─♡──3──♡─

290 13 8
                                    

"Dovevo morire."

Queste furono le parole che lesse appena sveglio, scritte con una stilografica nera sopra un post-it posizionato sotto la porta d'entrata.

Ovviamente Jimin si collegò subito al ragazzo dai capelli verdi, e trovò personalmente irrispettoso quel messaggio.

Lui si stava spaccando in quattro per sopravvivere e quel ragazzo semplicemente diceva di non voler vivere a causa di chissà quale cazzata.
Jimin era pieno di determinazione nel superare tutto quello, ed un altra persona si arrendeva così facilmente?

Gli sembrava ingiusto dare così poco peso alla propria vita.

Guardò l'orologio e vide che era ancora molto presto, così decise di farsi forza e coprirsi per bene, giusto per vedere il cortile interno innevato di notte.

Erano esattamente le 4:32 di mattina e faceva molto freddo a Seul.
Camminò timidamente tra le stradine ed i giardinetti, senza allontanarsi molto dal suo palazzo.

Se sua madre lo avesse scoperto l'avrebbe ucciso, ma si era coperto bene, perciò era sicuro di non essere in pericolo.

Improvvisamente però il suo momento di pace venne interrotto dal rumore di un vetro che si infrangeva al suolo, per specificare, una bottiglia di soju.
Girandosi vide sempre lui, seduto su una panchina.

Ormai era abituato alla sua presenza, seppur ci avesse parlato sì e no una volta, e comunque gli pareva di conoscerlo da una vita.
Si sedette accanto a lui ed alzò lo sguardo per osservarlo per bene.
Lui fece lo stesso, ed i loro sguardi si incrociarono.

In quel momento non vide solo due occhi sottili, taglienti e neri come l'ossidiana, ma vide anche i grossi segni scuri sotto i suoi occhi, e gli sembrò anche di notare, alla luce dei lampioni, quanto arrossati fossero.

In quel momento gli sarebbe piaciuto abbracciarlo, ma si trattenne e si limitò a posargli una mano sulla spalla ossuta.
Toccandolo una scossa gli percosse tutta la colonna vertebrale, ma tenne comunque la mano posata su di lui.

《Come stai?》sussurrò da dietro la mascherina, neanche del tutto convinto che il ragazzo dai capelli verdi lo avesse sentito.
《Da schifo.》

Jimin rimase per qualche istante sbalordito sia dalla sua voce dall'accento particolare che dal fatto che gli avesse risposto, ma poi si ricompose e levò la mano dalla spalla dell'altro.

《Capisc...-》
《No, tu non capisci un cazzo! Sei identico a tutti gli altri che dicono tanto queste parole e poi la cosa più brutta che gli sia mai capitata è stata la morte del pesce rosso!》sbottò, facendo parlare l'alcool al posto suo.

Jimin, pur sapendo che l'altro fosse totalmente ubriaco ci rimase comunque male. Non era vera una parola di quello che aveva detto, e lui lo sapeva, ma si sentiva così debole in sua presenza da non riuscire a contrabbattere.

Il ragazzo spostò lo sgurdo verso il cielo, visibile tra i rami di un albero di quel piccolo giardinetto ed incominciò a ridere.
Rise per circa cinque minuti, ma poi quella risata cominciò a spaventare Jimin da tanto straziante che era.
Si spostò leggermente, stringendosi di più nel suo cappotto.
L'altro cominciò a dondolare i piedi, alzando lievemente la neve ogni volta che tornavano indietro.

Restarono per un bel pò così, fino a quando il ragazzo dai capelli color menta non si alzò, per poi volgersi verso di lui e fare un mezzo inchino.
《Grazie per essere rimasto anche se non te ne fregava un cazzo di me, mi hai quasi fatto sentire umano.
E detto questo se ne andò barcollante verso il suo palazzo, lasciando uno sconcertato Jimin alle sue spalle.

Era così stupito da lui...pensava che fosse una persona tranquilla, ma evidentemente aveva errato.

Non provò a corrergli dietro, ma tornò lentamente nel suo palazzo, per poi sistemarsi tranquillamente sotto le coperte, in modo da far credere a sua madre che avesse dormito fino a quell'ora, quando sarebbe tornata a casa.
Uno dei suoi gatti gli saltò miagolando sullo stomaco e Jimin lo strinse forte a , perso completamente nei suoi pensieri.

-★

9:25Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora