Kyouten- Il mio angelo- "Ambientarsi"

247 10 33
                                    

Victor:

Arion mi apre contento la porta di casa, con un largo sorriso a decorargli il volto mentre mi parla tutto emozionato, sono già poche ore che lo conosco e già mi sono reso conto che è l'agitazione fatta persona, persino sui sedili della macchina non sta mai fermo.

Oggi siamo solo io e lui a quanto mi risulta, Mark e Silvia sono dovuti correre al lavoro a causa di un incidente, e hanno chiesto a me di occuparmi del castano.

La casa di Arion è abbastanza piccola, ma molto accogliente e calorosa, già so che si tratta di una famiglia allegra e spensierata senza gravi problemi, sul salotto spicca un divanetto celeste, arredata in modo semplice ma molto amorevole, Arion è già corso in cucina.

Sembra che la mia presenza non gli faccia alcun effetto, si comporta in modo naturale quasi non facendo caso a me immobilizzato sul pianerottolo a guardarmi intorno sorpreso.

Mi muovo lentamente, con la bocca socchiusa, come se quella casa fosse un incantesimo pronto a infrangersi, un sogno in bilico tra la realtà e la finzione.

Come dire, è quasi troppo bello per essere vero, dopo tanti anni passati immerso nel dolore e nella depressione ora mi si offre quell'occasione d'oro, quella famiglia perfetta, un fratellino incantevole, dolce e allegro capace di contagiare chiunque con la sua energia.

Mi sembra quasi impossibile, ma toccando il soffice divano celeste che spicca in salotto constato che quella è la realtà, non una delle mie fantasie illusorie per sfuggire ai maltrattamenti delle domestiche e al tormento della morte di mio fratello.

Mi frugo nelle tasche dei jeans e tiro fuori la foto che nascondevo di mio fratello ed io da piccoli, e gli faccio vedere la casa, girando con lui fra le mani stando attento che Arion non mi veda.

"Guarda Vlad adesso abitiamo qui!" gli dico mentre mi brillano gli occhi per la commozione, si fanno umidi di pianto ma lo ricaccio indietro quando vedo la figura del castano sbracciarsi dalla cucina.

"Vic ho cucinato io, dimmi se ti piace!" esclama mentre uno strano odore si leva dalla stanza, ho un bruttissimo presentimento...

"Ma che hai cucinato?" mi viene spontaneo chiedere mentre lui tutto contento riempie i piatti di un cibo che non saprei definire, tanto meno il profumo acre che prende spazio nelle mie narici.

"Ehm..." lui arrossisce e si gratta la nuca imbarazzato e confuso, intuisco con delusione che avrà mischiato degli ingredienti a caso senza neanche farci caso, mi dà proprio l'idea di un incapace in cucina.

"Dovrebbe essere pasta" mormora con due grandi paia di occhi supplicanti "assaggiala e dimmi cosa ne pensi ti prego!" conclude quasi come se stesse pregando il mio aiuto.

Non ce la faccio a dire di no al faccino che ha messo su, sembra sull'orlo di lacrimare e io non posso vederlo piangere fin da subito, così mi faccio coraggio, ne prendo una forchettata e la metto in bocca tutta d'un fiato quasi come per evitarne il sapore, quasi sicuramente pessimo.

Dopo aver masticato mi rendo conto che non è così male, insomma, diciamo che è immangiabile e che se non mi facesse tanta tenerezza l'avrei già sputata.

Ingoio a fatica e gli faccio un debole sorriso, per fargli capire che era buona, e vengo ripagato degli sforzi perché lui si illumina mentre i suoi occhi celesti brillano di gioia, mi si avvicina e mi dà un abbraccio veloce, sbrigativo, per non darmi troppo fastidio.

Lui non sa quanto bello è stato, anche solo per quella frazione di secondo, poter riavere un contatto umano affettuoso, amorevole, e non occhiatacce e carezze piene di pietà delle quali sono stato sempre riempito.

Inazuma One-shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora