"Pomeriggio piovoso"

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Axel percorse il vetro umido del finestrino con le dita delineando strani arabeschi sovrapposti ai rami di pesco che riusciva a intravvedere nella nebbia di quel pomeriggio di novembre.

Non sapeva esattamente che cosa lo avesse portato a casa dell'albino, e nemmeno cos'era quella forza, quel peso che gravitava sul suo petto con prepotenza.

Presto avrebbe detto addio al Giappone, alla sua casa,per andare a studiare in Germania costretto dal padre.

L'unica persona con la quale aveva accennato la cosa era Mark, suo migliore amico da sempre, e aveva tenuto all'oscuro gli altri per paura delle conseguenze.

Non era tanto Jude, o Austin che lo preoccupavano, il rasta avrebbe capito mentre il moro, ammetteva che sarebbe stato complicato staccarselo di dosso e dimenticarlo, ma lentamente avrebbe potuto non farci più caso.

Ovvio che gli sarebbero mancati, aveva già il magone al solo pensarlo, delle lacrime si creavano agli angoli dei suoi occhi con impressionante velocità quando si rendeva conto che non avrebbe più ricevuto gli abbracci del capitano, gli occhi dolci di Shawn.

Si lasciò andare all'illusione di avere ancora i capelli argentati di quest'ultimo accarezzargli il collo, gli sguardi languidi dati in mezzo al campo, le braccia di lui ancora incatenate alla vita nell'esultare un goal perfetto.

Quelle sensazioni lo cullarono, quasi si dimenticò del tempo e dello spazio abbandonandosi sul sedile dell'autobus socchiudendo gli occhi beato.

A destarlo da quella bolla di pace fu il cellulare, che vibrò con prepotenza per farlo tornare nel mondo reale.

Era proprio lui, il suo Shawn, che chiedeva di vederlo in ultima volta nonostante la scorsa volta che si erano incontrati avevano dato vita a un violento litigio spinti da da emozioni che nemmeno loro stessi sapevano riconoscere.

Il ricordo amaro della litigata si espanse nella sua gola ma sparì così com'era arrivato quando notò il messaggio dell'albino carico di cuori.

Significava per caso che si era tranquillizzato, che la sua rabbia si era cessata?

Per quanto potesse apparire tenero e gentile, e sì, anche vagamente femmineo, Shawn sapeva essere una vera belva quando si infuriava, proprio come un lupo.

Il biondo accettò senza riflettere, senza domandare nemmeno a che ora doveva presentarsi, solo premendo febbrile la tastiera, eccitato all'idea di vedere di nuovo l'amico, che non considerava ormai tale da tempo.

L'argentato si contorceva le mani in preda all'ansia riponendo il telefono sul tavolino del salotto, spegnendo la televisione e recandosi in cucina.


Nonostante sapeva dove i loro discorsi sarebbero andati a parare, non poté reprimere una certa ansia, una certa paura di dove potessero terminare con le parole e con i gesti.

Prese un vassoio lucido sul quale aveva riposto alcuni pasticcini, la maggior parte al cioccolato, che riservava per gli ospiti.

I tutori quel giorno non erano in casa, colti alla sprovvista da una chiamata di lavoro si erano precipitati in ufficio, sicuri che il minore fosse abbastanza responsabile da badare alla casa senza problemi.

Poco dopo sentì qualcuno suonare al campanello, e si precipitò ad aprire sicuro dell'identità di quella persona.

Eppure aveva scritto non meno di mezz'ora fa, possibile che fosse proprio Axel?

Era proprio lui, il biondo, completamente fradicio di pioggia, gli occhi neri che tanto amava arrossati e gonfi, le labbra turgide e screpolate da morsi che egli stesso si infliggeva.

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