"Cuore paralizzato"

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* Sebbene lievemente, Victor e Vladimir si ameranno. Come al solito se non approvate potete non leggere ^^

Un tonfo sordo lacerò il silenzio di quella notte, come ormai succedeva da più di un mese a casa Blade.

La figura di Victor si sedette sul letto con uno slancio in preda al panico e al terrore, cacciando un urlo da far paura.

Di nuovo quell'incubo, di nuovo si portava i palmi delle mani sugli occhi sussultando spaventato.

Di nuovo quelle vivide immagini, quei rumori agghiaccianti quanto reali.

L'immagine del ramo che si spezzava, lui che cadeva nel vuoto, la sensazione calda di un corpo sotto di lui, i lamenti strazianti di Vladimir, le lacrime che annebbiavano gli occhi di tutti e il cigolio delle ruote di una sedia a rotelle.

Quei rumori, quei ricordi spettrali avevano sparso i loro tentacoli nella mente del ragazzo e non lo lasciavano dormire, mangiare e tantomeno vivere la propria vita.

Non ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva fatto un pranzo che potesse essere definito tale, da tempo non si nutriva decentemente a causa del senso di colpa che gli provocava danni non indifferenti, sia fisici che mentali.

A causa dell'angoscia Victor aveva collezionato un gran numero di notti in bianco, dapprima gli incubi che lo tormentavano, e dopo il pianto, che inesorabile riecheggiava nella casa vuota.

Era solo, completamente solo.

I genitori erano miracolosamente riusciti a trovare un posto di lavoro più redditizio per poter pagare le spese per l'operazione di Vladimir, che era poi finita rovinosamente.

Nonostante tutto però i genitori non potevano permettersi di perdere il lavoro, per questo non avevano tempo da dedicare al minore, che si sentì ancora più in causa per l'accaduto.

E pensare che ce l'aveva messa davvero tutta, che aveva dato anima e corpo per il fratello, perché tornassero insieme a giocare a calcio, a ridere e scherzare uniti da un amore più grande di loro.

Si era unito al Quinto Settore, aveva subito le angherie di Axel, tutti i discorsi positivi di Arion, si era fatto degli amici, e per cosa alla fine?

Per una tragedia del quale lui era il protagonista, del quale lui aveva le piene responsabilità.

Era stato tutto inutile alla fine, sia il calcio che la lotta contro quello sport corrotto.

Grazie a quelle esperienze aveva instaurato una specie di umanità, aveva smantellato la barriera che si era posto davanti ed era diventato più socievole, più gentile.

Ma per cosa alla fine?

Era ben consapevole che le gambe di Vlad non sarebbero mai tornate quelle di otto anni prima, mai totalmente sane come quelle di una persona normale, ma sperava che con l'ausilio del tempo avrebbero potuto rammentare i tempi felici.

Si credeva una persona migliore in quel periodo, anche perché prima trattava tutto con astio e menefreghismo, ma dopo l'operazione fallita del fratello Victor aveva ricominciato a isolarsi.

Arion lo chiamava ogni giorno per assicurarsi che stesse bene, ma questi non rispondeva mai al cellulare, non incontrava più quasi nessuno, usciva a stento per visitare il fratello.

Era diventato ancora più schivo, più solitario, barricato in casa per evitare gli sguardi indiscreti di tutti.

Il ragazzo si asciugò le lacrime con la manica del pigiama, cercando di dimenticare i problemi del passato.

Victor non riusciva a resistere ancora in quello stato, gli mancavano le coccole del fratello, le sue carezze e le sue parole di conforto.

I pomeriggi passati a giocare a calcio, a confidarsi i segreti, le notti insieme a coccolarsi e a darsi bacetti sul viso.

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