sempre più forti. Poco dopo la corda era completamente tesa ed io mi sentivo stranamente bene, come se tutto lo sforzo che avevo fatto prima fosse scomparso.

Guardai Tulkas con un aria soddisfatta. La sua espressione era un misto di sorpresa e sconcerto : avrei dato tutto l’oro del mondo pur di rivederla un’altra volta.

-E adesso?- gli chiesi. Lui sembrò riprendersi dallo shock e mi porse una di quelle strane frecce, senza dire nulla. La misi subito nella corretta posizione, pronta a scoccarla.

-Adesso chiudi gli occhi e cerca di visualizzare la Fiamma dentro di te. Prova a vedere di che colore è, come si muove, la forma che ha assunto in questo momento. La Fiamma cambia forma in continuazione, devi solo trovare quella giusta per te.

Chiusi gli occhi. Tutto quello che vedevo era il buio assoluto. All’improvviso comparì una piccola luce intermittente. Mi concentrai su di essa. A poco a poco cominciò ad espandersi. Non era una luce, era una fiamma. La Fiamma. Il colore tendeva dall’azzurro al blu, anche fino al viola. La Fiamma non scalpitava, ma era comunque potente. Era la cosa più bella che avessi mai visto.

In un attimo cambiò forma. Assunse quella di Sauron. Il mio cuore mancò di un battito. Lui era lì, in piedi, che mi sorrideva. Aveva i capelli più lunghi, ma per il resto non era cambiato. Di fianco a lui comparve anche Kaeliee, che abbracciò Sauron. Si diedero un leggero bacio sulle labbra. Sentivo le lacrime rigarmi il volto. Insieme erano perfetti, come avevo sempre immaginato. Comparvero anche mia madre e mio padre, tenendosi per mano. Tutti mi guardavano e sorridevano. Sembravano felici.

Poi la scena cambiò. Sauron aveva in mano un pugnale insanguinato e ai suoi piedi vi erano Kaeliee, Ris e Aran con la gola squarciata e i visi sofferenti. Sauron continuava a sorridermi.

“Tutto questo è colpa tua … tu li hai uccisi … hai ucciso tutti … hai ucciso me. Se solo mi avessi protetto tutto ciò non sarebbe mai accaduto.” mi sussurrò.

Dentro di me scoppiò il panico e la disperazione. Cominciai a tremare. I polpastrelli cominciarono a pizzicare di nuovo.

-Belthil apri gli occhi! Belthil basta!- era Tulkas che stava gridando.

Aprii gli occhi di scatto. Tutto intorno a me era in fiamme. Tra le mani avevo ancora l’arco e il fuoco aveva riempito la freccia prendendo poi la forma della punta. Ero circondata da un cerchio di fiamme molto alte, dalle quali riuscivo a scorgere solo la testa di Tulkas.

-Adesso calmati e riprendi il controllo!

Uscii da quella specie di trance emotiva. Le fiamme cominciarono a disperdersi fino a scomparire del tutto. Sentii di nuovo il peso dell’arco e lo lasciai cadere a terra. Poi caddi anche io sulle ginocchia.

In un attimo Tulkas fu vicino a me.

-Che cosa diamine è successo nella tua testa?

-Io … è tutta colpa mia … lui è morto a causa mia … i-io … li ho uccisi tutti …

-Parli della tua famiglia?

Annuii con il capo.

-Belthil ascoltami. Quello che hai visto è ciò che tieni nel cuore. Tu pensi ancora che sia stata colpa tua, anche se Manwë ti ha detto il contrario. Finché non convincerai te stessa ti sarà impossibile controllare la Fiamma.

Era quello il vero problema. Convincere me stessa.

Mi alzai di scatto e cosi via dall’arena. Volevo stare da sola. Tulkas non mi seguii, forse aveva capito le mie intenzioni. 

Corsi per la foresta. Non sapevo dove stavo andando, correvo e basta. Seguivo il corso del piccolo torrente che mi portò di fronte ad un altro arco, simile a quello di fronte all’arena. Lì mi sedetti e ripresi fiato.

Si sentiva solo la scrosciare dell’acqua e il canto di alcuni uccelli del bosco. Riconobbi il verso di un corvo.

Sentii alcuni rami spezzarsi. Qualcuno si stava avvicinando. Non poteva essere Tulkas, aveva un passo troppo pesante che avrei sentito a chilometri di distanza.

-Manwë sei tu? Oppure sei Varda?- chiesi.

-Non sono nessuno dei due.

ANGOLO DELL’AUTRICE

Scusate per non aver aggiornato prima ma avevo un terribile blocco dello scrittore … scusatemi tanto.

1,1 k GRAZIE MILLE, vi ho già detto che vi adoro?

Vi lascio ancora una volta in suspance … muahhaha

Chi sarà mai quello\a che ha parlato? Lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo …

Bacioni

Giulia :3

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