"Amore nel Giardino Imperiale"

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Alex Zabel aveva ormai preso il controllo del calcio dettando con la sua smania di potere gli Imperiali, ormai abituati alla sua dittatura crudele, ma anche al senso di protezione che trasmetteva loro al contempo stesso.

Axel era divenuto fuori controllo, dapprima appropriandosi di un isola dove allenare senza sosta né pietà quei giovani ragazzi, per poi trovare piacere nell'abusare di loro.

Il Quinto Settore era un organizzazione che affondava le sue radici nella malasanità, nella scorrettezza, che ramificava il suo potere in atti impuri e illegali.

Il signor Zabel poco a poco diede sempre meno importanza al reale motivo per il quale quella struttura esisteva, quasi stava dimenticando il gioco del calcio, assorbito dal piacere di avere così tante prede che pendevano dalle sue labbra.

Li chiamava imperiali, ma erano i suoi giocattoli, i giocattoli perversi di una cosa molto più grande del calcio, inimmaginabile apparentemente.

Nessuno avrebbe mai creduto a queste cose guardando il Giardino Imperiale.

Certo, i ragazzini venivano sfruttati durante gli allenamenti, quasi si sradicava la loro giovinezza, facendoli crescere e facendoli abituare troppo presto ad un mondo crudele.

Ovviamente era sbagliato tutto questo, andare oltre ai limiti fisici solo per la vittoria, una misera vittoria che non avrebbe di certo migliorato le cose.

Le avrebbe solo peggiorate, dando ancora più potere al Grande Imperatore, e costringendo ancora più duramente quei ragazzi attraverso allenamenti oltremodo distruttivi.

Era anche piuttosto discriminatorio, dato che i deboli venivano schiacciati e ignorati dal peso dei più forti, rifiutati alle "cure" di Alex Zabel.

Ma mai nessuno avrebbe potuto pensare quanto in realtà era malata l'organizzazione, quanto il loro capo era terribile.

Ogni sera Austin, il quasi marito dell'imperatore, vedeva passare dalla porta della loro stanza matrimoniale sempre più ragazzi, alcuni ne uscivano feriti nell'animo, altri con un espressione a dir poco turbata, mentre addirittura qualcuno era felice.

Axel aveva promesso al moro che di lì a poco lo avrebbe sposato, che avrebbero vissuto una splendida vita insieme, e invece?

Il biondo lo tradiva senza ritegno con i propri allievi, ogni maledettissima sera e ogni notte il povero Austin doveva sorbirsi le urla e i gemiti del proprio fidanzato insieme a quelle di un ragazzo, ogni volta differente.

La notte non chiudeva occhio, semplicemente si stendeva su un fianco e piangeva, piangeva tutta la notte in silenzio, soffocando i singhiozzi affinché lui non lo sentisse.

Il moro non ne poteva più, ad ogni ragazzo che intravvedeva gli scricchiolava il cuore dal dolore e dal dubbio ormai certo che tutti nel Giardino Imperiale erano stati costretti a fare certe cose con Axel.

Non solo per il fatto che il fidanzato sembrava averlo dimenticato, annebbiato dall'euforia di avere in pugno praticamente tutti, ma anche per quei poveri ragazzi, ormai traumatizzati.

Uno in particolare aveva attirato la sua attenzione quel pomeriggio d'estate.

Austin stava alla finestra di camera sua, intento a dimenticare i tradimenti che Axel commetteva.

La cosa peggiore era che non aveva nemmeno la briga di fare piano, di dirglielo di persona o anche di rompere i rapporti, per quanto doloroso poteva essere almeno avrebbe avuto la certezza che non provava più bulla per lui.

Invece il biondo gli sbatteva in faccia la verità, continuando ad abusare degli imperiali.

Aveva dovuto intuirlo da solo, in una notte tutti i dubbi che lo attanagliavano da tempo presero forma, divennero concreti non appena le urla si espansero tra le pareti della stanza.

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