Capitolo ventitreesimo.

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Qui sempre 15 Luglio, ora l'01:58.

E' più buia la mia testa del cielo, di stelle non c'è traccia.

Finestra spalancata su sentimenti a pezzi, fisso il soffitto con gli occhi spenti.

Nemmeno una lacrima, quella sera; le parole mi avevano distrutta così tanto, che ne ero diventata indifferente.

Non avevo abbastanza cuore per soffrirci.

Mi videochiamano.

Lezione di vita numero due: se il tuo ormai ex, e il suo migliore amico drogato, o qualunque persona ti perseguiti senza tregua, mai dare corda.

Se mi fossi fermata al primo audio, dopo aver capito il loro gioco sporco, non mi sarei bruciata.

Li lasciavo lì senza divertimento, evidentemente pur passando tempo insieme si annoiavano.

E l'indomani, quando sarebbero tornati lucidi, avrebbero smesso da soli.

Peccato che le perle di saggezza si acquisiscano solamente soffrendo, e per capire come comportarmi, avrei dovuto ancora farmi male.

Rispondo.

Seduti nel soggiorno di Joe, mangiando omelette e rollando sigarette.

Fanno come se niente fosse; ridono, ma da ridere non c'è niente.

Hanno appena ucciso una persona e continuano la routine di sempre.

Possibile che non capiscano la gravità della situazione? Possibile che sparino dardi infuocati dalle labbra senza rendersene conto?

Provano a scherzare con me; non parlo.

Ho lo sguardo perso e i pensieri in guerra tra loro.

Dicono che sono noiosa, mettono giù la chiamata.

Blocco i loro numeri e provo a dormire.

Buonanotte, disordine.

TRAPPED IN MY MIND.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora