26. Jungkook

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Non so cos'avesse Jimin qualche minuto fa, cosa gli stesse passando per la testa, ma qualunque cosa fosse ringrazio Iddio per avergliela fatta entrare nel cervello.

Mi infilo un paio di pantaloni della tuta puliti quando sento bussare alla porta. Anziché dire il solito 'avanti', vado direttamente ad aprire, ritrovandomi davanti un Jimin in maglietta e boxer.

Io: "Vuoi il bis? Di già?" chiedo ridacchiando.

J: "Noo... ti volevo chiedere un paio di pantaloni, non ho ancora portato qua i miei vestiti."

Io: "Ah, ci speravo..." dico mettendo su un finto broncio. "Beh, tieni" aggiungo porgendogli un paio di pantaloni neri.

J: "Grazie mille" risponde sorridendo e se li infila. Poi si gira e se ne va, ma prima che possa fare un altro passo lo richiamo.

Io: "Jimin, ti... ti va di parlare?"

J: "Okay... posso sedermi?"

Annuisco e poi mi butto sul letto fronteggiandolo. È arrivata l'ora della verità. Chissà se quello che vuole dirmi lui coincide con quello che voglio sentirmi dire io...

J: "Avanti, dimmi."

Io: "È appena successo qualcosa di serio tra di noi, e mi chiedevo cosa--

J: "Jungkook... ci siamo solo spinti oltre, ecco cosa è successo" risponde con nonchalance.

Cosa gli prende? Sembrava così normale due secondi fa e di colpo si è trasformato. Ho detto qualcosa? No, non posso aver detto niente, non ce n'è stato il tempo.

Io: "Jimin...? Ci siamo solo 'spinti oltre', seriamente? Solo questo?"

Jimin fa spallucce: "Sì..." dice distogliendo lo sguardo.

Sta mentendo, perché sta mentendo? Jimin, che mi nascondi? Non è da te fregartene così... che cosa stai facendo, mi chiedo?

Io: "Quindi noi due siamo solo andati oltre" dico.

J: "Esattamente" conferma lui.

Io: "E non c'è stato niente di più?"

J: "Niente di niente."

Io: "Ok, perfetto. È stato bello 'andare oltre', comunque" dico sorridendo e mimando le virgolette con le mani.

Jimin annuisce e poi dice: "Beh, io vado a finire di pitturare la mia stanza. A dopo". Si mette in piedi e cammina dritto fino ad uscire, chiudendo la porta dietro di sé, senza voltarsi indietro.

Sta palesemente mentendo, lui ha provato qualcosa, ma non so per quale motivo sta facendo l'indifferente. Non me la racconta per niente giusta.

Oppure sono io lo scemo che ci ha sperato, mentre lui davvero non ha provato niente. Forse sono io l'illuso, quello che è stato preso in giro.

Mi serve una doccia per smettere di pensare, per sciogliere la tensione che ho sulle spalle. Mi svesto e noto che la mia felpa si è macchiata di viola con la pittura, come immaginavo.

Vedendola bene, però, la macchia non è uscita male. Sembra una di quelle cose fatte apposta, per un motivo. E poi inizia a piacermi il significato che ha questa macchia. Insomma, se Jimin non mi avesse sbattuto contro il muro per baciarmi e... altro, non ci sarebbe mai stata.

Appendo la felpa fuori dall'armadio per farla asciugare per bene, raggruppo tutti i vestiti che avevo addosso e li butto nella cesta dei panni sporchi.

Entro in doccia, aspetto che l'acqua diventi bollente e appoggio fronte e palmi al muro.

Jimin, mi farai impazzire un giorno.
Più di quanto non lo sia già, per te.

"heaven in hiding" ~ (KookMin) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora